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Non voglio che Clara

The Shape – Morning, Paradiso (LaCantina Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Articolo di Stefania D’Egidio

Quando ti occupi di recensioni musicali ti passano sotto mano tanti album, alcuni di artisti strafamosi, altri meno noti, altri ancora di band a te del tutto sconosciute, qualcosa lo ascolti in anteprima, perchè preceduto da un hype consistente, qualcosa, invece, dopo mesi dall’uscita e, spesso, a colpirti sono proprio quei musicisti di cui fino a ieri non sapevi assolutamente nulla. È il caso dell’ultimo lavoro dei The Shape, Morning, Paradiso, band veronese riunitasi dopo una pausa di quasi cinque anni: uscirà il 5 febbraio per l’etichetta LaCantina Records, prodotto e mixato da Martino Cuman dei Non Voglio che Clara. Leggo sul comunicato stampa che per scelta della band l’album non sarà presente su Spotify e già questo fa guadagnare loro cento punti ai miei occhi: chi mi conosce sa quanto odi la smaterializzazione della musica, avvilente per noi appassionati e anche un tantino feticisti, ma soprattutto per gli artisti che ricevono una ridicola remunerazione dalle piattaforme di streaming il che, ahimè, se non riprenderanno al più presto gli eventi live, porterà all’estinzione di tanti gruppi. Ben venga quindi il ritorno dei The Shape su Bandcamp perchè Morning, Paradiso è un lavoro bellissimo, il migliore ascoltato in questo primo mese dell’anno (non me ne vogliano Dave Grohl e soci), un piccolo scrigno contenente dieci gemme preziose a cui dare il giusto valore: complice il ticchettio della pioggia sui miei lucernari, mentre lo ascolto stasera mi pare di sognare. Un album da ascoltare tutto d’un fiato, come ai vecchi tempi, quando aspettavi per mesi l’ultima uscita discografica dei tuoi idoli e, finalmente tra le tue mani, ti rinchiudevi in camera a sentirlo per ore e ore.

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Classifica dei 50 migliori album del 2020

R E C E N S I O N E


Ci siamo. Siamo arrivati al panettone. Superate le festività natalizie, puntuale come le tasse, ecco il consueto appuntamento con la classifica di fine anno. Tradizione, per noi, vuole che il “listone” sia affidato alla competenza e alla curiosità di Simone Nicastro che ci accompagna in questo viaggio a ritroso lungo un 2020 particolarmente complicato. Isolamento, paura e incertezza hanno rischiato di metterci all’angolo. Abbiamo però una certezza: la musica è un’amica fedele che sa starci vicino anche e soprattutto nei momenti difficili. Cibo per l’anima, ristoro per cuori affamati. C’è tanta buona musica in giro, tanta da affollare ogni nostra giornata. Una classifica è necessariamente parziale e soggettiva, la musica non è una scienza esatta e le emozioni che trasmette sono individuali, però ci auguriamo che sia uno stimolo al confronto. Se ciò avviene abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Vi lasciamo perciò alle parole di Simone. Buona lettura e buona musica!

La redazione

Articolo di Simone Nicastro

Come ogni anno (da un bel po’ di anni ormai) inizia qui il mio percorso di memoria personale e valutazione totalmente soggettiva dell’anno discografico appena trascorso. Anno che, ahimè, sappiamo tutti essere stato fin troppo pieno di dolore e sacrifici. Mai come in questi 12 mesi ringrazio il cielo di essere riuscito ad alimentare, ancora una volta, il desiderio inesauribile di ascoltare e confrontarmi con l’arte musicale, di farmi trasportare da essa e, infine, di non esserne mai sazio.

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Non Voglio Che Clara – Superspleen Vol.1 (Dischi sotterranei, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Cinzia D’Agostino

Ho il ricordo di questo gruppo bellunese da un cd che acquistai alla Fnac dieci anni fa, s’intitolava “Dei cani” e il nome della band Non voglio che Clara mi ispirava un romanticismo ormai dimenticato. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel giorno, ma oggi ritrovo il piacere di ascoltare la stessa eleganza e delicatezza che mi aveva conquistato così tanto.
Esce così il loro quinto lavoro Superspleen Vol. 1, dopo ben cinque anni di silenzio che sono serviti a Fabio de Min e compagni anche a comporre e suonare tanto insieme, trovando una nuova intima intesa. Loro stessi definiscono questo lavoro “corale”, frutto di armonia e condivisione nella scrittura e nella composizione.

