R E C E N S I O N E
Articolo di Antonio Sebastianelli
La musica di Angel Olsen è stata in grado di catturarmi sin dal primo ascolto. Era il 2012 e il disco lo splendido Half Way Home. In quelle canzoni sembrava rivivere l’intensità e lo spirito di Roy Orbison e una certa tradizione americana, rivista però con una sensibilità fuori dal comunque, figlia anche di quello che era accaduto nei ‘90 e nel primo decennio di questo secolo. Con il disco del 2019 All Mirrors la maturazione di questa giovane sirena giungeva a compimento. Un disco una volta ancora intenso, ma anche poliedrico, sfaccettato, in grado di inglobare momenti folky ad altri più elettronici e sperimentali e raggiungendo la quadratura del cerchio con la splendida Chance, senza se e senza ma una delle canzoni più belle degli ultimi venti anni. All Mirrors era anche un viaggio doloroso ma necessario verso la solitudine intesa come riscoperta di sé.