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Josh Klinghoffer

Iggy Pop – Every Loser (Gold Tooth/Atlantic, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

L’Iguana è tornato e lascia il segno. Non giriamoci attorno, qui non si tratta di prendere un nome altisonante e scrivere due righe di conferma, ma di celebrare una delle uscite più interessanti di questo 2023. E siamo solo ai primi di Gennaio. Iggy Pop con Every Loser, suo diciannovesimo album solista, ci propone un ossimoro. Abbiamo nelle nostre orecchie un disco tanto fresco quanto conservatore nel celebrare le proprie radici. Com’è possibile tutto ciò? Semplice. L’artista ci mette la sua grinta, il suo piglio e quella voce manifesto che non invecchia mai a dispetto di un’attitudine punk che vorrebbe vedere i suoi protagonisti morire (metaforicamente), giovani. A far da cornice a questo quadro astratto, abbiamo oggi una formazione di tutto rispetto; l’Iguana infatti si fa accompagnare in questa nuova avventura da Duff McKagan (Guns n’Roses, Velvet Revolver, ecc…), al basso, Chad Smith (Red Hot Chili Peppers), alla batteria e Josh Klinghoffer (storico sostituto di John Frusciate nei Red Hot), alla chitarra.

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Red Hot Chili Peppers – Unlimited Love (Warner Records, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

Il 1 aprile è uscito il dodicesimo album in studio dei RHCP, a distanza di sei anni dal precedente The Gateway, registrato a Malibù con il ritorno alla chitarra di John Frusciante, al posto di Josh Klinghoffer, e del produttore Rick Rubin, con cui avevano firmato i più grandi successi della loro discografia. L’album è stato preceduto, tra febbraio e marzo, dall’uscita di quattro singoli (Black Summer, accompagnato anche da un bel video diretto da Deborah Chow, Poster Child, Not The One e These Are The Ways). Il rientro nel gruppo di Frusciante ha reso tutto più semplice, a detta di Flea, con la musica che scorreva da sola in studio e la ritrovata alchimia dei primi tempi. Unlimited Love è bello lungo, ma poteva andare anche peggio visto che quando i quattro si sono ritrovati a jammare, alla fine della pandemia, le tracce su cui lavorare erano addirittura cento, ridotte poi a cinquanta canzoni, il che fa pensare all’uscita imminente di altri lavori; ben diciassette pezzi (nell’edizione giapponese uno in più), di cui alcuni oltre i cinque minuti, frutto di un’intenso e accurato lavoro di arrangiamento, come raccontato da Kiedis in persona. Ogni brano è una sfaccettatura dei quattro musicisti, che riflette la loro visione dell’universo e il loro desiderio di essere una luce nel mondo, che unisca le persone; un titolo che conferma la ritrovata armonia tra i componenti della band, che si sono lasciati alle spalle le incomprensioni del passato, legate ad un eccesso di competitività, che li portava spesso a discutere tra di loro.

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