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ARTE

Yuri Ancarani – Lascia stare i sogni @ PAC, Milano

A R T E – M O S T R E


Articolo e immagini di Mario Grella

In una intervista, per altro non molto recente, Yuri Ancarani, videomaker italiano, afferma che tutte le immagini filmiche (o quasi tutte) e tutte le immagini televisive (in questo caso proprio tutte), portano con sé una visione del mondo, accompagnano cioè lo spettatore, in una “narrazione”, come si dice oggi. Ancarani adotta un punto di vista molto diverso: la macchina da presa è spesso fissa e lascia parlare le immagini. La sua mostra al Pac di Milano aperta fino al prossimo 11 giugno, fa il punto su oltre vent’anni di lavoro dell’artista ravennate. Lascia stare i sogni, è il significativo titolo di questa interessante rassegna di video che toccano temi molto diversi tra loro, ma che sono legati da questo sguardo, algido ma attento, neutro ma rivelatore, degli stridenti contrasti del nostro vivere. “Il Capo” proiettato su uno schermo gigantesco, accoglie il visitatore con la sua solenne imponenza. Si tratta di un video del 2010 girato in una cava di marmo delle Alpi Apuane, dove un uomo con una mimica più simile a quella di un direttore d’orchestra che di un cavatore di pietre, dirige con sapiente maestria il movimento di escavatori che tagliano e spostano giganteschi e candidi blocchi di marmo.

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Inge Morath – Fotografare da Venezia in poi @ Museo di Palazzo Grimani – Venezia

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Articolo di Elena Colombo

Camminando per le calli di Venezia, cercando di farsi strada tra i turisti, un manifesto ha catturato la mia attenzione: è in bianco e nero, raffigura centinaia di piccioni che prendono il volo in piazza san Marco. La fotografia coglie perfettamente l’attimo vibrante in cui gli uccelli si librano verso l’alto, mentre sullo sfondo si intravedono le cupole della basilica. Osservandola, colpisce soprattutto la differenza tra i piccioni in primo piano e quelli che hanno già spiccato il volo, in un movimento vorticoso di ali.
“Inge Morath- Fotografare da Venezia” recita il manifesto. Incuriosita, decido di recarmi a palazzo Grimani, dove fino al 4 giugno 2023 è allestita la mostra. So poco di fotografia: prima di vedere questa mostra, Inge Morath per me era un nome sconosciuto. Ringrazio quindi la mia curiosità – e chiedo scusa per la mia ignoranza – che mi ha permesso di incontrare la prima fotogiornalista donna dell’agenzia Magnum Photos, fondata da nientepopodimeno che (è il caso di dirlo) il celebre Robert Capa.

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Mr & Mrs Clark. Ossie Clark and Celia Birtwell. Fashion and Prints 1965-1974 @ Fondazione Sozzani, Milano

A R T E – M O S T R E


Articolo di Mario Grella

Se prima del dieci aprile qualcuno di voi volesse fare un tuffo nella Londra punk, nelle sue icone, ma soprattutto nella sua moda, non dovrà far altro che visitare la piccola, ma preziosa mostra, allestita alla Fondazione Sozzani di corso Como 10, ed intitolata Mr & Mrs Clark. Ossie Clark and Celia Birtwell, fashion and paints 1965-1974. La mostra, curata da Federico Poletti, mette in posa la produzione originale e dirompente di due tra i più celebrati stilisti della Londra di quegli irripetibili anni. Chi pensasse però ad una semplice mostra sulla moda sarebbe fuori strada, poiché quella della Fondazione Sozzani è una mostra di atmosfere: abiti, film, fotografie e disegni che caratterizzarono la capitale britannica a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e la metà dei Settanta.

