R E C E N S I O N E
Articolo di Alessandro Berni
Se Jess Williamson recitasse in una serie dedicata a desideri e sogni infranti della gioventù americana del mondo contemporaneo, conquisterebbe a furor di popolo e in pianta stabile il ruolo della fanciulla tutta cuore, sospiri e portatrice di infinite fragilità, a volte sincere, a volte spese ad arte.
L’ultimo rilancio del never ending revival che ama specchiarsi in se stesso tra sospiri e moine, vede una ragazza del profondo Texas dibattersi tra le inevitabili difficoltà nel trovare una strada personale e non ampiamente battuta nelle aree inflazionate cantautorato folk. Cosa non facile in tempi come questi ulteriormente congestionati e violentati da epidemie di cui non si vede una fine certa e da concrete paure di fallire definitivamente.
Sarà semplicistico ma la Williamson che incontriamo con Sorceress sembra – almeno in questo frangente storico – aver già giocato la sua carta migliore e profetica con il suo lavoro precedente, quel Cosmic Wink datato 2018 che ha rappresentato un contributo finemente personale sospeso tra visioni letterarie dei narratori americani contemporanei e anima bucolica dell’autrice. Quella felice combinazione non poteva ragionevolmente essere replicata in un tempo così breve, tanto da portare alla logica conseguenza di un disco come Sorceress, dove malesseri e inquietudini si standardizzano nella forma più rassicurante di un canzoniere garbato come si conviene a una serie TV adatta al relax estivo.
L’umore misto e lunare del predecessore, lascia spazio a una forma perlopiù addolcita dell’indagine esistenziale, come evidente già dall’apertura di Smoke che da acustica si fa moderatamente sostenuta ed elettrica quanto basta per incorniciare una melodia aperta e apprezzabile. E’ anche l’unico accenno rock di un disco che fa del bilanciamento tra lacrime e rassicurazioni il suo obiettivo di musica d’autore di lotta e di governo. Va da sé che sono melodie rilassate e radiofoniche ad avere il sopravvento e a rappresentare i momenti di più felice ispirazione. Come As The Birds Are, che inietta, tra canto e archi soffusi, tipiche malinconie con il cuore in gola da profondi anni ‘70. O una Wind on Tin dall’incipit vaporoso tra elettrica riverberata, bel giro acustico e un cantato che sostiene a dovere il tutto. A completamento di questa terna la raffinatezza FM di Infinite Scroll. Beat batteristico medio-lento, piano elettrico soffice in sordina e tenui fili elettrici caratterizzano la personalissima rilettura della fleetwoodmachiana Dreams, conciliando tradizione e sospiri giovanilisti con un gusto non comune.
C’è ancora una Love’s Not Hard To Find che tiene insieme afflato sentimentale e scrittura melodica di buon livello. How Ya Lonesome che regge discretamente con le sue atmosfere da malinconia della vita da steppa e terre aride senza fine e un’ altra FM ballad piacevole come Harm None che si avvale di una discreta chiusa corale. In definitiva se in questa parte è il piglio delicatamente e plasticamente fragile a farla da padrone, è dove la nostra prova ad alzare il tiro che le cose si complicano, la fase che andrebbe sotto la cosiddetta sezione esistenzialmente problematica. Sorceress pur con una discreta melodia, è così drastica nelle sue intenzioni di rappresentare l’anima bella e ferita da risultare quasi forzata, con la stessa autrice, che al termine della performance, si lascia andare ad un sospiro di sollievo che suona quasi ironico. Rosaries at the Border appare un po’statica nel mantra doloroso del ritratto di vite dure che si dividono sulla fede che dovrebbe unire. Con Ponies in Town e Gulf of Mexico la misura è colma, con canzoni che pur in pochi minuti di durata finiscono per penalizzare e appesantire un disco che per buona parte si dimostra di fattura più che discreta pur senza fare sfracelli.
Prendetela così, per chi ancora non conoscesse Jess Williamson procuratevi questo disco per gli spostamenti serali in auto verso le mete (o – dati i tempi – le brevi scampagnate) estive, affidando al precedente Cosmic Wink le fasi di maggiore e più accurata riflessione. Durante i soggiorni andatevi a scoprire la naturale grazia con cui si presenta il personaggio (i videoclip di Wind on Tin, Infinite Scroll, I See White o le belle performance live che si trovano in rete) e scoprirete una cantautrice degna di attenzione i cui talenti avranno bisogno solo di un ulteriore messa a fuoco. E che tra un po’ di tempo potrebbe arrivare ancora a sorprenderci…
Tracklist:
01. Smoke
02. As The Birds Are
03. Wind On Tin
04. Sorceress
05. Infinite Scroll
06. Loves Not Hard To Find
07. How Ya Lonesome
08. Rosaries At The Border
09. Ponies In Town
10. Harm None
11. Gulf Of Mexico
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