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MUSICA

Ron Gallo – Foreground Music (Kill Rock Stars, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Giovanni Tamburino

Che suono ha l’ironia? Che note fa il sarcasmo? Quanto puoi distorcere l’ingenuità e raddrizzare lo scetticismo? Ma soprattutto, a cosa dovrebbe mai servire tutta questa insensata chiacchiera? Una serie di domande così pomposamente retoriche è forse uno dei modi più banali e allo stesso tempo efficaci per introdurre la recente uscita di Foreground Music, ultimo album dell’artista statunitense Ron Gallo per l’etichetta Kill Rock Stars, pubblicato agli inizi di marzo.
Diventato uno dei punti di riferimento della scena indie nordamericana fin dal 2017 con l’uscita di Heavy Meta, Ron Gallo ha inaugurato una carriera brillante che lo ha portato a esibirsi su palchi celebri come il Coachella e a far scoprire la sua musica in tutto il mondo, inerpicandosi in esplorazioni musicali a partire da una base di immortale garage rock che, a volte celandosi per tornare più arrogante di prima, diventa un’attitudine prima che un marchio di stile.

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Paolo Fresu & Omar Sosa – Food (Tǔk Music, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

L’attenzione costante alla melodia e alla delicatezza dei suoni che riguarda Food, l’ultimo lavoro del trombettista Paolo Fresu realizzato in coppia con il pianista Omar Sosa, cancella ogni dubbio sulla bontà di questa registrazione. Perché il sospetto di un eventuale taglio documentaristico a carico di quest’opera, dato l’argomento trattato, avrebbe rischiato di distorcere il delizioso senso musicale che ruota intorno all’album in questione. Nessun atteggiamento didascalico, invece. Quando si parla di cibo inevitabilmente si allude al suo consumo, al piacere – o al dispiacere – ad esso legato e infine agli squilibri che ne riguardano l’approvvigionamento, da sempre condizionato dalla voracità accaparratrice delle politiche aggressive liberiste, condizionando la drammatica disparità tra chi consuma troppo e chi poco o niente. Un tema difficile, quindi, vissuto tra occidente e terzo mondo in modo differente, spesso condotto tra deliranti ipotesi nutrizioniste da un lato e appelli mediati da un mero bisogno di sopravvivenza dall’altro. Il motivo principe di questo album, comunque, non è evidentemente solo politico. Tra inserti sonori di posate, tintinnii di bicchieri e piatti che si avvertono qua e là, è sempre la musica il tramite fondamentale tra Food e l’ascoltatore. Con il desiderio, magari un po’ ingenuo ma onesto, che essa riesca ad unire le persone così come ci riesce la buona cucina. Al di là di questioni d’importanza vitale, tutte evidentemente legate a problemi di natura intrinsecamente politica e ambientale – mai così preponderanti come di questi tempi – questo album è comunque un solidale messaggio d’amore, di Alma e di Eros che mantiene quindi il senso della continuità, almeno intenzionale coi lavori precedenti realizzati da questa coppia di Autori. Il fattivo sodalizio tra Fresu e Sosa viaggia infatti con suoni di velluto, percussioni afro e medio-orientali, suggestioni simbiotiche e culturalmente universali.

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Bebo Ferra – Lights (ADA/ Warner Music Italy, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Bebo Ferra è un artista sardo d’origine e milanese di adozione. Da molti anni è riconosciuto come uno dei più creativi chitarristi nel panorama jazzistico nazionale ed europeo. Diverse sono le formazioni a suo nome, moltissimi i lavori discografici, sia come leader che come session-man e sideman. Bebo da anni si è affermato come uno dei più importanti chitarristi di jazz italiano ponendolo alla grande attenzione per la sua lunga militanza nel Devil Quartet di Paolo Fresu. Un artista a tutto tondo, che sa perfettamente rappresentare tutte le sfumature della propria espressività con misura, raffinatezza, bravura, competenza ed eleganza.
Nato a Cagliari il 29 aprile 1962, intraprende lo studio della chitarra all’età di nove anni, indirizzando gran parte della propria ricerca musicale nell’ambito jazzistico. Nel 1979 inizia la sua attività professionale con il gruppo “Il Quintetto” guidato da suo fratello Massimo, anch’egli chitarrista già noto sulla scena isolana. Nel 1983 partecipa al festival Transmetro a Roma con un orchestra diretta da Bruno Tommaso che includeva molti giovani talenti del jazz italiano (Paolo Fresu, Mario Raja, Francesco Sotgiu). Dal 1984 al 1986 collabora in Sardegna con diversi musicisti come Tiziana Ghiglioni, Furio di Castri, Pietro Tonolo, Paolo Damiani, Paolo Fresu, Rita Marcotulli. Nel 1987 si trasferisce a Milano, dove collabora per due anni in un’orchestra per la RAI di Milano. Entra a far parte del gruppo di Gianni Coscia e in seguito alla seconda edizione del famoso gruppo AREA diretto da Giulio Capiozzo. Nel 1991 vince il concorso nazionale “Jazz Contest” con il gruppo Sardinia Quartet. Nel 1992 e 1993 lavora di nuovo con diverse orchestre per la RAI e la Fininvest (Nuovo Cantagiro ’91, ’92, Festival Italiano ’93, ecc.) e sempre nel ’93 nasce il suo primo disco come leader con la collaborazione di Franco D’Andrea.

