R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Il ritorno dei Dungen dopo sette anni di attesa è una di quelle sorprese che scalda il cuore di quanti amano una buona musica suonata da musicisti talentuosi e che non hanno paura di sperimentare. E a proposito di ‘paura’, non fatevi prendere dall’agitazione perché questo decimo album della band svedese prevede una sperimentazione inversa. La psichedelia questa volta fa solo da patchwork e collega delle tracce che sono molto più vicine al pop di quanto ci si possa aspettare. Non bisogna farsi trarre in inganno. I giochi di chitarre e tastiere sono sempre bene presenti come si potrà notare nella traccia di apertura Skövde che emana luce da tutti i pori con quella conclusione flautistica e aperta a quanto accadrà nello scorrere dei titoli successivi. Una batteria marcata ci introduce Om Det Finns Något Som Du Vill Fråga Mig, seconda traccia dall’incedere ritmato e melanconico allo stesso tempo. La voce del capo progetto Gustav Ejstes è in forma smagliante, ma è tutta la band che si trova in stato di grazia e questo è ben evidente in Nattens Sista Strimma Ljus, canzone scelta come singolo e che spicca per luce ed energia.

Il gruppo ha sempre sperimentato nuovi generi e nuove soluzioni stilistiche che hanno contribuito a creare uno stile unico ma allo stesso tempo imitato da chi si trova in quelle latitudini. Se il folk scandinavo infatti ha avuto un rinnovamento e ha portato, in un certo senso, alla maturazione del rock locale, lo deve a band come i Dungen (o come i Ritual, loro connazionali), i quali, partendo da uno stile psichedelico e a un’attitudine prog, col passare degli anni hanno costituito un ensemble di jazz avanguardistico molto personale che rinuncia al lato colto per occuparsi esplicitamente dell’emozione. Con la successiva Möbler, i Dungen giocano per sottrazione. Il pezzo è sostenuto da un gioco di tastiere nel quale la band, poco alla volta, aggiunge un contributo minimo ma essenziale alla realizzazione di una canzone bilanciata e perfetta nel suo genere. La successiva Höstens Färger è probabilmente la traccia più classica del disco e forse proprio questo aspetto la rende unica se inserita in un album dei Dungen, in un contesto nel quale ogni elemento concorre a creare delle sonorità personali e di carattere che ben si sposano con tutti gli altri elementi. Questo genere di album dimostra come nella musica, talvolta, la somma di parti totalmente differenti concorre a creare un unicum perfetto. En Är For Mycket Och Tusen Aldrig Nog è un disco che verrà apprezzato sia da ascoltatori attenti che da fruitori in cerca di una semplice evasione dalla routine quotidiana. Var Har Du Varit? e la successiva Klockan Slår Den Är Mycket Nu rappresentano, per chi scrive, il vero fulcro dell’album. La prima è una canzone nella quale si manifesta completamente l’arte dei Dungen nel creare un vero e proprio ‘inganno strutturale’, nel quale la sezione ritmica spinge e concorre alla creazione di un pezzo veloce e pieno di groove, mentre la voce e ancor più la chitarra che preme su un assolo continuo, tendono a rallentare prendendosi il tempo necessario per lo sviluppo della traccia stessa. A risolvere il tutto ci pensa la tastiera, che in maniera diplomatica entra ed esce, a volte con piccoli accordi veloci, altre con fraseggi dilatati e di più ampio respiro. La canzone successiva è solare e nonostante il minutaggio ridotto, sembra la prova tecnica di una suite con repentini cambi di tempo, una piccola parte di elettronica e addirittura degli scratch che spezzano la traccia fino a condurre a una conclusione rilassata. La successiva e title track dura un minuto e accompagna l’ascoltatore verso la conclusione del disco attraverso Om Natten, secondo dei due singoli previsti. Una canzone umbratile dove le luci del tramonto lasciano lo spazio, poco a poco, all’incedere della notte carica di sogni e di speranze.

Questa è musica che non necessita di traduzioni e la lingua svedese concorre a rendere il disco più esotico, alimentando il ricordo di un posto che non hai mai visitato ma del quale sai già di averci lasciato il cuore.      

           

Tracklist:
01. Skövde
02. Om Det Finns Något Som Du Vill Fråga Mig
03. Nattens Sista Strimma Ljus
04. Möbler
05. Höstens Färger
06. Var Har Du Varit?
07. Klockan Slår Den Är Mycket Nu
08. En Är För Mycket och Tusen Aldrig Nog
09. Om Natten

Photo © Tomi Palsa