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Non Voglio Che Clara – Ognuno fa la musica che gli viene meglio

I N T E R V I S T A


Articolo di Luca Franceschini

In fin dei conti non è cambiato nulla. Quelli che si lamentano della scomparsa dell’Indie italiano, della sua perdita di visibilità, dell’irrompere di alcuni artisti nel mondo del Mainstream, dell’ondata Hip Pop e Trap che avrebbe monopolizzato il mercato e spento ogni scintilla creativa, dovrebbero forse iniziare a guardare le cose da una prospettiva diversa. Certo, ci sono stati anni in cui i Non voglio che Clara erano headliner al Mi Ami (alla Collinetta, certo, ma pur sempre headliner) mentre probabilmente, se venissero chiamati oggi, suonerebbero alle cinque del pomeriggio. Ok, va bene, ma che numeri avevano all’epoca? Siamo proprio sicuri che Thegiornalisti, Calcutta, Ghali e compagnia bella abbiano davvero ucciso l’Indie, come da più parti si sente in giro? Non credo proprio. Sono convinto piuttosto che sia cambiato il mondo del Mainstream: c’è stato un ricambio generazionale, i giovani stanno veicolando la loro identità nell’ascolto di tutta una serie di nomi, che si esprimono in un linguaggio molto diverso sia da chi dominava le classifiche fino a qualche anno fa, sia dai vecchi idoli trasandati di un’intera generazione di universitari fighetti e un po’ hipster (a proposito, esistono ancora gli hipster? Chiedo lumi a chi ne capisce). Allo stesso tempo però, ciò che ci si illudeva fosse patrimonio dei più, era già all’epoca riservato ad una minoranza eletta, seppure, nella nostra percezione, i numeri fossero più consistenti.
E quindi cosa succederà, ora che i Non voglio che Clara, che di quella bellissima stagione furono uno dei frutti più saporiti, sono tornati con un nuovo disco? Impossibile e anche piuttosto inutile dirlo. Un paio di lezioni però, ce le stanno insegnando: la prima è che non si è per nulla obbligati a dover fare uscire un disco, se non si ha nulla da dire. Sono passati sei anni (quattro, se contiamo la ristampa di “Hotel Tivoli” col relativo tour) ma non ce ne dovremmo scandalizzare troppo, fa parte del ciclo naturale della vita: quando si è pronti, si esce. La seconda cosa è che una band in giro da tanto tempo, che ha in qualche modo fatto scuola con sua proposta, può anche sentirsela di non dover soddisfare per forza di cose le aspettative del pubblico. Suonavano Lo Fi, i Non voglio che Clara e suonavano anche piuttosto depressi, a tratti in modo esagerato. Adesso registrano un album che si chiama Superspleen e che già nel titolo gioca con la citazione baudeleriana, trasformandola in un giocattolo che sa di autoironia e di lucentezza Pop. Il tutto mentre aprono le melodie, illuminano le atmosfere e confezionano una decina di canzoni che sembrano fatte apposta per traghettarli nel presente, rimanendo tuttavia fedeli alle vecchie radici. Non sono più loro e allo stesso tempo sono ancora loro, una parziale mutazione genetica che, da qualunque parte la vogliamo prendere, ci ha regalato uno degli album più belli usciti finora in Italia. Abbiamo raggiunto al telefono Fabio De Min, voce ed autore principale del quartetto.

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Non Voglio Che Clara – incontro con Fabio De Min

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Intervista di James Cook

I Non Voglio Che Clara sono un gruppo che si distingue nel panorama musicale italiano per la vena raffinata ed intimista dei testi proposti, abbinata ad una melodia altrettanto intensa, in cui modernità ed accenti retrò si fondono alla perfezione. Abbiamo incontrato Fabio De Min, cantante ed “anima” della band a Milano alla fine della sessione dal vivo presso gli studi di Radio Popolare, in occasione della presentazione del nuovo disco. Ne è uscito il ritratto di una personalità dai tratti riservati, che, con un dosaggio attento delle parole, ci ha permesso di entrare in modo forse ancor più diretto, nel suo mondo fatto di sentimenti autentici e profondi. Un uomo, ancor prima che un artista, che, con lucida determinazione, ci ha trasmesso una visione niente affatto “omologata” della vita…

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Non voglio che Clara @ Biko. Milano, 6 febbraio 2014

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Articolo di Eleonora Montesanti

“Cosa bisogna aspettarsi da un concerto dei Non voglio che Clara?”. Me lo chiedo molte volte nei giorni precedenti all’evento, poiché nonostante sia una loro grande sostenitrice da parecchi anni è la prima volta che, finalmente, riesco ad incrociarli dal vivo. La risposta che mi do è un po’ annebbiata, ma comprende emozioni a priori e grandi aspettative, scaturite anche grazie all’ascolto dell’ultimo lavoro della band bellunese, L’amore fin che dura (uscito lo scorso 21 gennaio). Un disco sorprendente, fatto di storie disincantate costruite su scie armoniche a metà tra cupezza elettronica e pop retrò; un disco che ho amato fin da subito e che sono profondamente curiosa di godermi nella dimensione live.

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