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Ghost @ Milano Summer Festival, Milano – 29 maggio 2023

L I V E – R E P O R T


Articolo e immagini sonore di Stefania D’Egidio

Il lunedì è uno di quei giorni che vorrei starmene rinchiusa in casa perchè, dopo una pesantissima giornata di lavoro, non c’è nulla di peggio che fare harakiri nel girone infernale del traffico milanese, ma il 29 maggio non è un lunedì qualsiasi: ci sono i Ghost all’Ippodromo Snai per la serata che, di fatto, apre la stagione musicale meneghina, promettendo fulmini e saette perchè, oltre al gruppo svedese, ci sono in apertura i Lucifer e i Death SS, di cui ho sempre sentito parlare in termini entusiastici. Mi faccio coraggio e mi rimetto in auto fiduciosa, pensando di fare la furbata del secolo, passo per le stradine di campagna che circondano Chiaravalle, sperando così di risparmiarmi le code in tangenziale, ma ecco che arrivata all’incrocio di viale Tibaldi, in perfetto stile fantozziano, mi becco un bel rallentamento, restando inchiodata allo stesso semaforo per oltre venti minuti.

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Yuri Ancarani – Lascia stare i sogni @ PAC, Milano

A R T E – M O S T R E


Articolo e immagini di Mario Grella

In una intervista, per altro non molto recente, Yuri Ancarani, videomaker italiano, afferma che tutte le immagini filmiche (o quasi tutte) e tutte le immagini televisive (in questo caso proprio tutte), portano con sé una visione del mondo, accompagnano cioè lo spettatore, in una “narrazione”, come si dice oggi. Ancarani adotta un punto di vista molto diverso: la macchina da presa è spesso fissa e lascia parlare le immagini. La sua mostra al Pac di Milano aperta fino al prossimo 11 giugno, fa il punto su oltre vent’anni di lavoro dell’artista ravennate. Lascia stare i sogni, è il significativo titolo di questa interessante rassegna di video che toccano temi molto diversi tra loro, ma che sono legati da questo sguardo, algido ma attento, neutro ma rivelatore, degli stridenti contrasti del nostro vivere. “Il Capo” proiettato su uno schermo gigantesco, accoglie il visitatore con la sua solenne imponenza. Si tratta di un video del 2010 girato in una cava di marmo delle Alpi Apuane, dove un uomo con una mimica più simile a quella di un direttore d’orchestra che di un cavatore di pietre, dirige con sapiente maestria il movimento di escavatori che tagliano e spostano giganteschi e candidi blocchi di marmo.

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Alberto Dipace Eyes and Madness @ Palazzo d’Adda, Settimo Milanese (MI), 26.05.23

L I V E – R E P O R T


Articolo e immagini sonore di Paola Tieppo

Sono solita pensare che ogni concerto, esattamente come un pregevole manufatto artigianale, sia un “pezzo unico” e irripetibile e, pertanto, faccio sempre il possibile per non perdere i “pezzi” che maggiormente mi attraggono. Il concerto che ascolto questa sera lo sarà – unico e irripetibile in modo particolare, in quanto si tratta di un progetto basato sull’improvvisazione che, pur partendo da elementi e temi collaudati, riecheggianti nell’ottimo A Dreamy Journey uscito lo scorso anno, si sviluppa ogni volta in un modo diverso a seconda degli umori degli esecutori, del luogo, dell’interazione fra loro ed il pubblico presente e di ogni variabile che ne tocchi la sensibilità.
È gremita di persone la bellissima e riccamente affrescata Sala Apollo del Palazzo d’Adda di Settimo Milanese (MI) dove si svolge la seconda serata del Farina Jazz Festival organizzato dalla Pro Loco Settimo Milanese, dopo il felice esordio della scorsa settimana, in attesa del trio Eyes and Madness di Alberto Dipace (pianoforte) con Danilo Gallo (contrabbasso) e Ferdinando Faraò (batteria).