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Zerocalcare. Dopo il botto @ Fabbrica del Vapore, Milano

A R T E – M O S T R E


Articolo di Mario Grella

Il paradosso di Zerocalcare sta, a mio parere, tutto nel fatto che è talmente bravo nello scrivere i testi e nell’affabulare la trasposizione in video dei suoi fumetti, da far sembrare i suoi disegni quasi un commento del testo e non viceversa, mentre invece il segno grafico è di prim’ordine. La mostra allestita a La Fabbrica del Vapore di Milano dal titolo significativo Zerocalcare. Dopo il botto (aperta fino al 23 aprile prossimo), con le sue oltre 500 tavole esposte e i numerosi video, manifesti, libri, locandine, fotografie, rende pienamente giustizia a questo artista a tuttotondo. Sebbene nella mostra sia presente un’ampia fetta della produzione di Zerocalcare, si può tranquillamente affermare che il focus di questa esposizione è certamente il racconto della frammentazione sociale all’indomani della pandemia. Intorno a questo tema ruotano i numerosi video esposti e molte storie a fumetti.

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Bruce Nauman – Neons Corridors Rooms @ Pirelli HangarBicocca, Milano

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Articolo di Mario Grella

Forse non tutti sanno che Bruce Nauman, da giovane, aveva intrapreso studi matematici, ma invece di un razionalissimo matematico è diventato un razionalissimo artista, sfatando, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che arte e razionalità, spesso, molto più spesso di quanto si ami credere, non possano convivere. Ed è proprio applicando il metodo rigoroso dell’indagine scientifica che verità, spesso indiscusse e tramandate, possono non bastare a fornire una percezione univoca e rassicurante della realtà. Visitare la magnifica mostra Neons Corridors Rooms del Pirelli Hangar Bicocca di Milano conferma ampiamente questa tesi ed è quindi fortemente consigliato, fino al 26 febbraio, costringere il vostro corpo a visitarla, visto che anche il vostro corpo diventerà parte della ricerca del grande artista americano. Bruce Nauman usa il corpo (soprattutto quello del visitatore), come materiale scultoreo umano e le sue installazioni non potrebbero vivere senza il corpo di chi le attraversa e le percorre. Il corpo del visitatore si trova a vivere in una sorta di “dasein” per usare un termine caro all’esistenzialismo, nell’opera stessa. “Esserci” questa potrebbe essere la traduzione del termine tedesco: esserci per esperire ed essere esperiti.

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Dineo Seshee Bopape – Born in the first light of the morning [moswara’marapo] @ Pirelli HangarBicocca, Milano

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Articolo di Mario Grella

Non è solo da oggi, che sono attratto dagli artisti africani molto più vivaci, molto più motivati, molto più attenti è molto più prolifici dei cosiddetti artisti occidentali (sempre che queste definizioni significhino ancora qualcosa). Allora se amate l’arte africana contemporanea (ma anche se non sapete neppure cosa sia e/o come sia) non dovreste perdervi Born in the first light of the morning di Dineo Seshee Bopape, allestita nello “Shed” del Pirelli HangarBicocca a Milano. Di solito a questo punto sarebbe d’uopo presentare l’artista. Mi limiterò a dire che Bopape è nata a Polokwane, in Sudafrica, nel 1981 ed è proprio il luogo di nascita, più che il prestigioso curriculum di studi, che dà profondissimo senso alla sua arte che, inutile negarlo, ha necessariamente a che fare con molte avanguardie artistiche della seconda metà del Secolo breve, nonostante queste ancestrali e remote radici. Video, installazioni, Land Art, sono i mezzi coi quali la Bopape costruisce il suo universo segnico e i “resti” di un mondo fattuale, costruito spesso da terra, roccia, fuoco e acque che, quasi invariabilmente, ritornano al tema più caro all’artista africana: il colonialismo e l’Apartheid. Ispiratrici di Dineo Seshee Bopape sono state numerose figure di scrittori e attivisti anti coloniali del sud del mondo, come lo psichiatra e attivista Frantz Fanon, lo scrittore Sol Plaatje, la scrittrice femminista afro-americana Audre Lorde, il sociologo Stuart Hall, l’attivista anti-Apartheid Winnie Mandela.

