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Geir Sundstøl – The Studio Intim Session vol. 1 (Hubro Music, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Del Noce

Alle sue prime sortite discografiche, tutte recenti peraltro, si sarà ampiamente rilevato lo stato di maturità anagrafica cui perveniva a produzione propria il pluri-strumentista, e segnatamente multi-chitarrista norvegese Geir Sundstøl, quasi in coda ad una carriera di richiestissimo e quasi ubiquitario sideman.
L’operoso e curioso artigiano rilascia quindi un nuovo volume presso Hubro (a seguire Furulund, Langen ro, Brødløs e St​.​Hanshaugen Steel, usciti in meno di un decennio), in cui si era palesato un gusto alquanto personale ed una musicalità sui generis, con netta predilezione per le risonanze di stagno di alcuni cordofoni, temperate gittate rockeggianti e palesi fascinazioni verso la psichedelia pop.

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NU Arts and Community: Elisabetta Consonni e Mario Mariotti, Sofia Donato, Jonas Mekas @ Novara – 02.10.22

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Articolo e immagini di Mario Grella

Comincia al mattino la giornata finale del festival Nu Arts and Community con la performance singolare e suggestiva, di Elisabetta Consonni (coreografia) e Mario Mariotti (tromba), Il secondo paradosso di Zenone (che tutti ricorderanno dai tempi della scuola). Un astronauta e un trombettista, camminano (e suonano) con esasperante lentezza nel centro della città, tra passanti incuriositi e divertiti, come se esplorare e “sondare” il mondo fosse cosa ridicola. Mentre Elisabetta scruta da presso panchine, segnali stradali, muri, porte, la tromba di Mario Mariotti si cimenta non solo con lo spazio-tempo, comune per un musicista, ma anche con lo spazio urbano fatto di barriere, passaggi, percorsi. La performance si conclude nel giardino del Museo Faraggiana dove ad aspettarli, per il secondo appuntamento della giornata, ci sono grandi pagine di Hayden, Chopin, Liszt, interpretati da una ultra-talentuosa diciassettenne bolognese, Sofia Donato che letteralmente incanta l’attento pubblico di Nu.

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Lisen Rylander Löve & Mirko Pedrotti + Bienoise @ Nòva, Novara

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Articolo di Mario Grella

La seconda giornata di NovaraJazz 2022 si apre con una mostra fotografica. Il “fotografo ufficiale” di NovaraJazz ovvero Emanuele Meschini espone le sue fotografie, anzi racconta per immagini, nella bella e intensa mostra alla ex caserma Passalacqua, intitolata suggestivamente Stilnòva, dal nome dell’omonimo spazio, Nòva appunto, uno dei luoghi più interessanti e vitali del festival novarese. Emanuele Meschini è qualcosa di più di un fotografo, potremmo dire che è quasi un musicista dell’immagine, poiché assistere ad un concerto senza avvertire la sua discreta ma tangibile presenza, è quasi impossibile. Se è difficilissimo raccontare le immagini con le parole, sembra invece, grazie al suo occhio, molto più facile raccontare la musica con la fotografia. Emanuele che, prima del concerto, ha accompagnato un gruppo di privilegiati spettatori in un giro tra i suoi scatti, porta con fierezza sull’avambraccio un piccolo tatuaggio, ma non si tratta di un tatuaggio tribale, orientale o biomeccanico, il suo è un tatuaggio allusivo: si tratta dello schema visivo della sezione aurea. Chiunque ami le arti visive, sa che questo “geroglifico della bellezza” non può certo essere una scelta casuale.

