I traguardi importanti vanno sempre festeggiati, specie nel mondo della musica dove non è facile barcamenarsi tra mode che cambiano, esigenze di mercato e difficoltà del momento; non potevano certo tirarsi indietro The Crooks, tra le band storiche del punkrock italiano, giunti quest’anno alla venticinquesima candelina. Nati nella scena milanese nel 1997, hanno pubblicato diversi album ed EP per etichette quali White Zoo Records, Tre Accordi Record/Warner, UK Division Records e Dischi Volo Libero/Self, ma è soprattutto dal vivo che danno il meglio di loro, con alle spalle diversi tour italiani ed europei. Nel loro curriculum vantano esperienze come band di supporto per gruppi importanti del panorama punk, quali Gluecifer, The Queers, Ash, The Libertines, Prima Donna, i mitici The Buzzcocks, per cui aprirono la data milanese al Legend di qualche anno fa, e i Green Day.
Lo avevo detto mesi fa, facendo la recensione di Islands (puoi leggerla qui) che era tra gli album più belli, se non addirittura il più bello in assoluto tra quelli pubblicati nel corso del 2018, segnando un ritorno sulle scene in grande stile per la band irlandese degli Ash.
Un album in grado di soddisfare tutti i palati, da quello punk a quello rock e pop: per questo non vedevo l’ora di assistere al loro live, per tastare con mano la loro carica esplosiva anche dal vivo.
Dopo un’attesa durata mesi, finalmente arriva la data fatidica del 03 dicembre, apertura porte anticipata rispetto al solito, non che mi dispiaccia, visto che il giorno dopo si lavora, quindi giusto il tempo di mangiare un panino con un’amica e subito si corre a ritirare l’accredito per accedere al pit.
Intorno alle 21.00 si spengono le luci e sale sul palco la band di supporto, gli Indoor Pets, gruppo di giovanissimi provenienti dal Kent, con alle spalle un paio di EP e freschi di pubblicazione di un paio di nuovi singoli.
Facce da bravi ragazzi, propongono un poprock vivace e spensierato, l’ideale per scaldare l’atmosfera del Legend in vista degli headliner; saranno pure giovanissimi, saranno pure allegri e in buona salute, ma cavoli se picchiano! Per nulla intimoriti dal grande pubblico, non soldout la serata, ma locale quasi pieno, divorano il palco nel poco tempo che è loro concesso, per un totale di otto brani. Da seguire con attenzione negli anni a venire.
INDOOR PETS
Pochi attimi per scambiare qualche impressione con i colleghi ed ecco salire sul palco Tim Wheeler e soci; ne è passata di acqua sotto i ponti, da quando questi tre eterni ragazzi iniziarono la loro avventura insieme a Charlotte Haterley. Aspetto decisamente più maturo rispetto agli anni ’90, gli anni degli eccessi in stile Gallagher in giro per l’Europa, a seminar scompiglio nei locali e negli alberghi, la vita è andata avanti, lungo la strada hanno perso un pezzo, per l’appunto Charlotte, ma la voglia di esprimersi con la musica è rimasta intatta.
Si parte col botto, iniziano lo show con True Story, dall’ultimo lavoro, di cui suoneranno alla fine ben sette brani, procedendo dritti come un treno, senza un attimo di sosta e senza cali di tensione: appare subito chiaro che non è una serata per pigri, non ci si risparmia né sul palco né in sala perché la parola d’ordine è “cantare e sudare!” e così si fa.
Mark Hamilton ha solo quattro corde, ma battono sui timpani come fossero otto, tanto è corposo e di sostanza il suo basso, in più ha una presenza scenica che non guasta mai, altissimo rispetto ai suoi colleghi, cattura le attenzioni del pubblico, specie di quello femminile.
L’esibizione raggiunge il picco con Confessions In The Pool, il brano più allegro e pop di Islands, di cui circola in rete anche un video molto divertente, ma c’è tempo per soddisfare davvero tutti: si passa da canzoni scatenatissime, come Buzzkill, che riportano indietro nella Londra dei Sex Pistols, a lenti strappalacrime, la splendida Incoming Waves, per poi ripercorrere nel finale i primi successi con Burn Baby Burn.
In totale ventuno brani in circa due ore, intense, emozionanti, al cardiopalmo proprio come mi aspettavo: saranno pure passati ventisei anni dall’esordio, ma lo smalto è rimasto intatto come il primo giorno, solo due minuti di pausa separano la prima parte dello spettacolo dal bis, chiuso con Did Your Love Burn Out? e Lose Control.
Il finale lascia un pò di tristezza nei cuori perché avremmo voluto andare avanti così per tutta la notte, ma l’indomani si lavora e prima o poi bisogna pur rincasare.
Setlist completa:
Indoor Pets
Hi
Electrify
Mean Heart
Teriyaki
Heavy Thoughts
Being Strange
Barbiturates
Pro Pro
Ash
True Story
Kung Fu
Cocoon
Annabel
Oh Yeah
Confessions In the Pool
A Life Less Ordinary
Goldfinger
Walking Barefoot
Shining Light
All That I Have Left
Incoming Waves
Orpheus
Cantina Band
Jesus Says
Numbskull
Buzzkill
Girl From Mars
Burn Baby Burn
Did Your Love Burn Out?
Lose Control
Islands è l’ottavo album in studio del gruppo nord irlandese Ash, nato a tre anni di distanza da Kablammo! per l’etichetta Infectious Music e prodotto dallo stesso Tim Wheeler, cantante e chitarrista della band.
Dodici tracce, una più bella dell’altra, in cui il trio, composto oltre che da Tim anche da Mark Hamilton al basso e Rick McMurray alla batteria, riesce a combinare con grande maestria punk e britpop, suoni ruvidi e melodie leggere.