Ricerca

Off Topic

Solo contenuti originali

Tag

Recensione

The Necks – Travel (Northern Spy Records, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Gli australiani Necks, dopo 35 anni dalla loro nascita come trio, giungono ora al diciannovesimo disco in studio, Travel, immersi come sempre nella misteriosa aura magnetica che emana dalla loro musica. Ci troviamo di fronte ad una band minimalista che presenta una buona dose di enigmatiche ossessioni risolte attraverso una strumentazione essenziale, magari con l’aggiunta di qualche sporadico intervento in fase post-produttiva. In termini psichiatrici potremmo definire l’agire di questo trio come una manifestazione collettiva di un disturbo ossessivo compulsivo, in cui ogni tema viene reiterato in un asintoto tendente all’infinito, servendosi di una scrittura che più essenziale non sarebbe possibile. C’è rischio di smarrirsi, ascoltando queste note, per via di una perdita progressiva del normale stato di coscienza dovuta ad un sopravvenuta e inaspettata condizione di trance. Da un certo punto di vista non c’è niente di così nuovo sotto il sole e infatti, anche se qualcuno evoca gli spettri nobili di La Monte Young o di Steve Reich, personalmente direi che i Necks si avvicinano di più a certi sciamanesimi dei Can – che però avevano un tocco più lieve – o dei tedeschissimi Neu. Tecnicamente si tratta di cellule improvvisative molto semplificate – ma non troppo! – su cui s’interviene con minimi scarti provocando un progressivo inabissamento dell’attenzione, non senza aver rescisso il cordone ombelicale con l’assetto psichico ordinario per entrare in uno stato alterato simil-ipnotico. Ancor più specificamente, i Necks lavorano seguendo uno sviluppo modale, cioè facendo musica su un’unica scala e in modo più esplicito, nel loro caso, su una sola tonica o quasi. Volendo fare gli avvocati del diavolo potremmo dire che questo è senz’altro il metodo più semplice per improvvisare, in quanto viene meno l’obbligo di tener dietro ai cambi di tonalità che normalmente si susseguono in quasi ogni tipo di musica, in particolar modo nel jazz. Ma non vorremmo essere troppo riduzionisti semplificando eccessivamente il lavoro dei Necks che sembra, in apparenza, più facile di quanto effettivamente non sia.

Continua a leggere “The Necks – Travel (Northern Spy Records, 2023)”

Iluiteq – Reflections From The Road (n5MD, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Vi racconto di un sabato pomeriggio della mia adolescenza. Non è importante quale, non si tratta di uno in particolare. Provo a darvi una breve descrizione solo per immaginare la scena. Sei appena uscito dal tuo negozio di dischi di fiducia e mentre ascolti qualche canzone con il walkman, estrai dal sacchetto il cd appena acquistato. Guardi e riguardi la copertina e inizi a chiederti se il tuo investimento sarà ben ripagato. Rimetti disco e scontrino nella busta e cammini per i viali rinfrescati da una pioggia che non c’ha creduto abbastanza e inizi le tue ‘riflessioni dalla strada’. Non so se questa fosse l’intenzione degli Iluiteq, ma vi posso assicurare che la copertina del loro quarto disco è tanto essenziale quanto significativa. Sergio Calzoni e Andrea Bellucci, il duo che ritroviamo dietro a questa ragione sociale, sono due musicisti navigati e che, nella scena ambient italiana hanno già detto la loro attraverso progetti come Red Sector A, Subterranean Source, Orghanon e Colloquio. Li ritroviamo oggi con un disco davvero ispirato che definire di ‘atmosfera’ risulta più che riduttivo.

Continua a leggere “Iluiteq – Reflections From The Road (n5MD, 2023)”

Ralph Alessi Quartet – It’s Always Now (ECM Records, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Lucio Vecchio

Gli appassionati del genere conosceranno sicuramente Ralph Alessi ma, a mio avviso, il ruolo di una recensione è anche quello di fare divulgazione. A tal proposito è quanto mai doveroso ricordare che Alessi (classe 1963) è figlio del trombettista classico Joe Alessi e della cantante lirica Maria Leone. È nato a San Francisco e dopo essersi diplomato in tromba e basso jazz ha continuato i suoi studi con il leggendario Charlie Haden al CalArts, prima di sbarcare a New York ed imporsi sulla scena downtown. Alessi è noto anche per il suo lavoro di educatore: ha insegnato in diverse scuole di musica americane, europee ed in Italia collabora con l’amico chitarrista Simone Guiducci.
It’s Always Now è il suo quarto album per ECM e per l’occasione Alessi si presenta con una nuova formazione composta dal pianista Florian Weber, da Bänz Oester al contrabbasso e dal batterista Gerry Hemingway. L’album, composto da dodici brani, è prodotto da Manfred Eicher, è stato registrato a giugno 2021 negli studi di Artesuono di Stefano Amerio e mixato a dicembre 2022 a Lugano.

