Articolo di Roberto Bianchi
Ciao Beatrice, è un piacere sentirti, vorrei fare un breve riassunto della tua vita e delle tue esperienze musicali, correggimi se sbaglio.
Sei nata a Torino da genitori siciliani, a sei anni ti sei trasferita ad Avola in provincia di Siracusa, dove hai vissuto fino a diciotto anni. Da ragazzina hai intrapreso lo studio del pianoforte e del canto jazz; da questa preparazione è nato il Beatrice Campisi Group, un quartetto che dal 2008 ha proposto brani d’autore, rivisitati in chiave jazz-folk. La tua formazione artistica si è ulteriormente arricchita con corsi specifici tra cui un campus per cantautori al C.E.T. di Mogol. Sei diplomata in Canto Lirico al Conservatorio Bellini di Catania. Attualmente abiti e lavori a Pavia, dove ti sei laureata in Filologia Classica all’Università degli Studi. Lungo le rive del Po hai consolidato una proficua collaborazione con validi musicisti locali che ti ha portato alla realizzazione de Il Gusto Dell’Ingiusto (Ultra Sound Records, 2017) il tuo primo lavoro solista.
Nel disco hanno suonato Antonio Marangolo al sassofono, Rino Garzia al basso e contrabbasso, Riccardo Maccabruni alle tastiere e alla chitarra acustica, Stefano Bertolotti alla batteria, Massimiliano Alloisio alla chitarra classica, Jono Manson alla chitarra elettrica, Alice Marini al violino, Jimmy Ragazzon all’armonica, Antonio Curedda alla fisarmonica, Marina Sartena al flauto, Adriano Cancro al violoncello e Alice Vecchio all’arpa. C’è poi il cameo di Claudio Lolli, voce narrante in Mondo Sintetico: collaborazioni di prestigio, una grande squadra!
Se quanto detto corrisponde a verità, posso cominciare con la prima domanda?
Un bel riassunto, assolutamente veritiero: direi che si può cominciare!
Torino, Siracusa, Pavia: dove ti senti veramente a casa?
Questo è difficile da dire, perché ho vissuto in molti luoghi, ho passato anche sei mesi in Belgio durante l’Erasmus. In ogni luogo mi sento un po’ a casa, ma non esiste un posto che sento veramente come casa mia: in Sicilia trovo la mia famiglia, la mia terra, il mare; a Pavia c’è la mia vita, quello che ho costruito. Devo però dire che fondamentalmente sono camaleontica, mi piace cambiare.
Cosa ti ha spinto verso gli studi classici, e verso la musica?
Mio padre, grande appassionato, mi ha permesso fin da quando ero nella pancia di mia madre di ascoltare tantissima musica: i cantautori italiani, tanto jazz, i Pink Floyd e molto altro. Lui organizzava concerti, e ho avuto la fortuna ascoltare, e conoscere, molti artisti. Questo mi ha formato professionalmente, è una delle ragioni per cui preferisco la dimensione live rispetto alle registrazioni in studio, penso di dare il meglio di me stessa sul palco.
Gli studi classici nascono dal mio interesse verso la letteratura italiana, e il successivo amore per il greco e il latino. Ho una propensione particolare per il passato, quando scrivo mi rendo conto che questo spazio temporale prevale su tutto il resto. Così è anche nel mio modo di vivere: elaboro il presente, non come un attimo specifico, ma come conseguenza di tutto quello che c’è stato prima, non solo per quanto riguarda esperienze da me vissute. Leggo Omero, ma lo ritrovo spesso in testi attuali, per questo mi rendo conto che tutto è legato a un filo conduttore, a una tradizione spesso rinnovata, ma con radici profonde. In questo modo si ridimensiona un po’ tutto; non dobbiamo prenderci meriti di presunte invenzioni, bensì essere consapevoli di quanto riusciamo ad assorbire, e poi elaborare, secondo il nostro punto di vista: così è nelle mie canzoni.
I dodici brani di Il Gusto Dell’Ingiusto portano la tua firma, fatta eccezione per Avò (musica di Riccardo Maccabruni). Come componi le tue canzoni? Crei prima le melodie o scrivi i testi e li rivesti di armonie?
Non c’è una regola precisa: spesso mi siedo al piano, che è lo strumento che ho studiato con maggiore serietà, e creo una melodia; in base alla cadenza provo in seguito ad elaborare una frase, che possa rivestire i suoni. Altre volte prendo spunto da concetti assorbiti esternamente: un racconto, un articolo, un’esperienza vissuta oppure un evento. In questo caso cerco di abbinare le parole con armonie che le possano contenere. È una magica alchimia!
