R E C E N S I O N E
Recensione di Andrea Notarangelo
Parlare dei Coldplay non è mai semplice. Anzi, parlare dei Coldplay non è più semplice. Non si può giudicare l’artista attraverso un preconcetto, eppure, risulta complesso evadere da questa gabbia per poter farsi un’idea precisa sulla sua opera. Nel 2021 post emergenza pandemica, Chris Martin e soci, in modo strategico tornano in estate con un singolo che più catchy non si può; quella Higher Power che ci sprona ad utilizzare una forza superiore che è dentro di noi. La speranza si costruisce nello sviluppo del testo, dove il protagonista pensa di non farcela e ripete a sé stesso una cantilena come “un disco rotto” (I’m like a broken record).All’improvviso, un corto circuito emozionale con il canto al contrario interpretato da Chris (Drocer nekorb a ekil mi), segna la svolta e il richiamo primevo e celeste al lasciarsi andare e sprigionare il proprio potenziale. Con queste premesse sotto l’ombrellone,ci si attendeva in autunno un ritorno ai mille colori dell’arcobaleno come già capitato in passato (A Head Full of Dreams del 2015 e Mylo Xyloto del 2011). In parte è così, ma Music of the Spheres, tenta la carta della ripresa degli stilemi di album quali Ghost Stories (del 2014), decisamente introspettivo e Everyday Life, penultimo disco dove venivano affrontati un’infinità di generi cercando un filo conduttore che li legasse tutti.