Continua a leggere “Ralph Alessi Quartet – It’s Always Now (ECM Records, 2023)”

Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra – Racing The Storm (Bella Union, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Arianna Mancini

Nord Europa 2023. Raffinate e cosmiche connessioni fra Islanda e Belgio, si canta una fiaba sonora costruita su arie surreali, increspature oniriche e ricercatezza stilistica. Una tempesta e la corsa contro il tempo per tentare di non farsi travolgere. Si tratta dell’alchemico connubio fra Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra e del loro album Racing The Storm, in uscita il 17 marzo per Bella Union.
Quella di Emiliana Torrini e The Colorist Orchestra è una collaborazione che parte da luoghi distanti fra loro e porta con sé il carisma di quegli incontri karmici voluti dal destino. Per spiegare lo spessore di questa sinergia si possono citare le parole di Kobe Proesmans (uno dei due fondatori della TCO): “Non ci sono regole, Emiliana dice sempre che questa è una storia iniziata molto prima che ci incontrassimo e che la spinta e l’attrazione tra i nostri diversi background e le nostre personalità è ciò che rende questa collaborazione così speciale”.

Continua a leggere “Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra – Racing The Storm (Bella Union, 2023)”

Chris Potter – Got the Keys to the Kingdom Live at the Village Vanguard (Edition Records, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

L’ombra benevola di Charlie Parker, ancor più che quella di altri grandi del sax, influenza la sonorità di Chris Potter in quello che è il suo terzo disco in carriera registrato live al Village Vanguard di New York e cioè Got The Keys to The Kingdom. Non è solo una confessione personale quando Potter afferma che “..la mia estetica come sassofonista è sempre stata basata su Bird, Lester Young e Rollins..”. C’è anche la compartecipazione del destino intervenuto sotto le sembianze del trombettista Red Rodney che fu, nel 1949, membro del quintetto di Parker, insieme a Gillespie. Rodney ha officiato il battesimo musicale di Potter in quel di New York, dato che proprio nella Grande Mela si è completata la formazione dell’allora poco più che ventenne sassofonista proveniente dalla South-Carolina. Qualcosa di quel glorioso periodo di fioritura be-bop sotto la stirpe parkeriana è rimasto impigliato tra le chiavi del sax di Potter anche se è altrettanto indubbio che un ulteriore numero di spiriti benevoli abbiano visitato la tecnica e l’ispirazione di questo sassofonista, non ultimo quello di Coltrane. Nonostante Potter sia relativamente giovane – nato nel 1971 – è giunto ora al suo ventiquattresimo album da titolare ma possiamo contare oltre un centinaio di collaborazioni con il fior fiore del jazz contemporaneo. Qualche nome? David Binney, Dave Douglas, Dave Holland, Pat Metheny, Paul Motian, John Patitucci, Steely Dan, Wayne Shorter, Enrico Pieranunzi e qui mi fermo perché l’elenco è lunghissimo e volentieri vi rimando a Wikipedia per ulteriori ragguagli. In questo ultimo album, ritroviamo Scott Colley al contrabbasso – già con Potter in Lift, prima esperienza live al Vanguard nel 2004 – Craig Taborn al piano – partner del sassofonista in Follow the Red Line, seconda esperienza sempre nello stesso prestigioso locale newyorkese avvenuta nel 2007 – e infine il terzo elemento del gruppo, l’esuberante batterista Marcus Gilmore, nipote del grande Roy Hanes.

Continua a leggere “Chris Potter – Got the Keys to the Kingdom Live at the Village Vanguard (Edition Records, 2023)”

Romeo e Giulietta @ Piccolo Teatro Strehler, Milano

T E A T R O


Articolo di Mario Grella

È tradizione ormai inveterata che tutti i registi teatrali, a cominciare dai più grandi, quando devono cimentarsi con un testo classico del teatro, cerchino nelle loro messe in scena di darne una versione “attualizzata”, cerchino insomma di ambientare l’azione nella contemporaneità. Sono pochi i registi che hanno resistito a questa tentazione. Così anche Mario Martone, uno dei più celebrati registi italiani (non solo teatrale, s’intende), ha ceduto al richiamo del “hic et nunc”, nella sua prima regia per il Piccolo Teatro di Milano, dove ha portato in scena Romeo e Giulietta di William Shakespeare, scritta presumibilmente tra il 1594 e il 1597. L’operazione, come è facilmente immaginabile comporta dei rischi notevolissimi: opere tanto perfette, fatte di equilibri delicati, orditi e trame calibratissime e veicolatrici di messaggi profondi, di morali solenni o di dubbi amletici, se non maneggiate con cura possono trasformarsi in patetiche boiate o ridicole rappresentazioni.

