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Lorenzo Semprini @ Spazio Teatro 89, Milano – 16 ottobre 2021 | Intervista e presentazione 44

I N T E R V I S T A / L I V E – R E P O R T


Articolo di Luca Franceschini, immagini sonore di Andrea Furlan

È una fredda sera di metà ottobre e Lorenzo Semprini mi viene incontro nella Hall dello Spazio Teatro 89 di Milano. Ha appena finito il soundcheck, indossa una maglietta dei Nirvana e ha l’aria comprensibilmente felice: dopo un anno e mezzo abbondante di travagli e stop forzati, sembra che anche la musica dal vivo abbia trovato un po’ di respiro e che si sia pronti a ricominciare in una situazione quanto più possibile vicina alla normalità. Con lui non ci vediamo da diversi anni, probabilmente da uno degli ultimi concerti che i Miami & The Groovers hanno tenuto dalle nostre parti.
44”, il suo debutto da solista, esce a sei anni di distanza da “The Ghost King”, tuttora l’ultimo disco in studio della sua band madre. È un progetto solido, che ha richiesto molto tempo prima di essere completato ma che alla fine suona come il lavoro più maturo e consapevole del musicista riminese. Me lo ha raccontato lui stesso ad un tavolo del bar del teatro, poco prima di quello che a tutti gli effetti può considerarsi un release party, visto che il disco è uscito proprio tre giorni prima. Oltretutto, come lo stesso Lorenzo chiarirà nel corso dello show, si tratta di una data significativa, visto che i numeri 13/10/21 sommati insieme danno proprio 44.

Lorenzo Semprini - Spazio Teatro 89 - Foto di Andrea Furlan

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Davide Rasetti: Non perdiamo la speranza

I N T E R V I S T A


Articolo di Luca Franceschini

Vent’anni appena e un’attività musicale lunga quasi tutta la vita, tra lo studio del pianoforte e la composizione, un’arte iniziata sin da bambino e alquanto inusuale per un musicista di formazione classica, soprattutto in Italia. Eppure, l’abruzzese Davide Rasetti è già al secondo disco, il primo interamente composto da brani autografi, dopo che l’esordio Zelmira, del 2019, conteneva anche rivisitazioni di lavori altrui. Dall’esterno, concepito e realizzato in pieno lockdown, come lui stesso ha raccontato, potrebbe già essere definito il disco della maturità, se non fosse per la giovane età del suo autore. Eppure, musica classica, Jazz, elettronica e suggestioni etniche si mischiano in un insieme sorprendentemente fluido, dove l’ampia solarità degli spazi e la notevole attenzione alle melodie rendono fruibile questo disco anche ad un pubblico meno preparato, che non frequenta abitualmente la musica “colta” o più semplicemente strumentale. Ed è dunque anche per questo che All’esterno potrebbe giocare un inatteso ruolo pedagogico, in un paese come il nostro dove i consumatori non si distinguono certo per l’ecclettismo dei loro ascolti.
Abbiamo raggiunto Davide in Olanda, dove si trova attualmente per completare i suoi studi, e ci siamo fatti raccontare qualcosa di più su di lui e sulla sua ultima creatura.

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R.Y.F.: Tra chitarre acustiche e Drum Machine

I N T E R V I S T A


Articolo di Luca Franceschini

Francesca Morello arriva al terzo disco del progetto R.Y.F. operando un radicale cambio di pelle: la scarna semplicità acustica che caratterizzava l’esordio “Love Songs for Freaks & Dead Souls” e il successivo “Shameful Tomboy”, ha lasciato il posto ad un vestito più spesso, fatto di elettronica, Drum Machine, chitarre distorte ed una buona dose di oscurità Post Punk, sull’onda di artisti come Soft Moon e Peaches, ma anche un certo disagio danzereccio in stile Fever Ray.
“Everything Burns” è più o meno direttamente scaturito da “Tutto brucia”, l’opera teatrale dei Motus ispirata alla rilettura sartriana delle “Troiane” di Euripide, di cui Francesca ha curato gran parte della colonna sonora. “Cassandra” e “Pocket Full of Ashes”, due degli episodi più significativi del nuovo lavoro, sono nate da qui ma si sono poi trasformate, contribuendo a dare forma definitiva ad un lotto di canzoni che sono indubbiamente le cose migliori mai uscite sotto il monicker R.Y.F.
Quando la chiamo al telefono per farmi raccontare di più di questo disco, Francesca si trova a Roma, dove il cast di “Tutto brucia”, di cui anche lei fa parte, sta affrontando le prime rappresentazioni. Naturale dunque che il discorso prenda da qui il suo avvio.

