R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Provasi

Cosmic Res dei C+C=Maxigross, in uscita il 20 gennaio, è pronto a portarci in cunicoli astrali psichedelici, proprio come tutti i loro ultimi lavori. La formazione rimane la medesima: il collettivo, nato nel 2011, vede come autori principali di musiche e testi Tobjah (Tobia Poltronieri) e Cru (Niccolò Cruciani) aiutati nell’arrangiamento e nelle produzioni da Duck Chagall, co-fondatore. Sebbene siano passati solo due anni dall’ultimo sforzo discografico del collettivo (SALE/ELAS è uscito nel 2020), sono stati un periodo sufficientemente pregnante e impattante sulla storia, anche personale, dei due artisti: in primo luogo ovviamente l’isolamento forzato causato dalla Pandemia da Covid-19, in secondo luogo la prematura scomparsa di Miles Cooper Seaton, fondatore del gruppo indie/folk Akron/Family, grande amico personale dei C+C=Maxigross dopo il suo trasferimento a Verona. Si può dire che l’album sia sostanzialmente dedicato alla sua memoria e, soprattutto, frutto della sua eredità: nonostante siano sicuramente presenti riferimenti testuali all’intero delle composizioni, tutta la musica presente nell’album risente delle atmosfere synth folk (psichedeliche al punto giusto) tipiche dell’arte di Seaton. Ad anticipare l’uscita dell’album sono stati rilasciati come singoli Ooh, and it makes me wonder (eh sì, sono proprio i Led Zeppelin) a novembre e Io me ne sto fermo ad aspettare il mese successivo.

Che cosa dovremmo dire per descrivere cosa vi aspetta?
Innanzitutto, guardiamo qualche lato tecnico: il tutto si snoda per un totale di nove brani, principalmente prodotti tramite sintetizzatori, tutti cantati seppur intervallati da ampi momenti strumentali tipici delle sperimentazioni psichedeliche, per circa una trentina di minuti. Unica pecca, sempre sotto il profilo puramente tecnico, è forse l’apparente freddezza del sound in generale insieme ad una linea vocale non valorizzata appieno e in alcuni punti difficile da seguire.

Il primo brano, Bruceremo palo santo inizia l’album con influenze new wave, strumentazione a tratti 8 bit e una vocalità molto morbida, il tutto sostenuto dall’incalzare jungle delle percussioni. Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo Io me ne sto fermo ad aspettare. L’incidere della batteria, il profilo armonico poco evidenziato e la preminenza della linea vocale ricordano gli espedienti creativi di John Lennon, il quale nei brani più psichedelici amava alternare strofe quasi atonali ed ipnotiche a ritornelli giocosi e brillanti (She said e Lucy in the sky with diamonds, per citarne un paio). Ooh, and it makes me wonder, secondo singolo, ricorda le uscite psichedeliche di Are you experience di Hendrix, con una sorta di ostinato continuo, cori dissonanti e batteria dritta, come del resto Aquila bianca, brano dedicato a Seaton. Battelli Ebbri (chiara citazione a Raimbaud), Memoro e Ora che vi aspetto si mostrano come i brani più folk acustico – poppeggiante dell’intero lavoro, strizzando l’occhio al cantautorato italiano. Mele d’argento (feat. Vipera), unico pezzo realizzato in collaborazione con un altro artista, ricorda le atmosfere synth pop/rock post duemila, di collettivi di fama internazionale come JAWNY, sebbene la linea vocale non sia del tutto convincente. A chiedere l’album si trova Questi siamo noi, interessante per l’uso del violoncello come strumento principale, atto a battere il tempo incessante del brano.

Cosmic Res non è un prodotto facile: è un lavoro adatto a orecchie che siano affini al mondo indie più sperimentale, psichedelico ed ermetico dal punto di vista testuale, sebbene contenga al suo interno alcune contaminazioni più orecchiabili in grado di coinvolgere ed avvicinare un pubblico meno scontato.

Tracklist:
01. Bruceremo Palo Santo (4:29)
02. Ooh, and it makes me wonder (2:48)
03. Io me ne sto fermo ad aspettare (4:10)
04. Battelli ebbri (3:17)
05. Memoro (4:03)
06. Aquila bianca (2:43)
07. Mele d’argento (feat. Vipera) (3:42)
08. Ora che vi sento (3:27)
09. Questi siamo noi (3:29


Photo ©
Noemi Trazzi