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Recycling Beauty @ Fondazione Prada, Milano

A R T E – M O S T R E


Articolo e immagini di Mario Grella

Che questa mostra non si possa leggere indipendentemente dal luogo che la ospita, lo si evince già dalle parole di Rem Koolhaas nel catalogo. Non dimentichiamo che Koolhaas è l’architetto che ha curato il restauro dell’antica distilleria della periferia sud di Milano che, come d’incanto, si è trasformata nella meraviglia che conosciamo. Tutto questo è pertinente con la mostra? Lo è, visto che il curatore Salvatore Settis ha voluto intitolarla Recycling Beauty. Non si tratta della semplice esposizione di una serie di sculture di epoca classica, bensì di un progetto più sottile, così come di grande acume fu la prima mostra con cui fu inaugurata la Fondazione Prada nel 2015, quel Serial Classic che proponeva una lettura molto originale della statuaria greco-romana, come grande creazione “collettiva”.

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Mondo Reale @ Triennale, Milano

A R T E – M O S T R E


Articolo di Mario Grella

“Man in the boat” di Ron Mueck e “Real World” di Alex Cerveny, sono certamente tra le opere d’arte contemporanea che tra la scorsa primavera e l’inizio dell’autunno hanno suscitato in me le maggiori emozioni. Naturalmente non le uniche visto che, nella consueta parentesi parigina di fine estate, ho avuto modo di turbarmi, e non poco, con “Echo2” di Philippe Parreno, al centro della Rotonde della Bourse de Commerce (purtroppo mi sono colpevolmente perso “Storia della notte e destino delle comete” di Gian Maria Tosatti nel Padiglione Italia alla biennale veneziana, ma non si ha quasi mai tempo per tutto). Certamente si tratta di umori e riflessioni molto diverse, ma per chi scrive, di sicuro queste sono le tre opere d’arte più suggestive di questo 2022. Chi volesse condividere questo mio godimento estetico/estatico, ha ancora tempo fino all’undici dicembre per lasciarsi inquietare da “Man in the Boat” e da “Real World”, esposte entrambe, nella magnifica mostra intitolata appunto Mondo Reale realizzata, non per caso direi, con la parigina Fondation Cartier, nell’ambito della XXIII Esposizione della Triennale di Milano, intitolata “Unknow Unknows”.

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L’Arte come stile di vita – Intervista a Luca Bravo

I N T E R V I S T A


Articolo di Barbara Guidotti

Da Warhol a Banksy è la mostra d’arte che in questi giorni sta creando una piccola rivoluzione a Fiorenzuola d’Arda, una realtà di provincia che per la prima volta si trova ad ospitare, nella storica cornice di palazzo Bertamini-Lucca, opere riconducibili alla pop e street art di autori di levatura internazionale.
Off Topic ha incontrato il curatore della mostra, Luca Bravo, che da anni opera nel mondo dell’arte contemporanea come art consultant e art dealer, e al quale si deve la realizzazione di questa iniziativa “controtendenza”: portando l’arte in una dimensione territoriale non convenzionale, di matrice locale, Bravo ha infatti dato vita ad un evento di notevole risonanza mediatica, ma tale da conservare una caratterizzazione di nicchia ed un’atmosfera intima che ne valorizzano il carattere “sperimentale” e innovativo.

Il percorso della mostra – ideata da Bravo con il Comune di Fiorenzuola d’Arda e la Deodato Arte di Milano -, ci accoglie con il volto di Marilyn Monroe (“This is not by me”, nella rappresentazione pop divenuta ormai iconica di Andy Warhol) e si snoda tra gli stucchi e gli affreschi della location settecentesca (ispirati alle Metamorfosi di Ovidio e dipinti da Bartolomeo Rusca) accompagnando il visitatore in un viaggio nella street art internazionale.
Angelo Accardi (che incorpora nelle proprie opere elementi simbolici introducendoci nel suo mondo “misplaced”), classe 1964, e Daniele Fortuna (che reinterpreta in chiave pop e con tecniche innovative soggetti ispirati alle sculture classiche), classe 1981, sono gli artisti italiani giustapposti a street artists internazionali come Keith Haring, lo statunitense Shepard Fairey (Obey), il francese Thierry Guetta (Mr. Brainwash) ed il celeberrimo Banksy, la cui identità tuttora ignota, unita ai contenuti provocatori delle sue espressioni artistiche, ne ha ormai fatto una figura leggendaria sulla scena dell’arte contemporanea.

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