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Barry’s trio @ Nòva, Novara – 2 aprile 2022

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Articolo di Mario Grella, immagini sonore © Emanuele Meschini

Come si usa dire, pubblico delle grandi occasioni sabato sera a Nova per il concerto conclusivo della stagione invernale di NovaraJazz. Va detto però che le grandi occasioni sono state davvero numerose tra lo scorso autunno e questa primavera e il Barry’s Trio non è che l’ultima perla infilata nella scintillante collana e va ricordato, en passant, che NovaraJazz è l’unica tappa italiana del tour europeo di questo straordinario ensemble.  E allora bando alle ciance, qui c’è solo da lasciarsi andare e buttarsi o lasciarsi trasportare, dal jazz più materico e travolgente. Quando sulla scena ci sono musicisti così, il piglio, le esecuzioni e l’atmosfera che si respira in sala, è sempre magnetica. Se si potesse fare un paragone con le arti visive, si potrebbe affermare che ai pezzi eseguiti si aggiunge quella che Walter Benjamin indicava come “aura”, ovvero quell’alone di mistica (o di magia), che emana l’opera e che, sempre secondo il grande filosofo tedesco, viene meno nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.

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Trio Correspondences @ Nòva, Novara – 20 marzo 2022

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Articolo di Mario Grella, immagini sonore © Emanuele Meschini

Quando ad un concerto jazz incontro quel mostro sacro della critica musicale che è Riccardo Bertoncelli, significa che qualcosa di grosso bolle in pentola. Un po’ come se la sua presenza fosse garanzia della qualità del concerto. E così, facendo il disinvolto e chiacchierando dei tempi passati approfitto per chiedergli per quale dei tre musicisti del Trio Correspondences, di scena domenica scorsa per l’edizione invernale di NovaraJazz 2022, si fosse scomodato. Lui con la solita “nonchalance”, mi risponde che è venuto a dare un’occhiata. Ma io so che le sue “occhiate” non sono mai casuali, ed infatti Jason Roebke al contrabbasso, Josh Berman alla cornetta e Sven-Åke Johansson alla batteria, danno vita ad uno dei più suggestivi ed intensi concerti della stagione al Nòva uno spazio, vale la pena ricordarlo, ricavato da un’ex-caserma e al centro di interessanti progetti futuri.

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A-SEPTiC w/ Vladimir Tarasov @ Nòva, Novara – 5 marzo 2022

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Articolo di Mario Grella, immagini sonore © Emanuele Meschini

Sabato sera, allo spazio Nòva, che ospita i concerti della stagione invernale di NovaraJazz, è stato molto emozionante ascoltare un musicista nato a Mosca, e non un musicista qualsiasi, ma una leggenda vivente: Vladimir Tarasov. Sì proprio una leggenda vivente: lo è per la sua attività di musicista e compositore, che lo ha portato a suonare oltre che con la Lithuanian Symphonic Orchestra, anche con molte altre orchestre in Europa e negli USA. Ma non basta, Tarasov ha collaborato con moltissimi jazzisti come Peter Brötzmann, Mikolaj Trzaska, Ken Vandermark, Andrew Cyrille, the Rova Saxophone Quartet, Anthony Braxton, Mark Dresser, Lauren Newton e Josef Nadj, come si dice “solo per fare alcuni nomi”. In considerazione della sua poliedrica attività, oltre che di musicista, di performer e compositore per il cinema e la video art, ha anche collaborato con artisti quali Sarah Flohr e Ilya Kabakov del quale, mi sia concesso un ricordo del tutto personale, vidi a Parigi qualche decennio fa “Qui ci è capitato di vivere”, una installazione con un sottofondo sonoro proprio di Tarasov che usciva da una sgangherata radio sovietica.

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Chris Pitsiokos & Mulhouse Ensemble @ Nòva, Novara – 26 febbraio 2022

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Articolo di Mario Grella, immagini sonore © Emanuele Meschini

