R E C E N S I O N E
Recensione di Andrea Notarangelo
I Failure sono un trio anomalo. Nati a inizio anni ’90, in piena era grunge, sono riusciti a sin da subito a prendere le distanze da sonorità, ormai considerate mainstream, e da pseudo scene utilizzate dalla critica che cercava a tutti i costi di catalogare e collocare qualsiasi progetto musicale. Prova ne è il fatto che la band ha forse più contatti con il noise e la rumoristica (per il sapiente utilizzo degli effetti), rispetto al grunge imperante. Ken Andrews e Greg Edwards (più tardi coadiuvati dal batterista Kellii Scott), trovarono invece una via personale e sperimentale. Avendo già le idee chiare sulla forma da dare alla loro sostanza, dopo l’esordio Comfort del 1992, archiviarono l’esperienza in studio avuta con il mitico produttore Albini, per scommettere su sé stessi. Con Magnified del 94, posero le basi per quel Fantastic Planet che, due anni dopo, avrebbero mostrato i Failure per quello che sono: una formazione unica ed esplosiva nel suo genere. Ma la Musica (quella con la “M” maiuscola), tende a dar ragione ai posteri ed è così che la “lezione Failure”, venne accolta e sviluppata dalle generazioni a venire, lasciando i veri padri fondatori un po’ in sordina. Dopo vari progetti interessanti e più o meno solisti (tra i quali non si può fare a meno di ricordare gli Autolux di Greg Edwards), la band tornò in tutto il suo splendore e riprese là dove si era fermata.

Questo nuovo Wild Type Droid è un’ulteriore conferma della grandezza del trio, che sa creare interessanti scenari sci-fi senza l’utilizzo di spettacolari effetti speciali (come quelli dei film di Star Wars, per intenderci), e senza mai abbandonare gli stilemi classici rock composti dal classico trittico chitarra, basso e batteria. Ed è così che Water with Hands, la traccia di apertura, si sviluppa su un ritmo serrato e presenta una coda che a tratti ricorda Exercise One dei Joy Division. Ma è solo una sensazione. Headstand ci accoglie con un riff tanto oscuro quanto affascinante. La traccia, è sicuramente una delle più belle e più riuscite di questo disco e chiudendo gli occhi non si può non farsi travolgere e sentirsi catapultati in una nuova dimensione. Le voci giocano un ruolo fondamentale nell’economia della loro proposta musicale. Cangianti, urlate, sussurrate o capricciose, assecondano gli umori degli strumenti e completano ogni traccia. Submarines, come una macchina del tempo, riporta l’ascoltatore agli anni ’90, a quell’alternative rock fatto di melodie orecchiabili che flirtano col metal e cantato appassionato e disarmante. Anche con tutto l’impegno, non credo siano in grado di scrivere una brutta canzone ed è per motivi come questo, che ci si chiede come mai la band sia rimasta sempre relegata ad “oggetto misterioso”. Bring Back the Sound e Mercury Mouth, segnano un ulteriore cambio di mood, più rilassato e più vicino a lidi Foo Fighters, in tracce nelle quali l’atmosfera si accende poco alla volta, culminando in un finale robusto e ricco di effetti speciali, come capita quando un oggetto volante non identificato decide di mostrarsi sopra i nostri cieli. Nella parte finale del disco la band riserva un piccolo capolavoro. Long Division è infatti una canzone perfetta, una di quelle adatte ad essere ascoltate all’inizio di una giornata particolarmente impegnativa, ma anche al termine della stessa, riflettendo sul fatto che il giorno seguente nuove sfide sono pronte ad attenderci. La lunga divisione del titolo, fa riferimento a ciò che ci accomuna e ci divide, alle distanze tra le persone e all’inevitabile condizione umana, fatta di montagne russe dove un po’ sali e un po’ scendi (One day a prince and the next day a vagabond. I flip a coin into the wishing well. This one’s for you. There was hope once for us both as our long division grows / Un giorno sei un principe e il giorno seguente un vagabondo. Lancio una moneta nel pozzo dei desideri. Questo è per te. C’era speranza una volta per entrambi, man mano che la nostra lunga divisione cresce.).
I Failure non necessitano di giustizia, non hanno bisogno di essere considerati una grande band. I Failure sono una grande band e questo nuovo Wild Type Droid è qui per ribadirlo una volta di più.
Tracklist:
01. Water with Hands
02. Headstand
03. A Lifetime of Joy
04. Submarines
05. Bring Back the Sound
06. Mercury Mouth
07. Undecided
08. Long Division
09. Bad Translation
10. Half Moon
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