R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Ritorna il Damon Albarn solista a sette anni di distanza da “Everyday Robots”, disco che stupì per l’ulteriore maturazione di un artista curioso ed eclettico. L’album si avvalse del contributo di Brian Eno, ma forse quest’influenza si è manifestata compiutamente sulla distanza. The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows, suona infatti molto Eno nell’approccio, seppur il disco sia un prodotto genuinamente Albarniano. L’omonima traccia di apertura, così come il titolo dell’intero album, è tratta da Love and Memory, una poesia di John Clare. Si citano fonti, purezza, lo scorrere del tempo, ma questo disco è tutt’altro che facile e il liquido presente è più simile all’acqua pesante, quella che per intenderci, viene utilizzata nei processi dei reattori nucleari. Più vicino alla fontana, più puro scorre il ruscello, canta Damon, in questa descrizione della vita che non fa sconti, che ti inganna e ti fa credere di essere immortale, presentando solo alla fine, un conto fin troppo salato (in the beautiful past left so desolate now when you’ve seemed immortal / Nel bellissimo passato che hai lasciato così desolato, proprio adesso che sembravi immortale).

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