R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Devo ammettere di non avere grande passione per la teosofia e per l’antroposofia sua derivata e questo potrebbe sembrare ininfluente quando si deve scrivere qualcosa su un lavoro musicale che potremmo etichettare come “jazz” (sempre che abbia ancora un senso etichettare generi musicali, cose o persone). Invece l’antroposofia in questo caso c’entra poiché Antroposophie è il titolo dell’ultimo, magnifico lavoro di Johnny Lapio, appena uscito per l’etichetta inglese DDE Records. Nella fattispecie l’elaborazione musicale di Lapio prende spunto proprio dall’opera di un grande studioso di teosofia (e teosofo lui stesso), ovvero Rudolph Steiner, autore di una delle tante teorie degli elementi. Ma non è di teosofia che devo scrivere, ma di musica, poiché teosofia o non teosofia, la musica di Johnny Lapio e del suo Arcote Project, collettivo musicale torinese fondato nel 2009, è molto di più che una teoria antroposofica, è emozione palpabile, ricerca raffinata, eccellente materia sonora.

Johnny Lapio (composizione, direzione, tromba e voce), Francesco Partipilo (sax contralto), Emanuele Francesconi (pianoforte), Fabrizio Fiore (batteria) e Michele Anelli (contrabbasso), buttano lì, con una certa nonchalance una “sapienza” musicale di tutto rispetto e che, a mio modo di vedere, non necessita affatto di stampelle “teoriche”, come il pensiero, assai discutibile, di Rudolph Steiner. Se siete pronti per passare attraverso questo tunnel delle meraviglie, possiamo partire con la prima traccia, Antroposophie Part 1 che si apre con il suono caldo e avvolgente della tromba di Lapio che introduce il pianoforte, il sax, la batteria e il contrabbasso, attraverso un labirinto di occasioni musicali fatte di tentate armonie, fughe in avanti, pentimenti, ritorni, disarmonie, ritmi, rumori e quasi-rumori, “improvvisi” e lampi che sembrano in continuazione volerci portare verso un “altrove musicale” popolato di echi e ricordi di ritmi già conosciuti, fatti risuonare e lasciati morire per farne rinascere di nuovi. Anche Antroposophie Part 2 è la prosecuzione di un viaggio in un universo sonoro indefinibile ed indefinito. Non sorprenderà certo né il lettore, né l’ascoltatore più attento, che sarà così anche per Antroposophie Part 3 e per tutti i brani del lavoro. Nella quarta traccia però il jazz, inteso nella sua concezione più classica, sembra riapparire quasi come una citazione colta, punteggiata anche dal supporto discreto e quasi impalpabile della voce di Johnny Lapio, all’interno di un discorso musicale giocato tutto sulla ricerca più estrema ed inclusiva di strabilianti sonorità. Ancora la voce di Johnny, nella parte iniziale della Part 5, quasi recitante, sofferente e sussurrante di grandissima suggestione nel suo bisbigliare “suoni misteriosi di popoli sconosciuti”, per parafrasare il titolo di una famosa mostra di Bruno Munari, che ben presto si trasforma in un lamento forte e carico di senso. Antroposophie Part 6 chiude il disco con l’algida e rigorosa sequenza del contrabbasso di Michele Anelli e la ripetizione continua del pianoforte di Emanuele Francesconi, sui quali la tromba di Johnny Lapio e il sax di Francesco Partipilo intessono un incantevole ricamo sonoro dai toni pacati, profondi, stavo per scrivere “antroposofici”, con quell’improvviso urlo, quasi scimmiesco, della tromba di Lapio che scuote la parte finale del pezzo, che senza esagerazione alcuna, potremmo definire da brivido. Se le teorie antroposofiche non mi hanno mai convinto troppo, la musica di questo magnifico ensemble e le composizioni di Johnny Lapio, oltre che convincenti, sono di grandissimo fascino.

Tracklist:
01. Antroposophie Part 1
02. Antroposophie Part 2
03. Antroposophie Part 3
04. Antroposophie Part 4
05. Antroposophie Part 5
06. Antroposophie Part 6