R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

La prima immagine che mi viene in mente per caratterizzare il modo con cui suono con Barre, è architettonica” queste sono le parole con cui György Kürtág Jr. descrive, nelle note di copertina di “Face à Face”, il suo rapporto con Barre Phillips. Il disco uscito per l’etichetta ECM, con Barre Phillips al contrabbasso ed oggettistica e György Kurtág Jr. ai sintetizzatori e alle percussioni digitali, è il risultato studiato, costruito, cercato (ed ottenuto) della collaborazione di due grandi musicisti: compositore ed improvvisatore il primo, jazzista e sperimentatore il secondo (sempre che le etichette siano ancora necessarie). Occorre sgombrare il campo da un vecchio pregiudizio e cioè che l’improvvisazione e la sperimentazione, siano frutto di una libertà incontrollata, spontanea e gratuita. Niente di più falso se è vero, come è vero, che “la massima libertà deriva dal massimo rigore” come sosteneva Paul Valery. Ma Kürtág aggiunge qualcosa di ancora più circostanziato sul suo rapporto con il contrabbassista statunitense: “…Per essere in relazione con la sua musica penso a lui come a un individuo in movimento e costruisco stanze di tempo e spazio intorno a lui, stanze che sono esse stesse in continua evoluzione…”

Non è un impegno da poco ascoltare il “faccia a faccia” di questi due grandiosi compositori e se si entra nel “mood” giusto, l’ascolto di queste geometrie musicali, variate all’infinito, risulta essere un’esperienza toccante, ma è meglio ricordare che lavori di questo genere, non ammettono distrazioni, non si tratta di tappezzerie sonore che permettono un ascolto distratto, per amare queste composizioni occorre riservar loro una vera e propria dedizione. Dopo il breve Beyond che apre il disco, possiamo già rendercene pienamente conto e con il secondo brano The Under Zone si palesa, all’ascoltatore più attento e avveduto, che l’anima del lavoro è un felice sposalizio delle scarne sonorità elettroniche di Kürtàg con le vibrazioni acustiche e profonde del contrabbasso di Phillips. Una commistione che sembrerebbe impossibile tra una materia elettronica ed inorganica con la materia vibrante e organica del contrabbasso. In To be Two questo amalgama è completo ed esaustivo, dove su una prima parte della composizione algidamente elettronica, si innesta il lamento vivo e caldo del legno del contrabbasso.

La filosofia compositiva non sembra mutare nella prosecuzione del disco, con picchi di poetica e lacerante bellezza nella parte centrale di Across the Aisle. Nei brani dove è più presente l’impronta di Kürtág, le sonorità sembrano farsi “lunari” e rarefatte, è il caso per esempio della quasi monocorde Chosen Spindle. Molte le atmosfere, inquiete ed inquietanti che sanno di futuro e di suoni ancestrali, come nella misteriosa Bunch, così come molti gli omaggi alla aleatorità e alla tensione creativa del caso, come accade in Stand Alone. Caratteristica di quasi tutti i brani è certamente la brevità: come se si trattasse di fulminee illuminazioni sonore, atte a squarciare la nostra indifferenza o la nostra omologazione di fronte ad un sonoro mondo di meraviglie; il brano conclusivo, intitolato Forest Shout, ne è uno splendido esempio.

Siamo in presenza di un disco pieno di echi e anche di qualcosa di più che semplici citazioni della grande musica còlta europea. Ricordiamo che sia György Kürtág Jr. che Barre Phillips, hanno svolto parte della loro attività in Francia, il primo nel prestigioso IRCAM parigino di Pierre Boulez, il secondo fondando il “Centre Européen Pour l’Improvisation” (CEPI) a Puget in Provenza, per esplorare nuovi approcci creativi alla composizione musicale.  Insomma due grandissimi musicisti contemporanei in senso lato e con grandi esperienze alle spalle e, perché no, un ancora lungo e radioso futuro dinnanzi.

Tracklist:
01. Beyond
02. The Under Zone
03. Two by Two
04. Across the Aisle
05. Algobench
06. Chosen Spindle
07. Extended Circumstances
08. Bunch
09. Sharpen Your Eyes
10. Ruptured Air
11. Stand Alone
12. Forest Shouts