Il jazz è meraviglioso soprattutto quando ci si prepara ad ascoltare qualcosa che poi si rivela essere qualcos’altro. È accaduto anche sabato sera, allo Spazio Nòva di Novara, in occasione del concerto di Chris Pitsiokos & Mulhouse Ensemble nell’ambito della stagione invernale di NovaraJazz. Se in un ensemble coabitano strumenti come la chitarra classica e la ghironda, e il gruppo fa riferimento ad una città piantata dentro il cuore dell’Europa, ci si aspetterebbe di ascoltare un jazz “folkeggiante” (stai a vedere che ho inventato un termine nuovo). E invece no, o forse un po’ sì è un po’ no, certo è che, chi vedendo una ghironda, ha pensato di trovarsi immerso in un mondo fatto di elfi ed unicorni, forse è rimasto un po’ deluso, ma chi frequenta la scena del jazz contemporaneo e di ricerca, sa bene che questa ricerca è ormai andata molto oltre quello che si poteva immaginare. Ma si sa che la ricerca si auto-riproduce all’infinito e i traguardi non sono mai visibili, né ben definiti e comunque, e qui sta il bello, non si raggiungono mai. Ecco allora che invece dei boschi incantati si viene catapultati in uno studio della “Scuola di Darmstadt”. Scherzi a parte, al primo ascolto, qualche evocazione folk i magnifici musicisti del Chris Pitsiokos & Mulhouse Ensemble la hanno data, facendola però vorticare subito in un enorme acceleratore di particelle musicali che ha trasformato la primigenia materia in un caleidoscopio di suoni di difficile classificazione (per fortuna), ma certamente segnati da una spiccata ricerca dissonante ed elettronica.

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Irreversible Entanglements @ Nòva, Novara – 06 febbraio 2022

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Articolo di Mario Grella, immagini sonore di Andrea Furlan

Mi piacerebbe chiedere ad uno dei tanti “opinionisti sanremesi” che in questi giorni sui social, sui giornali, nei telegiornali, si sono lanciati in lodi sperticate a questo o a quel cantante, (o a questo o a quell’outfit) che, a detta loro rappresentano un “momento di rottura” o magari “una voce scomoda”, vorrei chiedere dove collocherebbero gli Irreversible Entanglements gruppo non emergente, ma già emerso del “nuovo jazz” (chiamiamolo così per comodità), che si è esibito domenica scorsa allo Spazio Nòva nell’ambito della stagione invernale di NovaraJazz. Ma, tranquilli, non glielo chiederò perché mi guarderebbero con una faccia un po’ così ed un’espressione un po’ così…
Allora meglio parlarne tra noi quattro gatti, lontani anni luce dal caravanserraglio sanremese. Sentire il loro jazz, un po’ free, un po’ groove, un po’ tutto, intenso, schietto, senza cedimenti e magnificamente amalgamato con testi che non lasciano spazio all’ambiguità, è come aver a che fare con un fuoco purificatore, che spazza via le mezze parole, le finte verità, la melensa pedagogia del politicamente (e musicalmente), corretto.

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Re:Earth Ensemble @ Nòva, Novara – 13 novembre 21

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Articolo di Mario Grella

Il concerto del Re:Earth Ensemble incomincia in maniera avviluppante e, come tutti i progetti che riguardano la terra (e chissà perché?), poteva far preludere ad una serata di elettronica pura e invece così non è stato, perché questo giovane gruppo sembra aver comunque le radici ben piantate nella musica strumentale e anche in quella canora, a dimostrarlo è la “canzone” che apre il concerto che si affranca dal flusso elettronico; la voce particolare di Marta Del Grandi, accompagnata da una chitarra classica e dal pianoforte di Carlot-ta (nome de plume?) ci porta subito al centro della tematica del concerto: il pianeta. La fisionomia del concerto è suscettibile di numerose mutazioni di tono e di atmosfere ed è un attimo passare dai toni pacati della ballata all’elettronica (con più di uno spunto noise). Le immagini di un pianeta affascinante forte, ma anche fragile, scorrono sullo schermo mentre la batteria di Daniele Patton, scandisce il tempo e il ritmo di tutta la narrazione elettronico-melodica. Con lui anche Michele Marchetti e Ze in the Clouds (pseudonym?). Difficile mettere in scena il “Code de la nature” anche perché, progetti del genere, sono stati più volte intrapresi da molti musicisti, ma l’afflato di questo Re:Earth Ensemble sembra sincero e la sincerità in musica (e non solo in musica), si percepisce subito.

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