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Zerocalcare. Dopo il botto @ Fabbrica del Vapore, Milano

A R T E – M O S T R E


Articolo di Mario Grella

Il paradosso di Zerocalcare sta, a mio parere, tutto nel fatto che è talmente bravo nello scrivere i testi e nell’affabulare la trasposizione in video dei suoi fumetti, da far sembrare i suoi disegni quasi un commento del testo e non viceversa, mentre invece il segno grafico è di prim’ordine. La mostra allestita a La Fabbrica del Vapore di Milano dal titolo significativo Zerocalcare. Dopo il botto (aperta fino al 23 aprile prossimo), con le sue oltre 500 tavole esposte e i numerosi video, manifesti, libri, locandine, fotografie, rende pienamente giustizia a questo artista a tuttotondo. Sebbene nella mostra sia presente un’ampia fetta della produzione di Zerocalcare, si può tranquillamente affermare che il focus di questa esposizione è certamente il racconto della frammentazione sociale all’indomani della pandemia. Intorno a questo tema ruotano i numerosi video esposti e molte storie a fumetti.

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Bruce Nauman – Neons Corridors Rooms @ Pirelli HangarBicocca, Milano

A R T E – M O S T R E


Articolo di Mario Grella

Forse non tutti sanno che Bruce Nauman, da giovane, aveva intrapreso studi matematici, ma invece di un razionalissimo matematico è diventato un razionalissimo artista, sfatando, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che arte e razionalità, spesso, molto più spesso di quanto si ami credere, non possano convivere. Ed è proprio applicando il metodo rigoroso dell’indagine scientifica che verità, spesso indiscusse e tramandate, possono non bastare a fornire una percezione univoca e rassicurante della realtà. Visitare la magnifica mostra Neons Corridors Rooms del Pirelli Hangar Bicocca di Milano conferma ampiamente questa tesi ed è quindi fortemente consigliato, fino al 26 febbraio, costringere il vostro corpo a visitarla, visto che anche il vostro corpo diventerà parte della ricerca del grande artista americano. Bruce Nauman usa il corpo (soprattutto quello del visitatore), come materiale scultoreo umano e le sue installazioni non potrebbero vivere senza il corpo di chi le attraversa e le percorre. Il corpo del visitatore si trova a vivere in una sorta di “dasein” per usare un termine caro all’esistenzialismo, nell’opera stessa. “Esserci” questa potrebbe essere la traduzione del termine tedesco: esserci per esperire ed essere esperiti.

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Dineo Seshee Bopape – Born in the first light of the morning [moswara’marapo] @ Pirelli HangarBicocca, Milano

A R T E – M O S T R E


Articolo di Mario Grella

Non è solo da oggi, che sono attratto dagli artisti africani molto più vivaci, molto più motivati, molto più attenti è molto più prolifici dei cosiddetti artisti occidentali (sempre che queste definizioni significhino ancora qualcosa). Allora se amate l’arte africana contemporanea (ma anche se non sapete neppure cosa sia e/o come sia) non dovreste perdervi Born in the first light of the morning di Dineo Seshee Bopape, allestita nello “Shed” del Pirelli HangarBicocca a Milano. Di solito a questo punto sarebbe d’uopo presentare l’artista. Mi limiterò a dire che Bopape è nata a Polokwane, in Sudafrica, nel 1981 ed è proprio il luogo di nascita, più che il prestigioso curriculum di studi, che dà profondissimo senso alla sua arte che, inutile negarlo, ha necessariamente a che fare con molte avanguardie artistiche della seconda metà del Secolo breve, nonostante queste ancestrali e remote radici. Video, installazioni, Land Art, sono i mezzi coi quali la Bopape costruisce il suo universo segnico e i “resti” di un mondo fattuale, costruito spesso da terra, roccia, fuoco e acque che, quasi invariabilmente, ritornano al tema più caro all’artista africana: il colonialismo e l’Apartheid. Ispiratrici di Dineo Seshee Bopape sono state numerose figure di scrittori e attivisti anti coloniali del sud del mondo, come lo psichiatra e attivista Frantz Fanon, lo scrittore Sol Plaatje, la scrittrice femminista afro-americana Audre Lorde, il sociologo Stuart Hall, l’attivista anti-Apartheid Winnie Mandela.