Continua a leggere “Romeo e Giulietta @ Piccolo Teatro Strehler, Milano”

Lonnie Holley – Oh Me Oh My (Jagjaguwar, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

La bellezza della musica sta nel fatto che quando ritieni di aver scoperto tutto e quando pensi che difficilmente proverai una particolare emozione, ecco spuntare qualcosa di nuovo ad attenderti dietro l’angolo. A volte hai a che fare con una bella sorpresa, altre meno, ma non è questo il punto. La musica è quel tipo di arte che ti fa immaginare colori e sfumature là dove ci sono solo note e che ti mostra paesaggi paradisiaci o sobborghi disagiati di una metropoli ad ogni cambio di melodia. La musica è il viaggio più lungo che potrai mai fare nella tua vita senza esserti mosso di casa o dalla scrivania del tuo ufficio. Ed è in questo modo che ho abbracciato la proposta di Lonnie Holley, un artista anomalo e completamente fuori dagli schemi. Non voglio fare l’esperto dai gusti ricercati, mi piacerebbe raccontarvi che circa dieci anni fa ascoltai il suo esordio e ne rimasi folgorato, ma in verità, fino ad oggi non ero a conoscenza di questo portento e per questo motivo mi limito solo a introdurvi nel suo mondo. Desidero infatti raccontarvi la storia di un settantatreenne che solo nel 2012 è arrivato al traguardo del suo primo disco e che oggi presenta il settimo lavoro in studio dopo aver passato una vita come artista concettuale dedito alla creazione di opere di assemblaggio realizzate con materiali di recupero. Mister Holley ha visto di tutto, da bambino quando è stato venduto per una bottiglia di whisky, per passare a lavorare come scavatore di tombe fino al dedicarsi alla raccolta del cotone nel suo Alabama. Tutta l’esperienza l’ha concentrata nei suoi dischi e azzarderei dire che questo nuovo Oh Me, Oh My corrisponde alla summa e all’essenza del suo messaggio.

Continua a leggere “Lonnie Holley – Oh Me Oh My (Jagjaguwar, 2023)”

Joe Locke – Makram (Circle 9, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

La musica di Joe Locke, in questa sua ultima fatica Makram, è costituita da una serie di brani euforizzanti che fin dal primo ascolto dimostrano la loro immediatezza e spontaneità, come fossero stati realizzati in un unico flusso continuo d’ispirazione. Ovviamente tutto non è così semplice come appare. Dietro a ciò che sembra facile, soprattutto nel jazz, ci sono ore di studio, prove su prove, ripensamenti e riscritture delle parti, insomma una dura gavetta percorsa spesso a costo di notevoli sacrifici personali. In effetti, al di là del subitaneo piacere che si prova ascoltando Makram – il titolo dell’album è un omaggio al contrabbassista libanese Makram Aboul Hosn, un amico di Locke e suo occasionale collaboratoresi comprende come questo lavoro sia stato, in fase progettuale, scomposto in profondità e quindi ricostruito nei suoi singoli tasselli per giungere a un’opera quadrata, materica, quasi fisica per la continua scossa nervosa e muscolare che trasmette a chi l’ascolta. L’autore principale di tutto questo è il sessantaquattrenne vibrafonista Joe Locke nato in California, con circa una trentina di uscite discografiche a partire dalla fine degli anni ’80 con il suo esordio Scenario (1987) pubblicato su vinile e credo mai stampato in formato digitale. In Makram si assiste a un bel ribollire di suoni che non illanguidiscono mai troppo, nemmeno durante l’esecuzione delle ballad. Vero è che in Locke arde il sacro fuoco del jazz, così come questo è stato tradizionalmente concepito, cioè ritmo, improvvisazione e gusto per l’impervietà di alcuni passaggi al limite della tonalità. Vitalità e assenza di pulsioni eccessivamente introverse fanno parte di queste sonorità smaliziate, con gli arrangiamenti fluorescenti di una ritmica tutta controbalzi ma sempre alfine allineata senza troppe stravaganze alla finalizzazione del progetto vibrafonistico di Locke.

Continua a leggere “Joe Locke – Makram (Circle 9, 2023)”

Anatomia di un suicidio @ Piccolo Teatro Grassi, Milano

T E A T R O


Articolo di Mario Grella

Il nuovo talento della drammaturgia britannica si chiama Alice Birch, ha trentacinque anni ed è l’autrice della bellissima Anatomia di un suicidio, (tradotto in italiano da Margherita Mauro per il Saggiatore), pièce teatrale di tre ore filate in scena al Piccolo-Teatro Grassi di Milano, fino al 19 marzo, una co-produzione del Piccolo Teatro e Casadargilla per la regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni. Nonna, mamma e nipote legate dal filo di un male di vivere profondo e le loro vicende si dipanano sincronicamente sulla scena pur se vissute in tempi diversi: gli anni Settanta per la nonna, il Duemila per la figlia e il Duemilatrentacinque per la nipote. Una trovata drammaturgicamente geniale e una narrazione scarna, fatta di dialoghi o monologhi che tengono le protagoniste sospese sull’abisso, ma senza mai lasciarle precipitare.

Continua a leggere “Anatomia di un suicidio @ Piccolo Teatro Grassi, Milano”

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