R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Le “sinestesie” sono dei fenomeni sensoriali-percettivi per cui un certo stimolo provoca una sensazione diversa da quella normalmente sperimentata. Può accadere ad esempio, che un suono possa essere inteso simultaneamente anche come colore o viceversa. Il flauto, per chi sa cogliere questa suggestione, evoca colori pastellati, un azzurro chiaro o un verde primaverile. Milena Jancuric è una giovane flautista serba, con alle spalle studi classici e un’attenzione via via sempre più calamitata dal jazz e da altri suoni contemporanei. Le tonalità azzurrine del suo strumento sfiorano con gentilezza diversi territori musicali che vanno da una moderna visione jazzistica a rimembranze classiche, da soffi più aggressivi – alla Roland Kirk, per intenderci – a paesaggi modali che evocano lontane tradizioni popolari. Un tocco di Debussy, un grammo di romanticismo e solo un velatissimo accenno alla sperimentazione, aiutano a comprendere meglio quest’artista e il suo primo disco da titolare, Shapes and Stories, uscito per l’etichetta pugliese A.Ma Records. La Jancuric è una flautista pura, i suoi studi, come leggo dalle note stampa, sono stati condotti sia a Belgrado che al Berklee College negli USA. La sua musica ha comunque un respiro vasto, extra-accademico e si muove disinvoltamente tra diverse punteggiature senza sentimentalismi, anzi conducendo le sue linee melodiche con asciutto nitore, delineando complessivamente un’immagine di rigorosa sostanza strutturale. L’album realizzato gode di una piacevole, appassionante luminosità, garantendo una freschezza che non appassisce nemmeno dopo ripetuti ascolti. I musicisti che accompagnano la Jancuric sono Alexandar Dujin al pianoforte, Petar Radmilovic alla batteria, Ervin Malina al contrabbasso. Compaiono poi con interventi estemporanei Milan Jancuric al sax tenore, Lazar Novkov alla fisarmonica e per finire la cantante Aleksandra Denda.

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