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Tamar Osborn

Sarathy Korwar – Kalak (The Leaf Label, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Per una volta, anziché dei musicisti o del titolo dell’album o magari del concept che lo ha generato, incominciamo dagli studi in cui questo magnifico lavoro è stato registrato. Se si parla di Real World Studios, il pensiero corre subito al nome di Peter Gabriel. Gli Studios sono nati nel 1986, nei pressi di Bath (Uk), con un progetto già tutto insito nel nome. Ed è idealmente in questo solco che si può inscrivere Kalak, del grande percussionista Sarathy Korwar (batteria, percussioni, voce ed elettronica)e attorno al quale si sono riuniti Alistair MacSween, Danalogue e Photay ai sintetizzatori, Magnus Mehta alla batteria e Tamar Osborn ‘Collocutor‘, al sax baritono, flauto, ed elettronica. L’album è incentrato sui ritmi tradizionali dell’Asia orientale che Sarathy Korwar definisce indo-futuristi. Ma si sa le definizioni sono un conto e la musica è un altro, anche se il titolo della prima traccia, sembra dirla lunga sull’intento di far mente locale della cultura e della storia delle comunità indigeni (e del genius loci). Vale allora la pena di ascoltarla questa A Recipe to Cure Historical Amnesia, manifesto programmatico dell’intero lavoro, scandito su una base di fruscii di una foresta pluviale, che si fa memoria della memoria, indispensabile per conservare il passato pur proiettandosi nel futuro, poiché è il passato stesso ad essere al contempo dietro di noi e davanti a noi. E il ricordo si fa ancora musica nel secondo brano che si intitola proprio To Remember, seppure cantato in una delle tante lingue dravidiche del sud dell’India. Del resto questo paradigma della circolarità del tempo è presente anche nella copertina del disco, tratto da un antico simbolo indiano e ridisegnato dalla designer di New Delhi Sijya Gupta.

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NovaraJazz Weekender – Fall Edition @ Spazio Nòva, Novara – 12 e 13.11.22

A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella

Nj Weekender Fall Edition è la “due giorni” autunnale di NovaraJazz che si è tenuta sabato e domenica scorsi presso lo Spazio Nòva, ricavato all’interno della gigantesca ex Caserma Passalacqua nel cuore della città e abbandonata da anni al suo destino. Nòva, una volta si sarebbe chiamato “centro sociale” e del centro sociale ha tutte o quasi le caratteristiche: laboratori, biblioteca, spazi per incontri, dibattiti, proiezioni e concerti, piccolo punto ristoro. Manca forse solo la politica, almeno quella tradizionalmente intesa, poi c’è tutto (persino un posteggio a pagamento, questo magari non in stile col centro sociale anni Settanta-Ottanta). Ed è qui che Mr. Corrado Beldì, Mr. Riccardo Cigolotti ed anche Mr. Enrico Bettinello, stanno cercando di compiere il miracolo, ovvero quello di smuovere i giovani trascinandoli verso qualcosa che non sia solo lo spritz o i riti, un po’ ritriti della movida. E così eccoci qui, a quasi sessantacinque anni, in piedi (i concerti nei centri sociali et similia, si seguono rigorosamente in piedi e con una birra in mano, come mi ha rammentato più d’una persona dello staff), ad ascoltare un programma di gran qualità che comprende brevi concerti alternati a dj set di grande impatto per il pubblico più giovane che si alternano nelle due sale che permettono, grazie alla doppio allestimento, un veloce alternarsi dei musicisti e gruppi. Questo è il format di NJ Weekender Fall Edition (che lascia presumere anche una edizione primaverile o estiva…)

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We3 e Collocutor – delocalizzazioni a NovaraJazz

A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella

Se Jimmy Giuffre diceva che il rumore delle stoviglie di un ristorante ci poteva star bene in un brano jazz suonato dal vivo, come la mettiamo con il traffico? Beh, non sarà la prima e nemmeno l’ultima volta che NovaraJazz è pronta a raccogliere una sfida e, come Ernesto Calindri che i meno giovani ricorderanno al centro di una rotonda per pubblicizzare un celebre amaro, ecco che Corrado Beldi e Riccardo Cigolotti pensano bene di piazzare i musicisti di We3 alla Barriera Albertina di Novara, punto nodale del traffico veicolare della città. E allora? Sfida vinta naturalmente, poiché i We3, ovvero Francesco Chiapperini al sax baritono, clarinetto basso e synt, Luca Pissavini al contrabbasso, e Stefano Grasso alla batteria, sembrano completamente a loro agio tra clacson e rombo di motori. Pubblico attentissimo e automobilisti distratti dalla musica, e che musica! Brani originali di Francesco Chiapperini e omaggi a Sun Ra e Barre Philipps. La vena creativa di Chiapperini non sembra esaurirsi ed è una vena che spazia dalle citazioni del grande jazz alla musica popolare (ricordiamo i suoi due magnifici lavori sulle musiche tradizionali della settimana Santa in Puglia e quello più recente sui canti della montagna), fino alle soglie (e oltre) del Free Jazz. Senza nulla togliere ai brani di mostri sacri, i pezzi originali sono sembrati carichi di novità e di fulgore creativo e la possenza del suono ha avuto la meglio sulla mobilità urbana (sempre poco sostenibile).

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