R E C E N S I O N E
Recensione di Riccardo Talamazzi
Ci troviamo di fronte ad un progetto veramente ambizioso. Si cerca di tradurre in un unico linguaggio musicale le ansie, i limiti, i sotterfugi e le dolorose speranze di quei topi che a rigor di metafora rappresentano noi tutti, chiusi in un labirinto organizzato dal potere e dal profitto. Corroborati dal pensiero della filosofia e della sociologia contemporanea ci rendiamo forse conto di quanto la nostra società sia stata resa liquida, cioè instabile e che il nostro destino sia quello di adattarci continuamente – oggi è di moda la parola “resilienza” – al ritmo predeterminato e guidato dalle direttive del Capitale. Come in un Labirinto dei topi, appunto, ci si muove a tentativi, attratti dal cibo strategicamente posizionato in modo da ostacolarci, sviati dall’ansia del consumo, nel trovare una via d’uscita alternativa. L’arte racconta, l’arte denuncia, l’arte quindi preconizza. Ma come trasformare, in questa contingenza, il turbamento socio-psicologico in note musicali? La strada seguita da Francesca Remigi e dai suoi cinque compagni di viaggio dell’Archipélagos non è certo delle più semplici.