R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Raccontano le note stampa riguardo questo ultimo lavoro di Pedro Neves Trio, Hindrances, come l’autore si sia ispirato, fantasticando, a una salita verso la cima di un monte immaginario. Il superamento degli ostacoli, suggerito dal titolo, possiede naturalmente un significato simbolico. La conquista di una vetta si realizza vincendo le difficoltà che s’incontrano sul suo cammino e dunque l’approdo verso una realizzata consapevolezza di sé – l’autentica scalata “oggetto” di questo album – rappresenta il superamento delle barriere che si pongono inevitabilmente in un viaggio di questo tipo. Come nel romanzo incompiuto di Renè Daumal, Le Mont Analogue, la sfida per giungere ad una vita serena ed appagante richiede una serie di atti di coraggio e di rinunce. La filosofia buddhista ad esempio individua, nel raggiungimento di questo obiettivo, alcuni ostacoli più problematici come il desiderio eccessivo, l’apatia, l’ansia e il continuo dubbio che mina ogni certezza. Può essere che anche in questo bel disco del portoghese Pedro Neves & C, pianista quarantaquattrenne di Oporto, si siano dovute superare quelle naturali barriere che si frappongono tra l’ideazione di un progetto e la sua realizzazione. Ma comunque ogni problema dev’essere stato doppiato con scioltezza, dato che Neves giunge agilmente alla sua quarta esperienza discografica supportato per l’occasione dal contrabbassista Miguel Angelo e dal batterista Josè Marrucho. In effetti sembra proprio che Neves abbia da tempo trovato la quadra ideale in un suono rilassato e melodico che riprende le fila già tese da autori come ad esempio il primo Brad Mehldau e Martin Tingvall. Meno rarefatto di quest’ultimo riferimento svedese – anche se certe analogie con il jazz nordico sono abbastanza evidenti – più in linea con il lirismo del pianista americano degli inizi, il musicista di Oporto si addentra consapevolmente in soluzioni armoniche molto consonanti in cui la melodia è sovrana, soprattutto riflettendo evidenti influenze dalla musica classica. Sembra, a questo proposito, che la formazione sintetica del trio possa essere la formula più efficace per Neves, dato che i suoi precedenti lavori sono sempre stati realizzati con lo stesso schema strumentale, cioè il classico disegno triangolare piano-contrabbasso-batteria. Si ascolta quindi un pianismo costantemente delicato, equilibrato, con una buona scelta di dinamiche percussive sulla tastiera, cioè con quel tocco particolare che permette di distinguere al volo un buon pianista da un volenteroso dilettante. Ci sono molte decorazioni, soprattutto affidate anche alla ritmica perfetta e ben composta che lo accompagna, senza però sfociare in qualsivoglia impronta decadente o verso tendenze iperboliche, mantenendo un clima assorto ed elegiaco frutto di una costante chiarità d’intenti.

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