R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

Tra i personaggi più amati della musica, Sting vanta un curriculum vitae lungo come la muraglia cinese e una carriera costellata di successi e riconoscimenti. Musicista, scrittore, autore teatrale e attivista: dagli anni ’70 ad oggi ha venduto oltre 100 milioni di album (tra Police e avventura solista), vinto 11 Grammy, ricevuto 4 nomination agli Oscar, organizzato eventi benefici per le associazioni che supporta, ma, soprattutto, sembra aver fatto un patto con il diavolo per l’energia che ancora sprigiona sul palco e per la continua voglia di andare avanti con progetti sempre nuovi. Nel 2019 si era imbarcato in un tour mondiale per promuovere l’album My Songs da cui, successivamente, aveva tirato fuori undici tracce live, poi, in autunno, avrebbe dovuto pubblicare Duets, la raccolta di duetti collezionati dal 1992 ad oggi, ma, a causa della pandemia, il tutto era stato posticipato al 19 marzo 2021 ed ecco finalmente i diciassette brani a ripercorrere il lungo cammino fatto da Sumner dopo lo scioglimento dei Police, che lo ha portato con la sua inconfondibile voce ad esplorare tutte le possibili sfumature della musica, dal pop al rock, dal reggae al jazz.

Alcune di queste tracce le conoscevo già, altre le ascolto per la prima volta, tutte mi sorprendono per la delicatezza con cui ti arrivano al cuore. Storie di lunghe amicizie, come quella che lo lega a Zucchero fin dai tempi del Pavarotti and Friends, o quella con Shaggy di cui condivide il management e la passione per la sua terra natia, la Jamaica, dove Sting aveva scritto Every Breath You Take, brano insignito lo scorso anno del BMI Pop Awards come la canzone più trasmessa di sempre dalle radio americane (oltre 15 milioni di passaggi).

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