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Claudio Cojaniz – Black (Caligola Records, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Musicalmente sospeso tra chiarori e oscurità, il pianismo melodico ed elegante di Claudio Cojaniz riappare in questo suo ultimo lavoro, sinteticamente intitolato Black. L’impasto percettivo che arriva all’ascoltatore è una miscellanea di molti profumi, alcuni decisamente  latini, altri in cui emergono fragranze classiche di tradizione europea ed infine note aromatizzate di blues con punte di suggestioni afro-americane. In questi ultimi anni, dopo la summa esperienziale dei suoi numerosi coinvolgimenti professionali in campi diversi – composizioni per tv e cinema, lavori per piano solo, in trio, in quartetto, in big bands, partiture per organo chiesastico ecc…- lo stile pianistico di Cojaniz si è arricchito di note più malinconiche e riflessive, tanto da assumere a tratti la forma di un’intima colloquialità, arricchendosi ancor più di quella compostezza formale che ha sempre caratterizzato il suo modo di esprimersi musicalmente. Cojaniz, in questo suo Black, sembra non utilizzare formule armoniche all’avanguardia, eppure in alcuni brani, dal mio punto di vista i migliori, come ad esempio Ola de Fuerza, il suono si smagrisce creando interessanti legami molecolari tra le note, soluzioni e passaggi che si fanno apprezzare non solo per lo sviluppo melodico ma anche per la non scontata relazione tra i singoli elementi. Si resta sempre in un ambito tonale, profondamente poetico, all’interno di un ampio e trasparente calice armonico che dimostra l’intensa partecipazione emotiva dell’Autore – tutti i brani della selezione sono di sua composizione – senza che si trovi posto per lambiccamenti estetizzanti né asfittiche torsioni melodiche. Il linguaggio di cui Cojaniz si serve nel delineare i suoi quadri emozionali è chiaro e limpido ed anche nei momenti più riflessivi in cui la luce sembra attenuarsi, non s’inabissa in tortuosità dissonanti. Insomma, si percepisce, dietro e dentro la musica, l’intensa educazione sentimentale formatasi tra musica classica, Monk – uno dei suoi grandi ispiratori – e il blues che emerge anche in questo album in isole lussureggianti mescolato a ricordi latino-africani.

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Giulia Damico – Non Colpito – in attesa di Sympatheia

I N T E R V I S T A


Articolo di Lucia Dallabona

Vi abbiamo già presentato Giulia Damico (qui un’intervista), giovane artista torinese attiva in ambito jazz. Dotata di un talento che ha sviluppato fin da ragazzina, spazia con naturalezza fra il canto e la scrittura sia di musica che di testi. Il suo è un percorso formativo di notevole maturità che l’ha portata ad approfondire svariate materie quali: la composizione, l’arrangiamento, il contrappunto, l’armonia classica, la poesia e letteratura per musica, l’elettroacustica, nonché tecniche di registrazione, e software. Tra i suoi lavori discografici ricordiamo l’album omaggio a Thelonious Monk Sperical Perceptions e un EP di musica in solo voce ed elettronica Jala. Un’anima femminile insaziabilmente curiosa l’ha guidata anche nella scelta del progetto al centro del suo nuovo disco; Sympatheia, in uscita a breve, si preannuncia ricco di contenuti stratificati ed altrettanto interessanti.
In concomitanza con l’uscita del singolo Non colpito, abbiamo contattato Giulia per realizzare un’intervista che ci permetta di comprendere meglio l’essenza di un nuovo capitolo di crescita sia musicale che personale.

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