R E C E N S I O N E


Recensione di Lucio Vecchio

Vi sono parole che possono sembrare sinonimi ma che racchiudono significati profondamente diversi. Per limitarci alla materia che ci attiene possiamo citare “sentire” e “ascoltare” oppure, per il fatto di specie, “turista” e “viaggiatore”. Aldilà delle definizioni che potremmo trovare sul vecchio vocabolario (c’è ancora qualcuno che lo usa?), ritengo il viaggiatore colui o colei che giungendo in un paese cerca di capirne gli usi ed i costumi immergendosi nella cultura e nel modo di vivere senza pregiudizi. Essere dei viaggiatori in questo senso è sicuramente faticoso soprattutto per ciò che rimane dentro una volta terminata l’esperienza. Un mix di sensazioni, profumi, colori idee che sedimentano nell’anima e spingono, nonostante le fatiche (questa volta fisiche) a voler riprendere il viaggio. Tutto questo in portoghese viene riassunto in una sola parola: saudade. Nostalgia per ciò che si è lasciato e insieme voglia di ripartire e tornare in quei luoghi carichi di emozioni. Elio Tatti, contrabbassista e compositore laziale, è stato colpito dalla saudade più famosa: quella verso il Brasile, tanto da dedicargli un disco che spera possa essere l’antidoto per combattere questa condizione emotiva.

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