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Barbarisms: Un italoamericano a Stoccolma

I N T E R V I S T A


Articolo di Luca Franceschini

I Barbarisms sono una band strana, almeno per quanto riguarda le loro origini: Nicholas Faraone, nipote di un immigrato italiano, è nato e ha vissuto a Brooklyn ma ha realizzato la sua vocazione musicale solo dopo essersi trasferito a Stoccolma, dove ha trovato in Robin af Ekenstam e in Tom Skantze dei partner perfetti per dare concretezza alla sua febbrile attività di songwriting. I Barbarisms hanno esordito nel 2014 con un disco omonimo che vantava una prestigiosa distribuzione Rough Trade e che pur mostrando un’impronta sonora fortemente debitrice dei Pavement, denotava già una scrittura matura e di alto livello, arricchita dalla spiccata personalità del loro uomo principale.
Ho avuto la fortuna di imbattermi in loro sin dagli inizi, quando grazie alla coraggiosa iniziativa dei ragazzi di Costello’s (non ricordo se all’epoca si chiamassero ancora Il cielo sotto Milano ma le persone coinvolte erano grosso modo quelle) vennero a fare un breve tour dalle nostre parti, esibendosi a Milano per la prima e unica volta nella loro carriera. Da allora è arrivato un deal con l’etichetta romana A Modest Proposal, per cui hanno pubblicato tre dischi, senza che mai l’asticella qualitativa si sia abbassata di un millimetro. L’ultimo di questi, Zugzwang, è uscito verso la fine dello scorso anno ed è il solito, bellissimo, disco dei Barbarisms: arrangiamenti scarni, melodie incisive, testi caratterizzati da immagini vivide e da un’ironia tagliente. Abbiamo raggiunto Nicholas Faraone per farci raccontare qualcosa di più di quest’ultimo lavoro e per capire se, pandemia permettendo, riusciranno finalmente a ripassare da noi…

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Apparat @ Balena Festival – Porto Antico, Genova – 4 settembre 2021

L I V E – R E P O R T


Articolo di Luca Franceschini

Dopo una mezz’ora scarsa dall’inizio Sascha Ring si ferma per ringraziare brevemente il pubblico e trasmettere tutta la sua felicità per essere finalmente tornato dal vivo dopo due anni di stop forzato. In tutto questo tempo non si è neppure incontrato con la sua band per le prove, ragion per cui ricominciare, dice, non sarà così semplice. Si sono ritrovati qualche settimana fa e così, per non annoiarsi troppo a suonare sempre le solite cose, hanno scritto qualche brano nuovo. “Uno l’avete appena ascoltato – informa – probabilmente più tardi ne suoneremo un altro”. Cosa che puntualmente avviene, mettendo in risalto l’alta qualità di queste composizioni, che si muovono sulla falsariga degli ultimi lavori del produttore e compositore berlinese, lasciando crescere ulteriormente le aspettative per un disco che, lo ha anticipato lui in un’intervista a Repubblica di qualche giorno fa, dovrebbe essere ormai quasi pronto.
Quella del Balena Festival di Genova è la quarta di cinque date che Apparat sta tenendo nella nostra penisola (ci sono state anche Porto Recanati, Caserta, Firenze e nel momento in cui questo articolo verrà pubblicato, sarà passato anche da Cella Monte, in provincia di Alessandria), parte di un più lungo giro europeo che rappresenta di fatto un nuovo inizio, sia esso più o meno ufficiale.

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Venerus @ Piazza degli Alpini, Bergamo – 3 settembre 2021

L I V E – R E P O R T


Articolo di Luca Franceschini

Mentre il tour estivo di Venerus sta per giungere al termine (a memoria, credo che rimangano ancora tre date) possiamo dirlo con una certa sicurezza: in Italia, in questo preciso momento, non ci sono spettacoli live che possano eguagliare quello che l’artista milanese sta portando in giro dai primi di luglio. C’è una ragione primaria, che consiste nel fatto che, in un proliferare di basi e sequenze, lui abbia scelto di giocare con le regole della vecchia scuola: band allargata e tanti strumenti sul palco che interagiscono tra loro. Ma soprattutto, i nostri suonano benissimo, tant’è che anche alla voce “spettacoli dal vivo” siamo comunque su un livello decisamente alto. Del resto non è un caso se “Magica musica”, nonostante la produzione di un nome come Mace, saldamente legato all’Urban contemporaneo, e la partecipazione di artisti come Gemitaiz, Frah Quintale e Rkomi, abbia smarcato più o meno definitivamente Venerus dal calderone dell’It Pop, per farlo assurgere ad una dimensione più “globale”, di cui le lodi che anche il pubblico Over 30 gli ha tributato, costituiscono senza dubbio il segno più visibile di questo fenomeno.
Dopo aver trascorso il mese di agosto girando il Sud Italia, la carovana di “Magica Musica” ha fatto ritorno al Nord per le ultime date: il 1 settembre c’è stata nuovamente Milano (questa volta al Magnolia), due giorni dopo è la volta di Bergamo, che è la data che scelgo di vedere, dopo essermelo già goduto due mesi prima a Sarzana.

