R E C E N S I O N E


Recensione di Antonio Sebastianelli

Non credo che il nome di Danny Elfman abbia bisogno di molte presentazioni. Chiunque abbia seguito, negli anni Novanta del secolo scorso, il tracciato magico dei film di Tim Burton, sarà sicuramente rimasto colpito dalle sue splendide Colonne Sonore. In grado di fondere grandeur, mistero, Bernard Herrmann e una sensazione sottile, quasi indefinibile. Sospesa tra magia, malinconia e antico incanto. L’Autore americano riuscivain pochi anni a creare un corpus artistico invidiabile. Da Nightmare Before Christmas (qui non solo autore, ma anche voce cantante e recitata di Jack Skellington) a Edward Mani di Forbice, passando per Batman Returns, che per il sottoscritto resta il suo apice.
Ma Danny è ancora qualcosa di più: un cantante/musicista/compositore poliedrico che già negli anni Ottanta era leader degli Oingo Boingo. Un gruppo capace di raccogliere le istanze elettroniche e New Wave del decennio aggiungendovi uno spirito naif, anarchico e deviato a la Frank Zappa. A 27 anni dall’ultimo disco della band, il nostro in piena era Covid concepisce il suo nuovo lavoro. E nel 2021 ecco giungere a noi questo oggetto alieno (sin dalla copertina) che si palesa in diciotto tracce, in cui il genio e la follia di Elfman la fanno ovviamente da padrone.

Cosa troverà dunque l’incauto ascoltatore all’interno di questo album? Follia e genio, appunto ma non distribuite a piene mani e in maniera casuale. I materiali sonori utilizzati, con cui il nostro dipinge questo nuovo affresco, spaziano dal Metal più urticante all’Elettronica. Archi certo, ma “trattati” e dinamici che escono ed entrano nelle “canzoni”, a sottolineare la distanza siderale che intercorre con alcuni lavori fatti per il cinema. A legare il tutto una voce schizzata, teatrale, talvolta recitata, capace di evocare sia Jack Skellington che il Bowie più oscuro. La forma canzone deraglia in un magma indefinibile e solo in parte controllato, viene destrutturata e ricomposta in mille fogge diverse.
L’apripista Sorry è esemplare, un assalto all’arma bianca. Ritmi serrati, rilasci, chitarre metal sugli scudi e cori chiesastici a guarnire a mo’ di cialda il tutto. Gli archi della successiva, True vengono presto doppiati da chitarre distorte, mentre Danny dal proscenio comincia a decantare le sue litanie. Un’oasi melodica sembra aprire uno squarcio di tranquillità, ma poi ancora cori psicotici. In Time, preghiera notturna, la psicosi sembra placarsi definitivamente sotto pesanti dosi di oppiacei. Mentre una fragranza mediorientale intasa l’aria. In We Belong una soave melodia disegna arabeschi impalpabili, uno spiraglio di luce, il sorgere dell’alba e il rintocco di una campana lontana. Che dire invece della meravigliosa Happy? Il Bowie era Lodger incontra Jack Skellington per una divertita e funerea danza demente.
In un mondo completamente capovolto e non solo a causa del Covid, tocca a un autore di colonne sonore mostrare a tanti colleghi più quotati (leggasi Trent Reznor, perso ormai in dischi inutili e soporifere soundtrack per Disney e Netflix) mostrare cosa significhi oggi, produrre un album di Metal ed Elettronica moderno, personale, sentito. Hat Off Danny!


Tracklist:
01. Sorry
02. True
03. In Time
04. Everybody Loves You
05. Dance With The Lemurs
06. Serious Ground
07. Choose Your Side
08. We Belong
09. Happy
10. Just A Human
11. Devil Take Away
12. Love In The Time Of Covid
13. Native Intelligence
14. Better Times
15. Cruel Compensation
16. Kick Me
17. Get Over It
18. Insects