R E C E N S I O N E


Articolo di Antonio Sebastianelli

“Questa è la semina/del turbine”(“Repeating Night”)

Algiers. Algeri. Il simbolo della lotta al colonialismo, un luogo dove si fondono razzismo, violenza, religione e resistenza” secondo le parole della band. Nati a Londra nel 2012 e formati da tre ragazzi di Atlanta a cui poi si è poi unito l’ex Bloc Party Simon Tong; titolari di due album che hanno saputo definire un suono unico e originale ma anche figlio di un’urgenza espressiva e “politica” che non lascia spazio al cazzeggio o fraintendimenti. Non è semplice raccontare al neofita la musica del quartetto, potremmo cavarcela citando nomi tra i più disparati (Malcom X, l’attivista Angela Davis, le Black Panthers, i singulti soul di tipi come Marvin Gaye e Wilson Pickett, la lezione del Post Punk Inglese, le derive elettroniche e rumoriste dai Depeche Mode in giù, gli Stooges egli MC5) o in nostro aiuto potrebbe venire la splendida definizione di Blake Butler che descrive il cantante come “il figlio sintetico di Marvin Gaye e Fever Ray” e in riferimento all’ultimo lavoro parla di “Soul distopico”.


Sono e restano uno dei frutti più succosi degli anni ‘10 e si affacciano già da protagonisti agli albori di questo nuovo decennio con un disco che conferma il valore dei primi Lp e rilancia la sfida per il nuovo decennio.
Giunti al terzo giro di boa si preferisce rallentare i ritmi e il livido urlo di protesta si trasforma in certi frangenti in un lamento che non perde però in incisività e lucidità. Si parte in sordina con il canto gospel volutamente sommesso che si irrobustisce nel prosieguo di There Is No Year, accompagnato da un incessante pattern elettronico. (“Now it’s two minutes to midnight/And they’re building houses of cards/It will spiral out untiltheday we allfall/While the enemy’s all around us/And he slowly tears us apart”).
Dispossession, il primo singolo è anche una delle vette dell’album; in un mondo migliore avrebbe fatto sfracelli in classifica grazie a una capacità rara nell’unire passato e futuro, oltre a un notevole appeal melodico. Capace di mediare l’America dei tardi ’60 a istanze più moderne. Figlio del soul come di certo hip pop, sin dai primi secondi è capace di imprimersi nella memoria dell’ascoltatore e resistere a lungo.

Dove il primo album bruciava anima e corpo sull’altare di una secca urgenza emotiva qui il fuoco divampa solo a tratti e si consuma più lentamente. Un esempio concreto è Losing Is Yours, fatta di nulla. Un fremito di percussioni, gocce di piano; un battito del cuore che procede lento ma sicuro attraverso la notte e l’afflato soul di Franklin James Fisher che si agita sullo sfondo. Wait For The Sound segue musicalmente un copione simile e mischia visioni di strade in fiamme a impossibili redenzioni. Hour of the Furnaces, metronomica, precisa, si snoda tra detriti NiN (era The Fragile circa) per poi dispiegarsi in una cantilena Vodoo attorno a lingue di fuoco (“We all dance into the fire”).
E la memoria corre non a caso al film argentino omonimo del 1968, documentario definito come “il paradigma del cinema attivista rivoluzionario”. Repeating Night è un salmo notturno impreziosito dalle liquide fragranze della sei corde di Lee Tesche. Superlativa interpretazione di Fisher che per Chaka si trasforma in una mutazione molto anni ’20 di Michael Jackson tra sentori di primi Depeche Mode. Improvviso un sax si infila malevolo tra le trame della canzone mentre il testo recita parole terribili (“It’s too late to change your tune man/The consequence will reach you past the grave”). Dopo lo spiritual confessionale tra lande ghiacciate di Nothing Bloomed a chiudere le danze arriva Void, scheggia punk che deflagra violenta sui titoli di coda,mentre nella mente si affaccia l’idea che il primo grande album del decennio sia già con noi. Il futuro della musica passa (anche) da qui.

Tracklist:
01. There Is No Year
02. Dispossession
03. Hour Of The Furnaces
04. Losing Is Ours
05. Unoccupied
06. Chaka
07. Wait For The Sound
08. Repeating Night
09. We Can’t Be Found
10. Nothing Bloomed
11. Void