I N T E R V I S T A
Articolo di Nadia Cornetti
Esce in anteprima il 26 aprile il nuovo video del singolo Millones degli Interiorama, progetto internazionalissimo composto da musicisti con esperienza pluriennale: ognuno di loro ha suonato con i rispettivi progetti su palchi di rilievo e hanno condiviso la scena con artisti importanti, del calibro – per esempio – di Tonino Carotone. Troviamo, inoltre, il loro nome tra gli artisti dell’Istituto Nazionale di Cumbia, guidato da Davide Toffolo.
Dopo aver incontrato nel loro cammino (di vita, oltre che musicale) ritmi e linguaggi diversi, quello che risulta oggi dal loro progetto è una fusion molto ben amalgamata di sound leggeri, allegri e sperimentali al contempo, che, come ci racconta Gianluca, è un ottimo veicolo di supporto alla divulgazione di un pensiero attuale e – a volte – tutt’altro che leggero.
Ciao ragazzi, intanto complimenti per la vostra nuova uscita. Il significato del vostro ultimo singolo e video Millones è davvero molto netto e incisivo: quando e perché avete deciso di portare nella vostra musica un messaggio così fortemente “politico” (uso questa parola nel senso degli antichi Greci del termine, ovvero nel senso meno attuale e da cronaca) e legato alla nostra permanenza come specie su questo pianeta? Penso si sia trattato di una forte urgenza da parte vostra, percepisco che la situazione di questa società vi sta creando un forte disagio, me lo confermate?
Ciao Nadia ben trovata, grazie per i complimenti e per il riferimento al messaggio politico, che condividiamo in pieno proprio nel senso originale del termine. Per quanto riguarda l’arco di tempo della consapevolezza del testo, posso dire che l’ho scritto diversi anni fa, negli anni latinoamericani, dopo una parentesi di vita milanese durata 9 anni e in cui la città, i ritmi e la frenesia/alienazione del sistema mi hanno profondamente influenzato. Il perché è abbastanza ovvio per me, ma giustamente non per tutti, quindi lo ribadisco qui: c’è assoluto bisogno di prendere una posizione netta sulla questione e questo è il nostro modo per farlo. Parlare di disagio nel vivere questo tipo di società è riduttivo. È proprio un malessere quello che ci portiamo dentro, sia esso più o meno consapevole. Nel nostro caso è consapevole e scrivere mettendo in musica le parole è un ottimo modo per creare catarsi. Farlo poi con un andamento “leggero” come quello “cumbianchero” e in una lingua che ha un bacino di utenza di circa seicento milioni di persone nel mondo, speriamo serva per far arrivare il messaggio il più lontano possibile.
Osservando le immagini del video di Millones percepisco una forte denuncia di come la società ci voglia sempre più tutti uguali come un gregge di pecore, messaggio ripreso dal testo. Come è avvenuta la scelta delle immagini del vostro video?
La verità è che cercavamo un modo per fare un video low budget e abbiamo scoperto che in rete si trovano archivi giganti di immagini royalty free. Ci siamo concentrati piuttosto banalmente su immagini che potessero creare riferimenti sia con il testo in modo letterario, ma anche con il messaggio in generale che il brano vuole dare; lo abbiamo montato e dopo abbiamo cercato aiuto nel veicolare il tutto con un immaginario il più possibile psichedelico e che facesse riferimento a tutto il movimento della “chicha”, che altro non è che la sperimentazione (partita dagli anni 60 e ancora in auge) del ritmo cumbia, introducendo suoni più acidi e psichedelici, e che nell’attualità prende anche il nome di “elettrocumbia”. L’aiuto in questo caso ci è arrivato da Mr. Paquiano (Istituto italiano di cumbia, Viva Malagiunta) nelle vesti di Mr. Chamuyo, come gli piace firmarsi. Il lavoro di Nahuel ha creato questa “pasta psichedelica” che si trova nel video, rendendo il tutto molto “sixties”, anche i primi piani di Pablo (Chimango) che ha prestato la sua immagine e la sua voce di consolidato rumbero internazionale per il nostro “descabellado” progetto!

Passiamo all’aspetto più puramente musicale: ci raccontate quali sono stati i punti salienti del cambio di sonorità del vostro progetto dal 2012 a oggi?
