R E C E N S I O N E


Recensione di Simone Catena

Il collettivo norvegese Årabrot, torna sulle scene con il loro nono full lenght in studio con delle aspettative molto alte e un impatto sonoro eccellente. Il marchio definitivo della band porta al delirio più totale, con entità noise e quel miscuglio di sonorità rock che prende vita in percorsi duri e oscuri. Il percorso nasce nel lontano 2001 a Haugesund, un piccolo comune nella contea di Rogaland in Norvegia dall’unione artistica di tre musicisti di spessore come Kjetil Nernes (cantautore e chitarrista) Vidar Evensen (batterista) e Jon Øvstedal (basso). Questi ultimi due prenderanno strade diverse nel 2013. Proprio in quell’anno con il grande feeling tra il leader Kjetil e la tastierista Karin Park, dopo svariati album interessanti fanno il salto definitivo con l’omonimo disco, dove il sound risulta più malleabile e godibile. In questa nuova fatica invece, Norwegian Gothic sotto l’etichetta tedesca Pelagic Records, lo studio magnetico e enorme si manifesta per tutto il suo splendore in fase di registrazione, dopo giornate infinite di sala prove. Tutto aumenta di valore con le preziose collaborazioni di diversi musicisti sulla scena mondiale, come la violoncellista Jo Quail, il batterista Tomas Järmyr dei Motorpsycho, il polistrumentista Lars Horntvethil degli ipnotici Jaga Jazzist, Anders Møller degli Ulver e l’italiano Massimo Pupillo dei monumentali Zu. Questo nucleo porta un segno profondo nell’opera dando ampio respiro al disco, per un gusto ricercato e personale.

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