R E C E N S I O N E
Recensione di Andrea Notarangelo
Il ritorno dei Dungen dopo sette anni di attesa è una di quelle sorprese che scalda il cuore di quanti amano una buona musica suonata da musicisti talentuosi e che non hanno paura di sperimentare. E a proposito di ‘paura’, non fatevi prendere dall’agitazione perché questo decimo album della band svedese prevede una sperimentazione inversa. La psichedelia questa volta fa solo da patchwork e collega delle tracce che sono molto più vicine al pop di quanto ci si possa aspettare. Non bisogna farsi trarre in inganno. I giochi di chitarre e tastiere sono sempre bene presenti come si potrà notare nella traccia di apertura Skövde che emana luce da tutti i pori con quella conclusione flautistica e aperta a quanto accadrà nello scorrere dei titoli successivi. Una batteria marcata ci introduce Om Det Finns Något Som Du Vill Fråga Mig, seconda traccia dall’incedere ritmato e melanconico allo stesso tempo. La voce del capo progetto Gustav Ejstes è in forma smagliante, ma è tutta la band che si trova in stato di grazia e questo è ben evidente in Nattens Sista Strimma Ljus, canzone scelta come singolo e che spicca per luce ed energia.