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Classifica dei 50 (+2) migliori album del 2022

 

R E C E N S I O N E


Si conclude il nono anno di Off Topic, un anno di crescita e di apertura verso nuovi temi e nuovi collaboratori. Una cosa non cambia e non cambierà mai nelle nostre vite: ascoltare musica di qualità e diffonderla, soprattutto quella che più ci ha colpito e incuriosito. È tempo di bilanci e, come di consueto, di classifiche. Dal 2016, scaramanticamente, lasciamo alle parole di Simone Nicastro la retrospettiva dell’anno appena concluso. La selezione curata da Simone fotografa un periodo ricco di spunti interessanti, al di là delle posizioni assegnate, naturalmente soggettive. Una cosa è certa: la musica non è sicuramente mancata. Come sempre vi proponiamo questo elenco come interessante stimolo al confronto, perciò fateci sapere anche la vostra opinione, se vi va. Vi lasciamo alla lettura e all’ascolto, per augurarvi e augurarci un 2023 di gioia e di serenità. E naturalmente di buona musica!

La redazione

Articolo di Simone Nicastro

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Milo Scaglioni – Sketches in the sand [anteprima video]

I N T E R V I S T A


Articolo di E. Joshin Galani

Torna Milo Scaglioni, songwriter e musicista, dall’indiscutibile talento e sensibilità. Dopo il fantastico esordio con il suo primo album A Simple Present nel 2016, (trovate qui l’intervista) è tornato ad aprile con un nuovo singolo Sketches in the sand.
Abbiamo il piacere di avere in anteprima il video, accompagnato da due chiacchere con l’artista, che ha curato anche la realizzazione della clip. Buon ascolto e buona lettura.

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Onyricon – Alweg (2022)

   V I D E O


Articolo di Lucia Dallabona

Nel 1961, in concomitanza con l’Esposizione Internazionale del Lavoro e le celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia, a Torino venne inaugurata una futuribile e sostenibile mobilità urbana, la monorotaia.
La stessa si estendeva per circa 1.800 metri su un viadotto di cemento armato sopraelevato utilizzato come sostegno, guida, ed alimentazione elettrica del cosiddetto “treno-aereo” per la sua forma simile ad una fusoliera. Autentico gioiellino della tecnologia italiana non solo ammaliò i passeggeri, ma attirò l’attenzione di numerosi addetti ai lavori anche fuori dall’Italia, fra i quali decine di ingegneri giapponesi; nel Sol Levante, infatti, la prima monorotaia sospesa fu aperta solo nel 1970. Come troppo spesso accade, però, la nuova struttura restò in funzione costante solo per pochi mesi e venne chiusa definitivamente durante l’estate 1963. Nel presente resta l’auspicio che un progetto già esistente di conservazione e recupero della struttura possa al più presto ricevere adeguati finanziamenti per trasformarsi in lungimirante realtà.

Proprio la zona di Italia ’61 ha attirato l’attenzione del musicista e compositore Luca Giglio, in arte Onyricon, del quale qui vi avevamo già presentato il concept album Music For Monorail.

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Brown and the Cosmonauts – Helioscope (2022)

 S I N G O L I


Articolo di Lucia Dallabona

Il musicista e produttore Simone Catena, in arte “Brown”, dopo essersi dedicato, durante il periodo pandemico, alla scrittura di alcune bozze strumentali, nell’estate 2021 incontra il bassista Rino Cacciapuoti e il batterista Paolo Sabatini.
Di conseguenza, arriva la decisione di unire i rispettivi talenti per dare vita ai Brown and the Cosmonauts.
Si tratta di un progetto dagli intensi connotati post rock/psych rock con la presenza, in alcuni casi, anche di una linea vocale affidata al frontman Simone.