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Claudia Buzzetti and the Hootenanny: Bergamo Country Rock

I N T E R V I S T A


Articolo di Luca Franceschini

C’è un filone americano anche in Italia, sebbene la “roots music” di oltreoceano da noi sia poco frequentata e poco conosciuta, al di fuori dei soliti nomi giganteschi tipo Dylan, Springsteen, se va bene Neil Young, i quali vengono fruiti da un pubblico vasto ma che normalmente contestualizza e approfondisce poco.
La conseguenza è che quegli artisti che hanno fatto della cosiddetta “Americana” il territorio della loro vocazione, viaggiano su numeri bassi e suonano davanti ad un pubblico mediamente attempato.
Claudia Buzzetti è nata a Bergamo ma ha da sempre nel cuore gli ampi spazi del nuovo continente. Dopo aver deciso che non avrebbe fatto l’attrice, si è buttata anima e corpo nella musica e dopo una lunga gavetta è arrivata all’indispensabile traguardo del debutto discografico. 7 Years Crying, uscito a giugno per Edonè Dischi, la piccola etichetta legata all’omonimo locale bergamasco, è un Ep che parla il linguaggio del Country ma che incorpora al suo interno anche una discreta matrice rock. Lo ha registrato assieme agli Hootenanny, un gruppo di amici che da tempo gravitano attorno a lei, il cui membro più conosciuto è senza dubbio Luca Ferrari, batterista dei Verdena nonché del progetto Animatronic. Sarebbe però un errore accostarsi a questo lavoro solo per la presenza di un nome così importante: 7 Years Crying brilla di luce propria, merito di una scrittura di ottimo livello, ossequiosa al modello ma niente affatto di maniera, di una vocalità profonda ed espressiva e di arrangiamenti semplici ma funzionali a far risaltare le belle melodie di questi brani. Difficilmente se ne accorgeranno in molti, vista la situazione qui sopra delineata, ma ciò non toglie che Claudia sia un talento degno di essere scoperto.
L’abbiamo sentita al telefono per conoscerla meglio, farci raccontare qualcosa dei suoi inizi ed entrare maggiormente in queste sue prime composizioni.

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Iosonouncane @ Balena Festival – Genova, 15 luglio 2021

L I V E – R E P O R T


Articolo di Luca Franceschini

Al Balena Festival ci ero stato un paio di anni fa ed ero rimasto favorevolmente impressionato: ottimo cartellone, location pregevole, organizzazione efficiente, suoni perfetti. Quest’anno la rassegna genovese rientra in campo e lo fa nel migliore dei modi, con una line up che include le cose più interessanti che si stanno vedendo in questi mesi in Italia. Ci sarebbero dovuti essere anche i Black Country, New Road, ma sappiamo tutti com’è andata, speriamo davvero di rifarci a fine agosto al TOdays. Detto questo, i nomi coinvolti, seppure confinati al nostro paese, rimangono ugualmente di livello.
Quest’anno c’è stato un piccolo cambio logistico: siamo sempre al Porto antico ma all’Arena del mare, cosa che garantisce un suggestivo colpo d’occhio, col tramonto e le grandi navi da crociera che arrivano e partono in continuazione. Per il resto, l’organizzazione è sempre molto efficiente, il palco è grande e la visibilità è garantita a tutti. Insomma, è quello che speravo di ottenere nel momento in cui ho deciso di vedere un’altra volta Iosonouncane, dopo la già comunque ottima data di Ferrara: lì i volumi erano decisamente bassi ed il contesto del parco risultava troppo dispersivo, ero uscito soddisfatto ma sentivo che mancava qualcosa.

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Perturbazione @ Parco Tittoni – Desio (Mb), 14 luglio 2021

L I V E – R E P O R T


Articolo di Luca Franceschini

Fa piuttosto male vedere il Parco Tittoni con una così scarsa affluenza di pubblico. Ancora di più se la band in questione quest’estate ha annunciato solo tre date, di cui quella di Desio risulta l’unica in Lombardia. Fa pensare che non ci sia tutta questa voglia di vedere concerti oppure che gruppi come i Perturbazione stiano ormai attraversando una fase calante dal punto di vista della popolarità. È difficile trovare una risposta e anche se indubbiamente un fattore anagrafico è da mettere in conto (la maggior parte dei sold out registrati in questi mesi appartiene ad artisti dell’ultima generazione) penso comunque che le spiegazioni siano più di una e che l’abituale ritrosia di milanesi e limitrofi a venire in Brianza possa essere una di quelle.
In ogni caso, pochi ma buoni, come si suol dire. Questa sera i Perturbazione tornano a suonare dopo un altro anno di stop e l’occasione, oltre che promuovere l’ultimo (dis)amore è anche quella di presentare Chi conosci davvero, la graphic novel da loro sceneggiata e illustrata da Davide Aurilia che, essendo di Desio, è presente tra il pubblico.

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