C’è un messaggio preciso nei testi delle Tue canzoni; le storie raccontate focalizzano l’attenzione sulle sfaccettature e le scissioni dell’animo umano, si soffermano sul dualismo tra il bene e il male insito in ognuno di noi, puntano il dito verso il lato oscuro e sulle sofferenze interiori, ma lasciano trasparire un’ottimistica speranza, un grande spiraglio di luce: Qual è il tuo stato d’animo? Il tuo bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno?
Il mio bicchiere è mezzo vuoto, io sono nostalgica, ma sono anche carica di entusiasmo: ho una gran voglia di imparare, di migliorarmi, di fare un sacco di cose. Quando è uscito l’album già pensavo a quello che dovevo fare, a come promuoverlo, alle esibizioni dal vivo. Sono una persona riflessiva ma anche molto concreta, però percepisco la realtà in maniera molto malinconica, e quindi quell’effetto di speranza è la voglia di catarsi, un appiglio per riuscire a vedere le cose da un’altra prospettiva.
Ci sono elementi autobiografici nelle Tue composizioni?
Sì, è inevitabile, alcuni pezzi parlano chiaramente della mia vita, altri elementi sono frutto di immaginazione, ma molte storie sono state vissute in prima persona. Filo di Fumo è il racconto di un amore finito; Via Quieta è il ricordo delle giornate universitarie trascorse a Catania: tetti, paesaggi e tramonti sono stati fonte di grande ispirazione. Spesso scrivo e canto di storie ascoltate, comunque filtrate dalla mia percezione della realtà. Viale Della Libertà nasce da un racconto di un anziano, incontrato casualmente per strada, Avò e frutto di una dolorosa e toccante storia vera, accaduta a una persona a me cara.
Le note richiamano diversi generi musicali ma, secondo il mio parere, non siamo al cospetto di una celebrazione, bensì una sapiente miscela che confluisce in uno stile personale: pensi di aver realizzato un disco che mette in luce il tuo temperamento, le tue ambizioni, le tue caratteristiche?
Penso di sì, credo che questo lavoro mi rappresenti in maniera quasi totale. Ho sempre dato molta importanza alla musica, mi piace sperimentare, sentire le idee degli altri, ascoltarle, suonarle e viverle. Ho dato grande spazio anche ai musicisti che hanno suonato con me, con la mia supervisione e quella di Jono Manson, che è il produttore del disco. Gli accordi dei pezzi li ho scritti io, e avevo un’idea in testa sui risultati finali, ma è chiaro che in fase di registrazione nascono suggestioni differenti, sfaccettature impensate; è il caso del clavicembalo inserito in Via Quieta grazie a un suggerimento di Rino Garzia, la scelta ci ha portati a una sonorità diversa, inaspettata. Devo dire che abbiamo lavorato con discreta calma, il budget a disposizione ci ha permesso di inserire diversi musicisti e strumenti inusuali. Non credo che sia una celebrazione ma una sintesi di quello che fino a oggi ho ascoltato, assorbito, ed elaborato secondo il mio modo di fare musica; oltre che un’autrice mi sento anche musicista e cerco di dare un’impronta musicale che mi possa rappresentare. È il mio modo di proporre le suggestioni che mi sono arrivate negli anni a livello musicale.
Come dicevo ho percepito diverse influenze nelle strutture musicali, c’è però un brano che mi ha sorpreso particolarmente. Mondo Sintetico ci riporta alla musica progressive italiana degli anni ’70: flauto, giro di basso incalzante, organo Hammond in grande evidenza e la tua bella voce. Chi, o cosa, ha influenzato questa scelta?
Mondo Sintetico ha una storia molto particolare, l’ho composta creando al pianoforte accordi stranissimi e definendo il testo, era chiara la struttura ma mancava qualcosa. In sala incisione abbiamo inserito varie linee di basso fino a quando è nata l’idea di provare un marcato giro di Do, un loop che ci ha letteralmente ipnotizzato, che ha dato una convincente caratterista al pezzo; da li è stato semplice e spontaneo aggiungere tutti gli altri strumenti e le voci.
Una Curiosità: Il video di I Contorni Dei Ricordi presente su Youtube è differente rispetto al brano del disco, più ritmato e con altri musicisti. Come mai?
Ho scritto il pezzo immaginandolo come la versione del disco; quando è uscito il video su youtube, di fatto inedito e non acquistabile, l’ho concepito come un modo di farmi conoscere, un’esperienza, una forma di pubblicità in attesa del cd. L’arrangiamento finale più lento, con le congas di sottofondo e con un ritmo più morbido è più vicino a quello che avrei voluto rappresentare. La versione primordiale è forse più adatta al video, un modo di proporre un altro aspetto di me!
Luna Lunedda è un brano folk con una carica incredibile, mi ricorda le sonorità create da Massimo Bubola e Fabrizio De Andrè durante il periodo Sardo. Faresti un disco completamente in dialetto?
