R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Il progetto Griot Jazz nasce in maniera curiosa e quasi occasionale durante la residenza per l’allestimento dell’opera musicale Le Vol Du Boli al Teatro di Chatelet di Parigi, in cui sono coinvolti tre musicisti maliani (del Mali), Baba Sissoko (voce, ngoni, tama) e Lansiné Kouyaté (balafon), già noti in Europa (il primo vive in Italia, il secondo in Francia) ed il più giovane tra loro Madou Sidiki Diabate (kora), che risiede ancora in Mali. I tre per un certo periodo suonano sempre assieme, tutti i giorni, sia prime delle prove che durante le pause dello spettacolo, e dopo un mese Baba Sissoko ha già scritto abbastanza materiale da sentire l’esigenza di registrarlo prima che ciascuno torni alla propria casa. Lansiné, che vive a Parigi, prenota quindi lo studio di registrazione di un amico musicista francese, il tastierista Jean-Philippe Rykiel, classe 1961, cieco dalla nascita, che ascoltandoli provare, sente il desiderio di sedersi al piano e suonare con loro. Le sue tastiere sembrano integrarsi alla perfezione con la musica del trio, tanto che gli viene chiesto di aggiungersi al gruppo. La grande libertà mostrata nell’interpretare la musica africana, le tastiere creative di Rykiel, così come il grande spazio lasciato all’improvvisazione, sembrano avvicinare molto la musica del Mali al jazz, e non è un caso che il brano che dà il titolo all’album Griot Jazz, sia forse il più riuscito esempio di questa brillante fusione. Seppur nato fortuitamente, il progetto e il disco non sembrano così casuali.

L’album è stato registrato ai Jean-Philippe Rykiel Studio il 20 settembre 2020 a Parigi e mixato e masterizzato ai Kaya Studio di Quattromiglia (Cosenza) nell’aprile del 2021 da Francesco Malizia. Jean Philippe Rykiel è pianista, arrangiatore e produttore ed ha collaborato in precedenza con Jon Hassell, Leonard Cohen ma soprattutto con Salif Keita e Youssou N’Dour, con cui ha co-prodotto tre album. Aveva inoltre già registrato in duo con Lansiné Kouyaté, che a sua volta ha suonato con Salif Keita (discendente diretto del primo imperatore e fondatore del Mali, Sundjata Keita, nel 1235) e Dee Dee Bridgewater. Esperienze analogo a quelle di Baba Sissoko, che al jazz è sempre stato molto vicino, sin dalle prime esperienze con l’Art Ensemble Of Chicago nel 2003. Fra le sue numerose e recenti produzioni questa sembra essere la più riuscita ed equilibrata. Baba Kissoko è nato a Mamako, Mali l’8 marzo del 1963 e da oltre 20 anni (24 anni circa) vive in Calabria. Griot e polistrumentista, ha inciso oltre una ventina di dischi tra il 1995 e il 2020. Ha collaborato con numerosi artisti e suona nei loro dischi. Già a partire dal 2002 e dal 2003 ha inciso vari album mescolando l’Amadran (le origini del blues, secondo molti ricercatori) con il jazz e il blues ed altre musiche popolari afro-americane. I 15 brani che compongono l’album sono tutti composti dai 4 musicisti coinvolti ed in particolare Baba Sissoko firma tutti i 15 pezzi, di cui 4 assieme a Jean-Philippe Rykiel ed altri quattro con gli altri tre Rykel, Diabaté e Kouyaté.

Spettacolare l’iniziale Sini Ka Dja dal ritmo reggae di quasi 4 minuti e la successiva Griot Jazz, pezzi cantati in Bambara, la lingua del Mali. Proprio il jazz e il blues di questo Griot Jazz (o l’amadran, se si preferisce) sono capaci di raccontarci storie che nascono nell’anima di chi le suona e di chi le canta. Tutti i pezzi scorrono via fluidi, senza intoppi, in un suono avvolgente, ben articolato. La particolarità del disco naturalmente sta nell’uso esclusivo di strumenti tradizionali africani come la kora, della famiglia delle arpe a ponte, considerata un’arpa liuto. È uno strumento tradizionale dell’etnia mandingo/malinke, diffusa in buona parte dell’Africa occidentale. Lo ngoni (oppure n’goni, strumento a corde africano tipico del Mali, composto da una cassa armonica coperta da una pelle (o tavola) di capra e da un collo di legno. Le corde di nylon sono fissate con anelli, parallelamente al collo dello strumento, che segue la stessa linea della cassa armonica). Il balafon (o balafong o balafò), uno strumento musicale caratteristico dell’Africa Occidentale sub-sahariana: si tratta di uno xilofono generalmente pentatonico, a volte diatonico. È diffuso in particolare presso le etnie Susu, Malinke e Mandingo dell’Africa occidentale (Guinea, Mali, Senegal e Gambia). Infine Baba Sissoko suona anche la tama, una percussione o in altre parole una batteria, un marchio giapponese sotto il cui nome vengono prodotti numerosi strumenti musicali a percussione. In questo eccellente Griot Jazz, gli strumenti tradizionali africani si amalgamano in maniera perentoria con le tastiere di Rykiel ed il risultato è sorprendente con sonorità nuove e originali a conferma di un disco perfettamente riuscito, piacevole, pittoresco ed armonioso.

Tracklist:
01. Sini Ka Dja
02. Griot Jazz
03. Dala Manka
04. Angafoli
05. Abderrahmane
06. Griot Groove
07. Fatoumata
08. Gherena
09. Kamissoko
10. Uyaye
11. Thierno
12. Mamela
13. Dorcy
14. Nour
15. Castella