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Nosound @ 2Days Prog+1 Festival, Revislate (No) – 5 settembre 2021

L I V E – R E P O R T


Articolo di Arianna Mancini

Some Warmth into this Chill, un po’ di calore in questo freddo, per dirla con le parole dell’omonimo brano dei Nosound. Il freddo che ha bloccato un po’ tutti negli ultimi due anni, in maniera particolare gli artisti, i musicisti e tutto ciò che gravita intorno a questo fatato e taumaturgico mondo. Assenza di eventi live è assenza di vita, di energia e di vibrazioni che smuovono l’anima. Il calore è finalmente tornato a sciogliere il gelo con gli eventi live e con i festival, così le “mancanze” degli appassionati sono state prontamente colmate, come nel caso del 2Days Prog+1 Festival giunto alla sua tredicesima edizione. L’evento, considerato il festival italiano più importante a livello internazionale, che usualmente si tiene nella Piazzetta della Musica di Veruno, in provincia di Novara, quest’anno ha avuto un cambio di location ed è stato ospitato nel campo sportivo della vicina Revislate. Tre giorni, ricchi di contaminazioni fra passato e presente, in cui si sono alternate sul palco dodici band, sia gruppi che hanno scritto la storia del progressive rock italiano che progetti considerati di nicchia in Italia, anche se più noti all’estero come nel caso dei Nosound.

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Giancarlo Erra – La magia è la combinazione che avviene quando un artista fa qualcosa che arriva a qualcun altro.

I N T E R V I S T A


Articolo di Arianna Mancini

Departure Tapes è la seconda opera solista di Giancarlo Erra, polistrumentista, produttore, artista visivo e fondatore della band capitolina Nosound. I “Nastri” si snodano in un percorso onirico, sei brani strumentali intessuti di una disarmante intensità tale da solcare l’anima, anche quella più vitrea, e confermano la duttilità di Erra nell’esplorazione, sondando i sentieri del suono.
L’album riflette un periodo oscuro e complicato dell’artista che ora vive nel Norfolk. Un viaggio iniziatico e di riconciliazione attraverso i suoi spostamenti fra il Regno Unito e l’Italia, dopo aver appreso della malattia terminale del padre, con cui aveva perso la quotidianità ed i rapporti da quando era un adolescente. La malattia è stata un nuovo punto d’incontro e di riavvicinamento per entrambi, quasi ormai sconosciuti l’uno all’altro; per portare bagliori di luce sulle macerie del passato. Abbiamo avuto l’immenso piacere di incontrarlo virtualmente e di parlare con lui, ripercorrendo come in un insieme di scatti su pellicola, momenti di vita, di creazione e di progetti futuri.

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Richard Barbieri – Under A Spell (Kscope, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

È passato molto tempo dalla fine dell’avventura dei Japan, all’incirca una quarantina d’anni. Tutti gli elementi del gruppo, da allora, hanno avuto un’evoluzione musicale interessante, primo fra tutti l’eclettico David Sylvian. Purtroppo la morte prematura del bassista Mick Karn ha impedito a quest’ultimo di continuare la propria carriera artistica. Richard Barbieri invece, arrivato al sessantaquattresimo anno di età, è passato attraverso molteplici esperienze culminate sia come solista e sia come membro dei Porcupine Tree, una delle rock band più affascinanti e sperimentali di questi ultimi decenni. La matrice di base di Barbieri è rimasta in qualche modo legata tanto all’impronta elettronica quanto a quella particolare chimica sonora che aveva segnato l’esperienza Japan, cioè un tappeto armonico-ritmico su cui voci e strumenti solisti si connettono intimamente realizzando un amalgama rarefatto e sognante, omogeneo nella forma, senza brusche sterzate verso dissonanze inaspettate. Proprio questa uniformità d’intenti è ciò che caratterizza il quarto lavoro solista di Barbieri, Under A Spell.

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Jonathan Hultén – Chants From Another Place (Kscope, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Antonio Sebastianelli

Chants (…) è un modo di mettere in musica quei vasti tratti di paesaggio che esistono nei nostri cuori, quelli che dobbiamo attraversare durante le prove e tribolazioni. Non abbiamo scelta se non quella di percorrere quei chilometri, fino a quando alla fine potremmo iniziare a intravedere una nuova alba dietro l’orizzonte.” Jonathan Hultén

Ascoltare in questo tempo sospeso che tutti stiamo vivendo (sospeso tra un passato che probabilmente non sarà più e un futuro ancora tutto da inventare) il primo album di Jonathan Hultén fa uno strano effetto. Il disco stesso sembra esistere al di fuori di un tempo preciso, evocando e invitando alla propria tavola fantasmi che rispondono al nome di This Mortal Coil, Nick Drake, Wovenhand, John Martyn e lasciandosi sedurre e ispirare dalle composizioni di folk e coro della chiesa di Acapella.

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Richard Barbieri – Planets + Persona (Kscope, 2017)

R E C E N S I O N E


Articolo di Savino Di Muro

Planets + Persona è il terzo album solista del tastierista inglese Richard Barbieri, già co-fondatore dei Japan e successivamente nei Porcupine Tree  di Steven Wilson. La sua capacità di comporre paesaggi sonori e tessiture avanzate ha portato alla realizzazione di album in collaborazione con Steve Hogarth (Marillion), Steve Jansen e Mick Karn (Japan), nonché Tim Bowness (No-Man).

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