Assolutamente sì, sono molto legata alla tradizione Siciliana. In prospettiva vedo la pubblicazione di un cd in dialetto, non per forza solo in siciliano ma con canzoni in vari dialetti. Inserirei il dialetto napoletano e il sardo, che reputo bellissimo e molto musicale. Sono legatissima alle radici del Sud, quando canto in dialetto mi sento me stessa, esce la carica ancestrale della mia terra.
Parlami della collaborazione con Jono Manson
Jono, durante i quindici giorni di registrazione negli studi di Belgioioso, è rimasto sempre con noi, dalla mattina alla sera. Penso che senza di lui sarei impazzita, perché a un certo punto perdi la concezione della realtà, non riesci più a distinguere quello che è bello da quello che non ti piace o che dovresti tecnicamente rifare. Lui ha fornito prova di una professionalità elevatissima, sa’ come registrare qualsiasi strumento, prevede risultati finali e applica gli eventuali aggiustamenti. In fase di registrazione ha partecipato ad alcuni cori, suonato la chitarra elettrica, eseguito controcanti ed è stato di grande aiuto nelle armonizzazioni. La masterizzazione del disco l’ha poi completata nei suoi studi di Santa Fe. Cosa aggiungere? È stato assolutamente disponibile e indispensabile, basti dire che è tornato quando abbiamo presentato il cd a Spazio Musica di Pavia per suonare con noi. Semplicemente stupendo, ha fatto un lavoro di qualità, e di cuore.
Sei mai stata attratta dallo show business commerciale tipo Sanremo o X-Factor?
Il concetto di talent in realtà no! Non riesco a concepirmi mentre canto dei brani imposti, m’infastidisce l’idea di interpretare delle cose che non mi appartengono, non mi rappresentano. Non rifiuto l’idea di cantare una cover, la posso inserire in un mio live, ma arrangiata a mio modo e, soprattutto, scelta da me, inerente al mio repertorio, qualcosa che mi emozioni e coinvolga. Per quanto riguarda Sanremo non snaturerei la mia vena artistica per partecipare, ma se un mio brano fosse scelto sarei sicuramente disponibile.
Che musica ascolti in questo periodo?
Ho ascoltato con interesse il primo disco di Ricky Maccabruni, che mi piace molto, poi ho rispolverato i Queen e Pink Floyd, in questo momento ascolto prevalentemente musica internazionale. A proposito dei Pink Floyd l’11 luglio andrò al concerto di Roger Waters a Lucca e voglio presentarmi preparata.
Qual è Il disco che Ti ha lasciato un segno indelebile?
(Risposta immediata e sicura) Non Al Denaro, Non All’Amore né al Cielo di Fabrizio De Andrè
Sei pronta per la tournee?
Ci stiamo organizzando, è una realtà in divenire, qualche data è stata già programmata, anche se non è facile trovare spazi disponibili per proporre musica dal vivo, in particolar modo con brani inediti. La formazione prevista è un quartetto con Ricky Maccabruni, Rino Garzia e Stefano Bertolotti; stiamo definendo un accordo con una società di produzione e nutriamo la speranza di partecipare a eventi e festival di qualità.
Grazie per la disponibilità, sei stata esaudente e gentilissima. Spero di ascoltarti presto dal vivo e rinnovo i miei complimenti per l’ottimo lavoro.
Grazie a Te per l’interesse dimostrato, Ti aggiornerò sicuramente sulle prossime date e Ti auguro una buona serata.
Il Disco
Il Gusto dell’Ingiusto, titolo liberamente tratto da “Le Confessioni” di Sant’Agostino, è stato pubblicato alla fine dello scorso anno. Dodici brani di pregevole fattura con richiami a diversi generi musicali: blues, swing, canzone d’autore, musica popolare e sperimentazione. I musicisti impegnati sono di elevato livello, così come la voce di Beatrice: il risultato finale è molto valido, sopra la media. I testi mettono in risalto le complesse sfaccettature dell’animo umano, descritte con liriche immediate e ben costruite. Vorrei aggiungere che la sapiente produzione di Jono Manson ha dato un significativo valore aggiunto a un prodotto fondato su radici solide.
La varietà dei suoni innalza l’interesse durante l’ascolto di tutti i brani, difficile identificare momenti di stanca. Per gusti personali segnalo l’iniziale Avò, caratterizzata da una riuscita struttura musicale e da un testo toccante; la fresca I Contorni Dei Ricordi, abbellita dall’incisivo saxofono di Antonio Marangolo; la splendida ballata Filo Di Fumo, impreziosita dal violino di Alice Marini; l’ipnotica Mondo Sintetico e la folkloristica Luna Lunedda. Brava Beatrice!
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