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MUSICA

Bad Blues Quartet – White Gloves (Overdub Recordings, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Antonio Spanò Greco

I Bad Blues Quartet, apprezzata band sarda, hanno di recente pubblicato il quarto lavoro discografico, terzo in studio, che segue il live del 2021 registrato e filmato dal vivo in un teatro vuoto a causa delle restrizioni dovute alla famosa pandemia (leggi qui). Eleonora Usala alla voce, Federico Valenti alla chitarra elettrica, acustica e resofonica, Gabriele Loddo al basso, chitarra elettrica, acustica e resofonica e Frank Stara alla batteria sono i componenti della band che esordisce nel 2017 (leggi qui), raccogliendo subito intorno al gruppo interesse e considerazione che si rafforza con l’uscita del secondo disco (leggi qui). Girano in lungo e in largo la penisola, partecipano ai più importanti festival blues nostrani, mettono in mostra un groove possente e corposo, intriso di blues, funk e rock, e con la voce di Eleonora, molto potente e singolare, creano un feeling immediato e coinvolgente con il pubblico.

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Iron & Wine – Light Verse (Sub Pop Records, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Sabrina Tolve

Nelle eteree melodie di Light Verse, il cantautore Sam Beam, meglio conosciuto come Iron & Wine, ci invita in un viaggio intimo e riflessivo attraverso, con una delicatezza che ricorda il sussurro di una brezza primaverile. La nuova fatica di Sam Beam, infatti, si inserisce perfettamente nella sua narrativa musicale, offrendo un’esperienza che si estende tra malinconia e riflessione, senza mai perdere il suo carattere avvolgente e intimo, e dove ogni nota è un tassello di un mosaico di luce che si dipana dolcemente sotto i nostri occhi. Con Light Verse, Beam ritorna alla sua produzione solista dopo quasi sette anni, e ci regala un’opera che si concentra sull’intimità e sui momenti di quieto stupore. L’album, nonostante la sua atmosfera raccolta, non passa inosservato.

Grazian – ‘Nonostante’, un ritorno con un senso di freschezza

I N T E R V I S T A


Articolo di Riccardo Provasi

Pochi giorni fa ho avuto il piacere di intervistare Alessandro Grazian, cantautore padovano che ormai dai primi anni duemila insegue ogni suo desiderio artistico e dà vita ad un numero impressionante di progetti. Potete incontrare il suo nome come chitarrista in bande e gruppi, coautore e autore di brani e composizioni di ogni genere, dal già citato cantautorato in salsa progressive – punk – psichedelica alle suggestive realizzazioni con lo pseudonimo di Torso virile Colossale fino a esperienze nell’arte plastica e figurativa. Il 12 aprile è uscito Nonostante, un nuovo singolo, un nuovo tassello, un vero e proprio “nuovo inizio”: il progetto ora è solo a nome Grazian, come fosse tutto un altro essere, tutta un’altra avventura. Abbiamo parlato di musica, di speranza, di futuro, perché Nonostante non solo è un ottimo prodotto musicale, ben realizzato tecnicamente e godibile sotto il profilo sia lirico che compositivo, ma è una porta sul presente, uno spunto di riflessione su ciò che sta avvenendo nel mondo.

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Cesare Basile – Saracena (Viceversa Records, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Monica Gullini

Cesare Basile ha il potere di farmi sentire il dolore e la sofferenza degli esseri umani. Se leggesse la quarta parola che ho usato associandola alla sua musica, non la prenderebbe bene, proprio perché il suo scopo – e anche qui non uso termini a lui aderenti, non me ne voglia – è mettere in luce tutte le storture e le ingiustizie che il potere porta con sé. In Saracena c’è una tristezza atavica, ci sono secoli e secoli di dominazioni, di vessazioni e migrazioni. C’è la spartenza, declinata in ogni sua forma. E cresce lo sdegno per una umanità trascinata sull’orlo del baratro, un’umanità massacrata, alla quale viene cancellata persino la genesi. In Saracena, in uscita il 3 maggio, c’è tutta la pena per un conflitto – quello israelo-palestinese riaccesosi con veemenza lo scorso ottobre – che cancella radici, fiori e intere generazioni.

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Alberto Visentin – Back Again (Autoprodotto, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Antonio Spanò Greco

Alberto Visentin è un trentanovenne chitarrista e cantante veneto, di Conegliano. Ha da poco pubblicato, per il momento solo in vinile, il suo secondo lavoro discografico, Back Again, che segue Away (2022), EP d’esordio con ben 7 brani, che aveva ben impressionato e ricevuto unanimi consensi per la capacità espressiva delle canzoni e per la caratteristica voce piena di sfumature. Alberto ama l’America e tutta la sua musica, in special modo il filone afroamericano con tutti i suoi derivati, il blues in primis, seguito dal soul, dal funk, dal rock e dal reggae. All’età di 31 anni decide di volare negli U.S.A., prefissandosi di suonare e vivere alla giornata, approda a New Orleans, suona per le strade della Big City e conosce nuovi amici. Nei frequenti viaggi si sposta anche in Texas ad Austin, dove frequenta Jam, viene invitato a suonare su diversi palchi, Santa Barbara, New York, Colorado e finanche alle Hawaii.

