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Mexican Summer

Dungen – En Är För Mycket Och Tusen Aldrig Nog (Mexican Summer, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Il ritorno dei Dungen dopo sette anni di attesa è una di quelle sorprese che scalda il cuore di quanti amano una buona musica suonata da musicisti talentuosi e che non hanno paura di sperimentare. E a proposito di ‘paura’, non fatevi prendere dall’agitazione perché questo decimo album della band svedese prevede una sperimentazione inversa. La psichedelia questa volta fa solo da patchwork e collega delle tracce che sono molto più vicine al pop di quanto ci si possa aspettare. Non bisogna farsi trarre in inganno. I giochi di chitarre e tastiere sono sempre bene presenti come si potrà notare nella traccia di apertura Skövde che emana luce da tutti i pori con quella conclusione flautistica e aperta a quanto accadrà nello scorrere dei titoli successivi. Una batteria marcata ci introduce Om Det Finns Något Som Du Vill Fråga Mig, seconda traccia dall’incedere ritmato e melanconico allo stesso tempo. La voce del capo progetto Gustav Ejstes è in forma smagliante, ma è tutta la band che si trova in stato di grazia e questo è ben evidente in Nattens Sista Strimma Ljus, canzone scelta come singolo e che spicca per luce ed energia.

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Cate Le Bon – Pompeii (Mexican Summer, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Arianna Mancini

“Quale sarebbe il tuo ultimo gesto, cosa faresti prima della fine?” è l’interrogativo epocale che si cela dietro Pompeii, ultimo lavoro di Cate Le Bon, al secolo Cate Timothy.
Il sesto lavoro full-length della cantautrice gallese, uscito per Mexican Summer, ha visto la luce a tre anni da Reward, nominato al Mercury Award come miglior album dell’anno.
Pompeii è una delle tante creature che ha avuto genesi e compimento nel biennio maledetto. Un album introspettivo e quasi interamente solista, composto e registrato in solo session a Cardiff, dov’è cresciuta. Scritto principalmente al basso, strumento che Cate predilige per la composizione, sono suo artificio anche le chitarre e synth. Fanno eccezione, le percussioni e la batteria, inserite a distanza dall’Australia, a cura di Stella Mozgawa, frequente collaboratrice di Cate, ai fiati: Euan Hinshelwood al sax e Stephen Black al clarinetto.
La cantautrice gallese, che in passato aveva prodotto lavori per Deerhunter e John Grant, è anche qui coproduttrice, e ha al suo fianco come collega in sede di produzione Samur Khouja, suo fedele collaboratore di lunga data.

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Jess Williamson – Sorceress (Mexican Summer, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Alessandro Berni

Se Jess Williamson recitasse in una serie dedicata a desideri e sogni infranti della gioventù americana del mondo contemporaneo, conquisterebbe a furor di popolo e in pianta stabile il ruolo della fanciulla tutta cuore, sospiri e portatrice di infinite fragilità, a volte sincere, a volte spese ad arte.
L’ultimo rilancio del never ending revival che ama specchiarsi in se stesso tra sospiri e moine, vede una ragazza del profondo Texas dibattersi tra le inevitabili difficoltà nel trovare una strada personale e non ampiamente battuta nelle aree inflazionate cantautorato folk. Cosa non facile in tempi come questi ulteriormente congestionati e violentati da epidemie di cui non si vede una fine certa e da concrete paure di fallire definitivamente.

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