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Francesco Chiapperini

Tor Yttredal & Roberto Bonati, Banda Filarmonica di Oleggio – NovaraJazz

A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella

Adoro i piccoli concerti nei cortili, e ancora di più quelli che si tengono sotto una pioggerella (si fa per dire) tardo primaverile, magari sotto il portico di un museo, come capitato ieri nel cortile porticato del Museo Ferrandi Faraggiana di Novara. Sono anche un grande estimatore di Roberto Bonati e Tor Yttredal e quindi la giornata di ieri è stata per me la “giornata riuscita” (quella sulla quale il premio Nobel Peter Handke scrisse un famoso romanzo). E ora, dopo le divagazioni, la musica. E se sotto lo scrosciare delle pioggia mi è sembrato di sentire Grieg, è semplicemente perché nella ricerca di Roberto Bonati, delicatamente “contaminato” dal contrabbasso di Tor Yttredal, Edward Grieg c’è o almeno ne aleggia il suo spirito, come in tanta musica (e non solo jazz), del Grande Nord. È noto che il Jazz ha nei paesi scandinavi una grande tradizione, anzi una vera e propria scuola, tanto che una etichetta discografica come ECM è nata proprio sull’onda di questa tradizione. E se è indubbiamente vero che l’impostazione musicale del concerto al Museo Faraggiana provenga da quelle latitudini, è anche vero che la “temperanza” dei suoni algidi venga poi “trattata” dalla latinità di Roberto Bonati, il che fa di questi brani dei piccoli capolavori di equilibrio.

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We3 e Collocutor – delocalizzazioni a NovaraJazz

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Articolo di Mario Grella

Se Jimmy Giuffre diceva che il rumore delle stoviglie di un ristorante ci poteva star bene in un brano jazz suonato dal vivo, come la mettiamo con il traffico? Beh, non sarà la prima e nemmeno l’ultima volta che NovaraJazz è pronta a raccogliere una sfida e, come Ernesto Calindri che i meno giovani ricorderanno al centro di una rotonda per pubblicizzare un celebre amaro, ecco che Corrado Beldi e Riccardo Cigolotti pensano bene di piazzare i musicisti di We3 alla Barriera Albertina di Novara, punto nodale del traffico veicolare della città. E allora? Sfida vinta naturalmente, poiché i We3, ovvero Francesco Chiapperini al sax baritono, clarinetto basso e synt, Luca Pissavini al contrabbasso, e Stefano Grasso alla batteria, sembrano completamente a loro agio tra clacson e rombo di motori. Pubblico attentissimo e automobilisti distratti dalla musica, e che musica! Brani originali di Francesco Chiapperini e omaggi a Sun Ra e Barre Philipps. La vena creativa di Chiapperini non sembra esaurirsi ed è una vena che spazia dalle citazioni del grande jazz alla musica popolare (ricordiamo i suoi due magnifici lavori sulle musiche tradizionali della settimana Santa in Puglia e quello più recente sui canti della montagna), fino alle soglie (e oltre) del Free Jazz. Senza nulla togliere ai brani di mostri sacri, i pezzi originali sono sembrati carichi di novità e di fulgore creativo e la possenza del suono ha avuto la meglio sulla mobilità urbana (sempre poco sostenibile).

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Francesco Chiapperini – On the Bare Rocks and Glaciers @ Opificio, Novara – 24 marzo 2022

A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella

L’associazione tra jazz e musica popolare non è né nuova, né cervellotica. Il jazz delle origini nasce fortemente connotato da una vena popolare ed oggi, sempre più, sembra voler rivendicare quelle origini, benché felicemente mescolate allo spirito dell’innovazione e della ricerca. Francesco Chiapperini e il suo gruppo: Virginia Sutera (violino), Vito Emanuele Galante (tromba), Mario Mariotti (cornetta), Roger Rota (fagotto) e Andrea Ferrari (sax baritono), giovedì sera all’Opificio di Novara per Taste of Jazz 2022, hanno riportato in città un progetto oltremodo interessante, On the Bare Rocks and Glaciers, (già presentato nell’agosto del 2020, al Castello di Novara nella difficilile stagione post-pandemica), che affonda le radici in un filone della musica popolare, italiana in particolare, di grande tradizione e di tenace memoria: i canti alpini.

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Francesco Chiapperini – On the Bare Rocks and Glaciers (Caligola Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Avevo ascoltato alcuni dei pezzi di On the Bare Rocks and Glaciers, la scorsa estate a Novara (qui il report – ricordo che Francesco Chiapperini fa parte del Novara Jazz Collective) e ne avevo avuta un’ottima impressione. Del resto lo sapevo già e non avevo certo bisogno di conferme: Francesco Chiapperini è un musicista completo e un “cacciatore” di suoni di prima grandezza sia che si tratti di marce funebri pugliesi si che si tratti di canti alpini, il suo rapporto con la musica popolare è piuttosto stretto. On the Bare Rocks and Glaciers è un magnifico lavoro che affonda le sue radici nella musica tradizionale di montagna e sviluppa i suoi rami nel jazz, anche in quello di ricerca e attraverso alcune composizioni originali.  

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Francesco Chiapperini – On the bare rocks and glaciers @ Castello Visconteo Sforzesco, Novara – 6 agosto 2020

A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella

Chi fosse stato presente al concerto di Francesco Chiapperini e del suo “Extemporary Vision Ensemble”, nell’ambito di NovaraJazz del lontano 2015, un progetto sulle marce funebri che si suonano a Molfetta in occasione del venerdì Santo, non si sarebbe stupito più di tanto nell’ascoltare questa sera, nel cortile del Castello di Novara, “On the bare rocks and the glaciers” (eseguito per la prima volta in pubblico per NovaraJazz Summer). Con un po’ di attenzione, e una certa capacità di “intelligere”, è facile riconoscere nel titolo del nuovo progetto di Francesco Chiapperini il primo verso della famosa e celebrata “Preghiera dell’Alpino”. Cosa può legare due ambiti apparentemente distanti, se non proprio contrapposti, come il mondo degli alpini e il jazz? Io credo che il trait-d’union possa essere uno e uno solo: l’intelligenza. 

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We3 – Mirko Signorile e Raffaele Casarano @ EJC Fringe – Piccolo Coccia, Novara – 12 settembre 2019

APPUNTI DALL’ EUROPEAN JAZZ CONFERENCE – NOVARA


Articolo di Mario Grella

Incontrare Francesco Chiapperini è ritrovare un vecchio amico (solo che il vecchio sono io). Sembra che non facciano altro che suonare insieme questi tre grandi musicisti, tanto è l’affiatamento e l’amalgama perfetta che scaturisce dalla loro musica.
Le impronte sonore del sax baritono e del clarinetto basso di Chiapperini sono piuttosto inconfondibili, ma non da meno è l’originalità delle vibrazioni spesso inconsuete del violone di Luca Pissavini, così come la batteria di Stefano Grasso è sorgente di ritmi ricercati, non fuori dagli schemi, ma che si ritagliano una loro precisa fisionomia.

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