R E C E N S I O N E
Recensione di Riccardo Talamazzi
C’è della buona musica, tra le note dell’album d’esordio del contrabbassista Gabriele Compare, nome nuovo nell’ambito dell’ormai ben nutrito panorama jazz italiano. Si tratta di una serie di composizioni che hanno il coraggio di mostrarsi per quello che sono, senza dissimulazioni intellettuali o, ancor peggio, sovra strutture rumoriste spesso vendute come avanguardia. È una musica che non ha fretta, questa di Compare, che procede al di fuori di schemi geometrici convulsi, sfebbrata da ogni ansia performativa, che sa essere equamente effervescente o rarefatta a seconda dell’estro compositivo e dell’intenzione estemporanea dei musicisti. Lo svolgimento delle tracce avviene con una certa linearità – finalmente si riescono ad ascoltare brani che non sembrano sempre patchwork di colori diversi e casuali – e non si trascura certo la componente melodica, anche se in questo caso non si ascoltano brani languidi o che cerchino di catturare l’approvazione di un pubblico più disposto. I moduli sono rigorosi, le leziosità restano fuori dalla porta e i brani si susseguono dando l’impressione di grande professionalità e seria preparazione. Il risultato ottenuto non è comunque di così facile acquisizione. Questo La Bambina e il Trapezista è uno di quei dischi che si devono “conquistare” mediante ripetuti ascolti, che si svelano passaggio dopo passaggio per entrare nei particolari e nelle pieghe delle composizioni, compenetrandole progressivamente fino ad arrivare a lambirne l’essenza. E il cuore di tutto, per chi possiede il piacere e la pazienza dell’ascolto, è il luogo spesso nascosto della poesia, della grazia umile di chi, come Compare, parla una lingua non facilissima com’è il suo jazz. L’impressione è quella di maneggiare materia solida, malleabile, che fa del suo essere asciutta e sobria un buon motivo d’identità. Non siamo nell’ambito ambiguo di ciò che per comodità chiamiamo mainstream ma nemmeno in quei territori di confine in cui si perdono i contatti con la tradizione per allacciare nuovi legami, spesso tanto arditi da essere stravaganti. Come accade in tutte le cose, non tutti gli ingredienti musicali che compongono questo insieme sono alla stessa altezza qualitativa e di questo ne parleremo strada facendo. Quello che importa però sottolineare è la serietà progettuale dell’album, il suo essere omogeneo, tangibile, una materia sonora che non svapora dopo un ascolto distratto ma che invece incuriosisce, intriga, spinge ad interpretarne sia il metatesto che l’aspetto lirico. Accanto al contrabbasso di Compare si muovono tre figure indispensabili alla buona riuscita dell’album che sono Gianluca Zanello al sax contralto – di lui riesco a focalizzare un buon lavoro del 2018, il suggestivo Yellow Loud Things – Valerio Scrignoli alla chitarra elettrica – forse il più “navigato” del gruppo e se avete voglia di ascoltare qualcosa di bello cercate, anche in streaming, il suo disco uscito in trio per “Dodici Lune” dedicato a John Coltrane, Changing Train del 2005 – e infine Marco Falcon alla batteria, giovanissimo musicista di 25 anni.

Apre il disco Luhmann, brano dedicato a Niklas Luhmann, un famoso sociologo tedesco che ipotizzò la teoria dei sistemi sociali negli anni’80. (Compare è laureato in sociologia, oltre ovviamente ad essere musicista diplomato già allievo di Paolino Della Porta). Non è da tutti, evidentemente, utilizzare il brano d’esordio alla testa di un album con una dedica così poco solita. Una serie di accordi introduttivi di chitarra prepara il terreno alla presentazione del tema portato dal sax fino al momento ben percepibile in cui parte l’impro dell’assolo di Zanello. A questo ne segue poi un secondo ad opera di Scrignoli prima della doppia riproposizione del tema, preceduta da un piccolo ponte rallentato che confluisce nel finale. Il brano è complessivamente compresso e incalzante, con la ritmica discretamente in disparte a sostenere le escursioni del sax e della chitarra. Via d’Uscita è un insolito frammento musicale in totale improvvisazione, senza un apparente ritmo definito, caratterizzato da qualche escursione del sax, una sottile trama chitarristica, sporadiche note di contrabbasso e infine le percussioni che riempiono gli inevitabili silenzi. Tutto ciò parrebbe, stando alle indicazioni dichiarate da Compare, avere la funzione di cuscinetto tra il brano d’apertura e il seguente Il Colore del tuo Sorriso. In effetti, tanto Luhman era veloce ed angoloso, quanto morbido e dolcemente melodico è invece questo terzo pezzo della raccolta, tutto giocato sulle mezze voci, quasi mormorato. Come spesso accade in questo disco è ancora la chitarra che apre i giochi e il sax introduce il tema con una timbrica soffice e tranquilla, rispettando l’idea di base di un brano che sembra ideato per procedere in punta di piedi. Veniamo quindi a conoscere l’espressiva tecnica di Compare direttamente dal suo assolo. Per quello che se ne può ricavare, questo musicista non ama andare oltre le righe, tiene salda una progressione melodica precisa, senza strappi, con grande senso della misura. Mi piace molto, inoltre, l’apporto della chitarra e il modo di suonare di Scrignoli, molto pulito. Mi riprometto di riaccostarmi alle sue incisioni più recenti, per altro non numerose, che ho colpevolmente trascurato. Dopo la chitarra il giro è dell’eccellente Zanello che, al di fuori della necessaria morbidezza del tema, si avverte mordere un po’ il freno durante il suo assolo. Vuoto di Memoria parte con un curioso mix di timbrica chitarristica progressive corroborata dal robusto drumming più vicino al rock di Falcon e il sax che procede in sincrono con la chitarra in una classica struttura bebop. Numerosi gli stacchi ritmici e l’assolo di Scrignoli, vicino allo stile di Abercrombie, è tra i momenti migliori del disco. Qui pencoliamo tra progressive e fusion con assoluta naturalezza fino al sax egregiamente portato da Zanello che fa sfoggio della sua tecnica sopraffina. Uno dei brani migliori dell’album, quindi, che facilmente può piacere ad una fetta di pubblico più ampia possibile.

