R E C E N S I O N E
Recensione di Riccardo Talamazzi
Vincent Peirani, ovvero l’eclettico. Il costruttore di reticoli melodici inaspettati, lo sperimentatore “gentile” a cui piace pescare idee in territori sempre diversi, anche lontani dalla sua mentalità di navigato jazzista. Alla ancor fresca età di 42 anni Peirani si butta a capofitto in una costruzione “a trois” come quella che edita questo nuovo disco, Jokers. Ma in questa circostanza, con la sua fisarmonica, imbastisce una formazione anomala, insieme al chitarrista italiano Federico Casagrande – lo ricordiamo, oltre che per i suoi lavori da titolare, anche per le numerose collaborazioni, ad esempio con Francesco Bearzatti ed Enrico Pieranunzi tra gli altri – ed al batterista israeliano Ziv Ravitz, nome poco conosciuto ma che ha all’attivo diverse partecipazioni con gente come Joe Lovano, Lee Konitz, Avishai Cohen. Fisarmonica dunque, insieme a chitarra e batteria. Ma che tipo di jazz si può suonare con una formazione non canonica come questa? In Jokers ci sono molte influenze rock, pop, tradizionali e tre “omaggi” dichiarati a Marilyn Manson (!!), all’autrice britannica Bishop Briggs ed ai Nine Inch Nails. L’impressione è che la conformazione jazz, più che in prima linea, sia rimasta tra le quinte, come un regista teatrale che controlli seminascosto lo svolgimento della sua opera. Anzi, il sospetto che l’improvvisazione sia minoritaria, in questo lavoro, si fa strada proprio perché la struttura musicale sembra molto studiata, più affidata alle partiture che non all’estro estemporaneo dei musicisti. Questo però non toglie nulla al valore complessivo dell’album, eccitante e divertente, per molti versi spiazzante ma che dimostra il volitivo desiderio di Peirani di mantenere ferma la direzione della sua strada, aperta a millanta influenze, senza farsi condizionare da stereotipi o peggio ancora dall’abitudine. Un percorso quasi visionario, comunque assai ricco di spunti fantastici e sottintese simbologie.
