R E C E N S I O N E


Articolo di Sabrina Tolve

Il 16 dicembre 2019, Iosonouncane annuncia il suo nuovo album Ira.
Prima che la pandemia si abbattesse sul mondo, prima che un’altra visione delle cose potesse effettivamente entrare a far parte della nostra quotidianità, l’idea era un’esecuzione integrale nei teatri per la presentazione dell’album.
Come tutti sappiamo, questo non è accaduto – eppure mi sento di sottolineare quanto un’idea simile potesse avere assolutamente senso.
Ascoltando l’album, infatti, ci si rende conto di quanto quest’opera sia monumentale. Non credo ci siano altre parole per descriverlo.
Ira è un viaggio trascendentale. È una creatura intrinsecamente violenta, che urla contro l’ordine costituito e lo status quo. È un percorso d’analisi e di cammino, fatto di fierezza e alterigia e che ha in sé frammenti di bellezza e calma in un marasma d’emozioni senza freni inibitori.
È un’opera rabbiosa, fatta di collera e provocazione sensoriale, attraverso cui ci si ritrova in contatto, in un certo senso, con il proprio io e con la natura umana esposta in tutte le sue sfaccettature: Ira è il racconto del movimento evolutivo, del senso del sacro, della comunicazione. È una narrazione intrisa di simbolismo, fatta di neologismi e idioglossia, in cui il lavoro di ricerca sonora e l’unione di ogni filamento della trama musicale è a dir poco colossale: è un’opera opulenta, fatta di uno studio minuzioso che traspare con naturalezza già dalle prime note.

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