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Gabriele Compare – La Bambina e il Trapezista (Autoproduzione/distrib. TAG, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

C’è della buona musica, tra le note dell’album d’esordio del contrabbassista Gabriele Compare, nome nuovo nell’ambito dell’ormai ben nutrito panorama jazz italiano. Si tratta di una serie di composizioni che hanno il coraggio di mostrarsi per quello che sono, senza dissimulazioni intellettuali o, ancor peggio, sovra strutture rumoriste spesso vendute come avanguardia. È una musica che non ha fretta, questa di Compare, che procede al di fuori di schemi geometrici convulsi, sfebbrata da ogni ansia performativa, che sa essere equamente effervescente o rarefatta a seconda dell’estro compositivo e dell’intenzione estemporanea dei musicisti. Lo svolgimento delle tracce avviene con una certa linearità – finalmente si riescono ad ascoltare brani che non sembrano sempre patchwork di colori diversi e casuali – e non si trascura certo la componente melodica, anche se in questo caso non si ascoltano brani languidi o che cerchino di catturare l’approvazione di un pubblico più disposto. I moduli sono rigorosi, le leziosità restano fuori dalla porta e i brani si susseguono dando l’impressione di grande professionalità e seria preparazione. Il risultato ottenuto non è comunque di così facile acquisizione. Questo La Bambina e il Trapezista è uno di quei dischi che si devono “conquistare” mediante ripetuti ascolti, che si svelano passaggio dopo passaggio per entrare nei particolari e nelle pieghe delle composizioni, compenetrandole progressivamente fino ad arrivare a lambirne  l’essenza. E il cuore di tutto, per chi possiede il piacere e la pazienza dell’ascolto, è il luogo spesso nascosto della poesia, della grazia umile di chi, come Compare, parla una lingua non facilissima com’è il suo jazz. L’impressione è quella di maneggiare materia solida, malleabile, che fa del suo essere asciutta e sobria un buon motivo d’identità. Non siamo nell’ambito ambiguo di ciò che per comodità chiamiamo mainstream ma nemmeno in quei territori di confine in cui si perdono i contatti con la tradizione per allacciare nuovi legami, spesso tanto arditi da essere stravaganti. Come accade in tutte le cose, non tutti gli ingredienti musicali che compongono questo insieme sono alla stessa altezza qualitativa e di questo ne parleremo strada facendo. Quello che importa però sottolineare è la serietà progettuale dell’album, il suo essere omogeneo, tangibile, una materia sonora che non svapora dopo un ascolto distratto ma che invece incuriosisce, intriga, spinge ad interpretarne sia il metatesto che l’aspetto lirico. Accanto al contrabbasso di Compare si muovono tre figure indispensabili alla buona riuscita dell’album che sono Gianluca Zanello al sax contralto – di lui riesco a focalizzare un buon lavoro del 2018, il suggestivo Yellow Loud Things – Valerio Scrignoli alla chitarra elettrica – forse il più “navigato” del gruppo e se avete voglia di ascoltare qualcosa di bello cercate, anche in streaming, il suo disco uscito in trio per “Dodici Lune” dedicato a John Coltrane, Changing Train del 2005 – e infine Marco Falcon alla batteria, giovanissimo musicista di 25 anni.

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Emma Nolde: un nuovo capitolo di vita e di musica

I N T E R V I S T A


Articolo di Francesca Marchesini

Durante la sesta serata di Concorto Film Festival, festival internazionale di cortometraggi giunto quest’anno alla sua ventunesima edizione, ho avuto modo di intervistare la musicista Emma Nolde, presente all’evento come ospite e membro della giuria ufficiale. Dopo il debutto nel 2020 con l’album Toccaterra, lo scorso 3 giugno è uscito Respiro, primo brano estratto dal secondo disco in studio della cantautrice toscana; il 9 settembre sarà pubblicato un secondo singolo, La Stessa Parte Della Luna.

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