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Enrico Le Noci – Electric Nuts (A.Ma Records, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Compiendo un percorso di progressivo alleggerimento, il ventisettenne chitarrista pugliese Enrico Le Noci s’allontana dalla dimensione corposa del quintetto che l’aveva visto esordiente nel 2019 con Social Music, il riuscitissimo album d’esordio per A.Ma Recods. Come se avesse avvertito la necessità di restringere il campo d’indagine all’essenziale, Le Noci si è concentrato sulla forma triadica, rinunciando non solo alla componente fiatistica ma anche ad un vero e proprio bassista, affidandosi in sua vece alla sapienza tecnica del tastierista, l’olandese Matthijs Geerts e al supporto ritmico di Egidio Gentile. Non sceglie certo una via facile, il giovane artista di Martina Franca, lavorando in sottrazione sulle ultime composizioni, sue e altrui, di questo nuovo album Electric Nuts. Infatti, applicandosi a un numero più ridotto di strumenti, si è obbligati a cercare vie sintetiche il più efficaci possibili ed occorre quindi che i musicisti si dimostrino costantemente ancor più all’altezza delle loro pianificazioni. Le Noci è disposto a correre il rischio e a evidenziare, chitarra alla mano, la sua completa capacità gestionale di questa nuova situazione. Come giustamente riportano le note stampa che accompagnano questo album, la scelta di una struttura portante come tastiera-batteria-chitarra non è certo cosa nuova nella storia del jazz. Ci aveva provato il chitarrista Grant Green, ad esempio in Blues for Lou inciso nel ’63 e pubblicato postumo parecchi anni dopo, con John Patton all’organo, oppure ancora in Talkin’ About del ’64 con Larry Young alla tastiera. Anche il grande organista Jimmy Smith ebbe Quentin Warren alla chitarra con un trio in Jimmy Smith Plays Fats Waller del ’62 e anche in Straight Life (1961), sempre associato a Warren. Proprio da queste combinazioni testate negli anni ’60 si svilupperà il termine groove a indicare il ripetersi di una serie ritmica di battute a carattere ciclico. Insomma un ritmo coinvolgente, trascinante e sempre più fisico. Citerei, comunque, tra le influenze di Le Noci, non solo il grande libro del Blues – cercate il suono della sua chitarra con il sassofonista Elias Lapia nel suo recente Though Future ma anche la varietà di umori legati all’acid jazz e a qualche suggestione che viene sia da George Benson che anche da Pat Metheny, soprattutto nell’utilizzo equilibrato delle note più sostenute.

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Ave Quasàr – Pensieri a Vapore [anteprima video]

I N T E R V I S T A


Articolo di E. Joshin Galani

È uscito lo scorso 28 aprile il singolo Pensieri a Vapore degli Ave Quasàr per Ohimeme. AQ è il loro album di debutto pubblicato nel 2022. Abbiamo il piacere di ospitare in anteprima il video del brano del duo di Alessandria formato da Luca Grossi e Fausto Franchini, che fonde cantautorato ed elettronica. Per l’occasione Luca ha risposto a qualche domanda.

Credo il vostro nome rispecchi molto bene la musica che proponete, una forma di elettronica e cantato che evoca effettivamente una sorgente celeste, stellare. Pare che il vostro ascolto passi dalle orecchie ma arrivi dritto al cuore…
Grazie, sono felice che si percepisca un legame tra il nome del nostro progetto e la nostra musica. È veramente un gran complimento. Abbiamo la propensione a connetterci con la musica per mezzo della parte più intima e introspettiva di noi stessi. È un modo di affrontare la scrittura che ci rende felici. C’è sempre qualcosa di salvifico nella realizzazione di una canzone.

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Jazz Legend Night – Paolo Tomelleri – Emilio Soana 5et @ Caffè Teatro Comedy Club, Samarate (VA), 24.05.23

L I V E – R E P O R T


Articolo di Paola Tieppo

È una notte non ancora buia ma decisamente tempestosa… e penso: “non saranno quattro(mila) gocce a fermarmi!”
Ho un appuntamento al Caffè Teatro Comedy Club di Samarate (VA) per ascoltare il quintetto di due autentiche leggende del Jazz italiano. In realtà la loro fama varca i confini nazionali ed io li ho già ascoltati più volte, come pure altri due musicisti della formazione, ma mai insieme. Paolo Tomelleri, vicentino, classe 1938 e una vita dedicata alla musica in varie declinazioni, compreso oltre trent’anni a fianco di Enzo Jannacci, è sempre un pacato ma avvincente intrattenitore che arricchisce le esecuzioni al clarinetto con cenni storici e curiosità sui brani proposti. Emilio Soana, mantovano, classe 1943 e prima tromba dell’Orchestra Rai di Milano per molti anni, non è sicuramente da meno ed è attualmente attivissimo nell’organico di varie big band.

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