R E C E N S I O N E
Recensione di Elena Di Tommaso
Ci sono molti modi per esprimersi e dire le cose così come stanno. E il modo, molto spesso, fa la differenza.
È quello a cui ho pensato ascoltando il disco d’esordio di Marta Tenaglia, uscito lo scorso maggio per Costello’s Records. L’album è frutto di un percorso lungo, tormentato da due anni di pandemia, in cui si percepisce una chiara evoluzione sia dal punto di vista personale, in grado di portare la giovane cantautrice ad una più ampia consapevolezza di sé (che si riflette benissimo nei testi ricchi di personalità), sia dal punto di vista musicale, per un disco che coniuga -senza sforzi- elettronica, r’n‘b, soul e pop contemporaneo grazie anche all’ottimo lavoro del produttore Federico Carillo (Canova e Ermal Meta). Ciò che davvero colpisce, in mezzo a questi arrangiamenti nu soul è la voce sussurrata ma incisiva e quasi ipnotizzante dell’artista. Senza alcun virtuosismo e senza urlare le sue debolezze o la sua rabbia è capace di affrontare con delicatezza e sincerità i temi più impegnativi, personali e dolorosi.
Sin dal titolo dell’album Guarda dove vai (che è la frase che la madre di Marta le ripeteva sin da piccola per ricordarle di guardare sempre ciò che stava facendo, in ogni ricerca e in ogni tentativo) si percepisce l’attenzione e la cura con cui la cantautrice si tuffa in questo lavoro, fatto di scelte ben precise, col coraggio di chi sa mettersi in discussione affrontando temi rilevanti partendo dalla propria esperienza.
Una esigenza quest’ultima già evidente prima dell’esordio musicale della cantautrice. Marta infatti aveva già pubblicato tre cover (Giovanni di Jamila Woods, Rapide di Mahmood e Fuck it di Eamon) in cui lo stile era già ben definito e riconoscibile. Con il podcast Cuore di vetro si spoglia di ogni velo e indaga anche sé stessa dialogando con quattro ospiti, uno per puntata.