Respiri nell’Acqua è un altro brano moderato ispirato al chitarrista americano Kurt Rosenwinkel. Viene innescato da due accordi in minore, operati da Scrignoli, separati da un intervallo di un tono che danno inizialmente un indirizzo modale alla composizione. Poi, svincolandosi da questa struttura, si va incontro ad una serie interessante di modulazioni. È il sax che traccia il principale solco direttivo con un tema più lineare che nel caso precedente, con progressioni di frasi ripetute che portano successivamente all’assolo di Compare, questa volta più stringente ma sempre condotto in regime di grande pulizia sonora. La chitarra sale poi in cattedra con un assolo più rilassato rispetto al precedente “tiro” rock fusion, a cui fa seguito il sax scuotendo l’ascoltatore con le note acutissime che Zanello riesce a cavare dal suo strumento. Si ritorna allo schema tematico iniziale, non senza un’ultima fuga in avanti del sax prima dell’effettivo finale. Il Profumo della Pioggia, in questi tempi siccitosi, ha un titolo che risuona quasi crudelmente alle nostre orecchie. Tuttavia il brano mi sembra decisamente tra i migliori, se non il più interessante in assoluto, cullato efficacemente dalla rete ritmica e con uno sviluppo melodico-armonico a mio parere qualitativamente una spanna sopra la media degli altri brani. Quando Zanello si esprime con queste timbriche morbide nell’esposizione dei temi anche lo scivolamento verso la sua improvvisazione sembra risultare più limpido ed espressivo. La chitarra senza screpolature interviene in un secondo tempo con il proprio suono convincente e scarno, puntando sull’essenzialità del messaggio piuttosto che sulla ridondanza. L’inganno si dimostra più complesso, costruito com’è da stacchi e giravolte, momenti armonici che s’incastrano uno sull’altro e l’uso di tempi dispari disinvoltamente affrontati dalla batteria di Falcon. Un lungo, elaborato, assolo di sax segue un altrettanto accurato tema che mi ha ricordato i tempi degli Steps Ahead e la musicalità di Michael Brecker. La Bambina e il Trapezista ha un titolo per la verità un po’ oscuro che ha richiesto la gentilezza di una spiegazione direttamente da parte dell’Autore via mail. La metafora, racchiusa anche nel disegno di copertina, riguarda l’approccio spesso aleatorio che abbiamo talora nei confronti dell’esistenza. Ci si butta cioè acrobaticamente in un sistema che solo attraverso la sfera emozionale, cioè la guida della bambina – una delle personificazioni junghiane dell’anima – può rivelare aspetti del reale che altrimenti ci sarebbero preclusi. Si torna ad un’atmosfera rilassata e meditativa, in quella che potrebbe essere una ballata dai toni intimi, quasi una vicinanza psicologica ad un’umanità semicieca a volte stupidamente chiusa ai sentimenti. Molto bello l’assolo di Compare, caldo e avvolgente, così come quelli di chitarra e di sax. L’ultimo brano in sequenza, Vuoto di Memoria #2, riprende la medesima traccia già in precedenza recensita. Ad un primo momento non si notano clamorose differenze tra i due brani, anche se l’impressione è che questo ultimo pezzo viaggi ad una velocità leggermente inferiore.
Una riflessione finale mi porta a sottolineare il livello di maturità di questa opera prima, pensata bene ed eseguita pure meglio, che possiede almeno un paio di brani veramente di ottima fattura. La preparazione tecnica dei musicisti è fuori discussione, gli schemi esecutivi sulla linea del tema-assolo-ripresa del tema è forse l’unica metodica un po’ datata che si potrebbe modificare per dare un taglio più “contemporaneo” all’esposizione musicale. Da ultimo Off Topic desidera ringraziare Compare per la sua gentilezza a trasmetterci informazioni che sono andate ad integrare la succinta nota stampa giunta sulle nostre scrivanie.
Tracklist:
01. Luhmann
02. Via d’Uscita
03. Il Colore del tuo Sorriso
04. Vuoto di Memoria
05. Respiri nell’Acqua
06. Il Profumo della Pioggia
07. L’Inganno
08. La Bambina e il Trapezista
09. Vuoto di Memoria #2
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