Che bella domanda, grazie Nadia. Allora… Interiorama è partito da una mia idea (Gianluca ndr), quella di fondere la mia cultura musicale con quella che incontravo nel “camino de la vida”. Nel primo momento latinoamericano, durato all’incirca 7 anni, era tutto molto acustico e “callejero”, sia per ragioni logistiche (mi muovevo spesso tra Costa Rica, Nicaragua, Panama e Messico, senza auto) che per ragioni economiche (non avevo una lira). È sempre stato un progetto open, nel senso che i musicisti che ne hanno fatto parte erano quelli che incontravo, anche se in un primo momento la presenza di Larissa Granda Hernandez e Lucas Salvatierra è stata costante e preziosa, tanto che ancora oggi canto un paio di testi scritti da Larissa. Dopo un momento di pausa durato alcuni anni, diciamo poi che l’ingresso di Samuel Pellegrini (MASU, Bifolchi, Senura) al mio ritorno in Italia ha segnato la svolta più elettronica e sperimentale. Samuel è un polistrumentista d’eccezione (basso, tastiere, chitarra, percussioni) e anche un gran sperimentatore di elettronica. Con il suo arrivo il sound ha trovato decisamente il suo sentiero e quindi alla mia vena cumbia/dub/reggae si è aggiunta tutta la parte elettronica e il suo sapere molto più rock/prog che ha trasformato Interiorama in un vero progetto world music. L’alternanza poi di vari chitarristi (Massimo Galli, Luca Franci), fino ad arrivare attualmente alla presenza costante di Michele Pineschi (Miserè de la philosophie, Emotional Ketchup Burst) ha infine introdotto quelle atmosfere afro/funk/blues che ci stanno caratterizzando. Una miscela di suoni che ci piace definire la nostra “Elegancia Tropical-Mediterranea”.
Rimanendo in ambito musicale, la vostra musica è una fusion che unisce tanti suoni e mondi diversi, dal Sud America, chiaramente, fino all’Africa; che cosa vi piace della musicalità “esotica” e distante dalla più classica musica tradizionale Europea? Secondo voi vi ha aiutato a parlare dei temi che vi stanno a cuore oppure non ha influito?
Facciamo un inciso: siamo dell’idea che gli ascolti musicali che una persona fa nella propria vita ne condizionano sempre la vena creativa, qualsiasi essa sia. Per quanto mi riguarda iniziare a comprendere i testi in spagnolo esattamente come posso comprendere un testo in italiano ha significato introdurre nel mio bagaglio una marea di canzoni e musica in più e di conseguenza attingere per testi e melodie ad un archivio molto più ampio. Samuel e Michele arrivano – generalizzando – da un background molto più rock/blues e questa commistione di cose fa sì, come ti dicevo, che il sound acquisisca una connotazione molto più world. A me in particolare del “tropicalismo” piace l’aspetto legato alla “patchamama”, come per tutta la cultura indigena latinoamericana. Più che la sacralità religiosa mi affascina la sacralità legata al mondo naturale, animali, alberi, fiori, vegetazione in generale, che ci insegna come e dove muoversi per essere a ritmo con l’ambiente che ci circonda, cosa che riscontro meno presente nella classica musica europea, se non quella legata più al folklore e alla musica popolare. In questi termini credo proprio che rispetto alla scrittura “la musicalità esotica” come la chiami tu, mi abbia influenzato decisamente. Il disco che uscirà ad inizio estate è un simposio di argomenti legati alla madre terra e a come la nostra società e il nostro modo di vivere (senza fare troppi moralismi, beninteso) siano il modo meno ideale di portare avanti le nostre comunità e di conseguenza il modo meno ideale per influenzare i nostri figli. Detto questo poi diventa un discorso personale di scrittura ed approccio alla vita, diciamo che comunque per quanto riguarda Interiorama Africa, America Latina ed Europa Mediterranea sono sicuramente fonti di ispirazione attualissime e di grossa influenza. Questo non toglie però che nel futuro vorremmo proprio cercare di farci influenzare da altre latitudini e altre sonorità, ce lo siamo già detto.
Photo © Luca Conviti – Stefano Parlanti
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