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Tre Allegri Ragazzi Morti – Garage Pordenone (La Tempesta Dischi, 2024)

R E C E N S I O N E


Articolo di Cinzia D’Agostino

Niente autoreferenzialità e niente autocelebrazioni, questo ultimo Garage Pordenone suona limpidamente come un autentico disco alla maniera dei TARM. Benvenuti quindi all’incredibile spetaculo de la vida, benvenuti all’incredibile spetaculo de la muerte, in tutta la sua purezza “patti chiari e vaffanculo”. Uscito il 12 Aprile per la Tempesta Dischi, in concomitanza per spegnere le trenta candeline della band friulana, è un lavoro che l’adolescenza proprio non vuole farla svanire via nei ricordi. E meno male. Più di chiunque altro, hanno sempre saputo abilmente sperimentare, partendo dal punk e spaziando nei generi, dal reggae allo swing per poi virare verso la cumbia, pur mantenendo la loro identità e il rock onirico che da sempre li contraddistingue. Come questo disco, dove la loro autenticità è indiscutibilmente protagonista e nel quale scorrono con leggerezza questi 35 minuti di energia e freschezza.

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Chet Baker & Jack Sheldon – In Perfect Harmony: The Lost Album (Elemental Music, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Chesney Henry “Chet” Baker, Jr. aka Chet Baker, per chi non lo sapesse è stato uno dei più grandi artisti, musicisti, trombettista, flicornista, cantante e compositore statunitense. Tra i principali esponenti del genere conosciuto come “cool jazz”. Noto per il suo stile lirico e intimista, nasce a Yale, Oklahoma il 23 dicembre 1929. Una vita travagliata, impossibile, genio e sregolatezza, musica e droga, prigioni, droga e ancora musica. Quando la famiglia emigra in California, Chet ha appena 10 anni. Il padre é un suonatore di banjo dilettante ma ammiratore di Jack Teagarden e gli regala un trombone. Chet, affascinato all’epoca da Harry James, si affretta a scambiarlo con una tromba. Ancora assai giovane è nell’orchestra della scuola, a Glendale, California. Diventerà uno dei trombettisti, più importanti, più influenti di tutti i tempi. Un trombettista dalla delicatezza, dalla fragilità, dal soffio e dall’incrinatura originale e unica. Le sue esecuzioni sono imperniate sulla ricchezza melodica e dalla ricerca dell’effetto e lo sfoggio di citazioni e improvvisazioni al tempo stesso. La sua voce, struttura evanescente che avvolge la melodia, si dispiega fino al limite estremo. Fortissimo nell’improvvisazione, nello scat che diventa complemento della sua stessa tromba.  

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Nine Horses – Snow Borne Sorrow (Samadhisound /Universal, 2005, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Monica Gullini

La storia che vi racconto oggi parte da lontano, da alcune suggestioni che David Sylvian ebbe ancora prima di scarnificarsi l’anima con Blemish. L’artista britannico era in aria di separazione con la moglie Ingrid Chavez e quella macchia fatta melodia non fa nulla per nascondere il malessere che la fine di un amore porta con sé. Tuttavia, esistevano ancora flebili bagliori di ricordi e la lucida volontà di tenerli a mente intervallandoli con melodie di ispirazione jazz e campionamenti eterei e decadenti, come in un linguaggio morse più articolato del punto linea. Per certi versi, Snow Borne Sorrow può essere considerato il paratesto a Blemish. Potreste obiettare che i Nine Horses pubblicano nel 2005, mentre l’ex frontman dei Japan dà alla luce l’album più minimale della sua intera carriera – e seminale, aggiungo io, perché da quel filone è nato qualcosa che si può ascoltare solo con gli occhi della mente – due anni prima. Cronologicamente non potrei controbattere. Dal punto di vista artistico, invece, i brani di Snow Borne Sorrow nascono molto prima di Blemish e con esso convivono come gemelli siamesi: ecco spiegato perché rappresentano a pieno titolo i due album che amo di più in assoluto. Il primo è un lavoro raffinato, intimo, cerebrale e languidamente oscuro. È una favola tragica che si sviluppa nella metropoli più selvaggia, un sogno dolce amaro sceneggiato a perfezione da Sylvian, Steve Jansen e Burnt Friedman.

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Puà – Animali (WWNBB Collective / Dischi Sotterranei, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Nadia Cornetti

Si può essere immensamente retrò eppure freschi e innovativi nello stesso tempo? Con pochissimi nuovi ascolti, sinora, ho avuto questa percezione; certamente l’ho avuta in questo mio ultimo incontro musicale, quello con i Puà. Giovane duo romano, nato dall’incontro quasi casuale tra il cantautore e produttore – nonché fondatore del Pom Pom studio – Edoardo Elia, e la cantautrice e Visual Artist Simona Catalani (già nota nella musica con il progetto Simmcat), i Puà sono il punto d’arrivo di un progetto musicale iniziato tra le mani di Edoardo almeno 5 anni or sono, e culminato, per l’appunto, con la fatale aggiunta della soave voce di Simona a rendere il progetto completo e certamente dotato di una demarcata personalità. Le due voci appaiate, a completarsi e a contrastare all’unisono, sembrano un tutt’uno ma contemporaneamente sono nettamente distinguibili, e donano un tocco acusticamente speciale: il risultato è il loro primo delizioso lavoro, Animali, un album a nove tracce – interamente cantate in lingua inglese – fuori dallo scorso 5 aprile per WWNBB Collective e Dischi Sotterranei.

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