R E C E N S I O N E
Recensione di Antonio Sebastianelli
Quanto tempo è passato? Appena due anni e rieccolo qui Billy Corgan, il Charlie Brown mai divenuto grande, alle prese con le sue zucche. Perso come al solito tra sogni di grandezza mai sopiti e ambizioni sfrenate.
Se nello scorso album Cyr al netto di arrangiamenti eighties soverchianti ed eccessivi, tra tracce minori si stagliavano almeno 4/5 pezzi di valore, a questo giro purtroppo (almeno per il primo volume) se si ritrovano i medesimi difetti, non si può parlare di tracce di reale valore e che rendano giustizia a uno dei più grandi gruppi degli anni novanta (e non solo).
Abbiamo parlato di un primo volume e di ambizione sfrenata. Ebbene sì Atum sarà un’opera rock in tre atti. Purtroppo oltre a un songwiting di livello manca una chiara idea e un produttore vero che aiuti a scremare i tanti, troppi riempitivi. Manca una vera band, Jimmy e James ridotti a figure di contorno. Buoni per strappare qualche biglietto in più ai concerti e a commuovere i tanti nostalgici di un’era che è stata e non sarà più.
