R E C E N S I O N E
Articolo di Simone Santi
Ci sono storie che proseguono in modo sotterraneo all’insaputa – forse – degli stessi protagonisti. Così è la storia degli Alchimia, band parmense nata a metà degli anni Ottanta, al culmine della wave italiana, e che oggi dopo circa trent’anni decide di riunirsi nella sua formazione originaria: per portare avanti un percorso originalissimo, musicale e intellettuale, che pone in parallelo musica rock e alchimia…
‹‹“Alchimia” è un nome piuttosto significativo per un gruppo rock che propone musica “esoterica”, vale a dire una musica finalizzata all’espressione di stati d’animo. Ma non è soltanto il nome del gruppo a colpire quando si viene in possesso della loro registrazione. Appare allora evidente come questi giovani musicisti siano riusciti a creare all’interno del loro gruppo una condizione psicologica alquanto simile a quella che una volta aleggiava intorno a certi laboratori alchimistici.››
A. Fratini, “L’ÂME-SON” DU ROCK n’ ROLL [1]
È sorprendente e affascinante la prospettiva dalla quale l’autore dell’articolo citato in epigrafe, ci propone di osservare la costituzione psicologica ed emotiva che presiede alla formazione e all’attività di una band musicale; un’aggregazione di individualità da leggersi sia come dinamica di gruppo, sia come luogo all’interno del quale ciascuno soggettivamente può percepire e sperimentare occasioni particolarmente feconde all’emersione del sé, lungo il proprio cammino d’individuazione.
La fattispecie che rende questo discorso tanto più interessante, è che le osservazioni che Antoine Fratini affida allo sguardo accorto dello psicanalista si rivolgono al progetto musicale che lo vede direttamente coinvolto, come musicista e paroliere degli Alchimia. Ed è proprio lui, nel corso di una chiacchierata telefonica che gli ho chiesto per la realizzazione di questa recensione, a raccontarmi la storia di questo progetto; un racconto che, come tutte le narrazioni esemplari, raccoglie e amalgama elementi soggettivi e collettivi.
