R E C E N S I O N E


Recensione di Elena Di Tommaso

Ci sono molti modi per esprimersi e dire le cose così come stanno. E il modo, molto spesso, fa la differenza.
È quello a cui ho pensato ascoltando il disco d’esordio di Marta Tenaglia, uscito lo scorso maggio per Costello’s Records. L’album è frutto di un percorso lungo, tormentato da due anni di pandemia, in cui si percepisce una chiara evoluzione sia dal punto di vista personale, in grado di portare la giovane cantautrice ad una più ampia consapevolezza di sé (che si riflette benissimo nei testi ricchi di personalità), sia dal punto di vista musicale, per un disco che coniuga -senza sforzi- elettronica, r’n‘b, soul e pop contemporaneo grazie anche all’ottimo lavoro del produttore Federico Carillo (Canova e Ermal Meta). Ciò che davvero colpisce, in mezzo a questi arrangiamenti nu soul è la voce sussurrata ma incisiva e quasi ipnotizzante dell’artista. Senza alcun virtuosismo e senza urlare le sue debolezze o la sua rabbia è capace di affrontare con delicatezza e sincerità i temi più impegnativi, personali e dolorosi.
Sin dal titolo dell’album Guarda dove vai (che è la frase che la madre di Marta le ripeteva sin da piccola per ricordarle di guardare sempre ciò che stava facendo, in ogni ricerca e in ogni tentativo) si percepisce l’attenzione e la cura con cui la cantautrice si tuffa in questo lavoro, fatto di scelte ben precise, col coraggio di chi sa mettersi in discussione affrontando temi rilevanti partendo dalla propria esperienza.
Una esigenza quest’ultima già evidente prima dell’esordio musicale della cantautrice. Marta infatti aveva già pubblicato tre cover (Giovanni di Jamila Woods, Rapide di Mahmood e Fuck it di Eamon) in cui lo stile era già ben definito e riconoscibile. Con il podcast Cuore di vetro si spoglia di ogni velo e indaga anche sé stessa dialogando con quattro ospiti, uno per puntata.

Il disco, composto da 9 brani tutti diversi tra loro, è stato presentato in esclusiva al MI AMI Festival di Milano lo scorso 27 maggio e la sua pubblicazione è stata preceduta dall’uscita di sei singoli che hanno permesso di proiettare l’ascoltatore, in maniera graduale, in un mondo originale che si esprime in un linguaggio nuovo. Nel mosaico di influenze musicali, tra itpop e beat lascivi, la cantautrice milanese affida l’apertura a uno dei tre inediti, Ikea. Un inizio incisivo dal sound moderno e internazionale che, durante il ritornello, accelera in un ritmo incalzante di bassi e tamburi e in cui la voce di Marta, seppur gentile, si fa tagliente e decisa; narra di un amore complicato, senza equilibrio e ormai finito, in cui la rabbia ha preso il posto della dolcezza (“non c’è zucchero sulle tue labbra, c’è solamente rabbia”), dove l’idea (in rima con Ikea) che lei aveva dell’altro è totalmente sbagliata, e la fa a pezzi, proprio come i mobili del colosso svedese. La seconda traccia è un singolo che ripete con un sussurrato dolce, elegante e in maniera quasi ossessiva la parola Ventilatore (che corrisponde al titolo) e, cantare di un oggetto così comune nelle estati particolarmente calde, potrebbe trarre in inganno rispetto al peso del contenuto (Non mi serve, non mi serve, non mi serve un ventilatore). In realtà basta poi una frase per innalzarne il senso e passare a concetti più astratti ed introspettivi Si potrebbe anche alludere al fatto che non so dar tregua alla mia super me, vorrei sempre mirare più in alto, sempre essere altro in cui la Tenaglia capisce che di quel ventilatore ne avrebbe avuto davvero bisogno in quella notte afosa e che è giusto imparare ad ascoltarsi e a dirsi la verità, senza giudicare i propri bisogni e le proprie fragilità, accettandosi così come si è. Presomale inizia con un sussurrato sostenuto da una serie di beat morbidi che piano piano si aprono in un incedere ritmico e avvolgente che si incastra al tempo delle parole di un ricco vocabolario e che perdura per la maggior parte del brano sino a lasciare spazio, nella parte finale, a suoni sintetici e rarefatti che si allontanano. Il plurale neutro “Tuttu quantu” è l’incipit di Alda Merini Centravanti, una presa di posizione sull’uso del linguaggio e l’inclusività, un agire politico dell’artista fatto di scelte consapevoli. Nell’incedere ritmico che vira sull’r&b, la cantautrice rivendica un posto nella società per ogni artista, per ogni anima dal cuore di vetro, citando -oltre ad Alda Merini- anche Giacomo Leopardi. Si scopre uno straordinario rispetto verso i sentimenti, che possono far stare bene o male ma che è necessario vivere appieno. “Essere artisti è questo, è qualcosa che non muore / È ricercare un senso ballando dentro al dolore / la finta gioia m’annoia come giocare a tennis o / Come una cicca tra i capelli”.

La contemporaneità di Chi può è una denuncia, una presa di posizione sul tema della differenza di genere “c’è chi può e chi non può”. In poco più di due minuti, Marta esce dall’intimità del suo spazio e si guarda intorno, ci dice che la verità è che essere donna nel 2022, anche in una città come Milano (in cui è stato girato il videoclip), può essere per certi versi invalidante, alla luce di confini invisibili ma esistenti… dipende dalla prospettiva dalla quale si guarda “meno attenzione a ciò che mi dice la gente, soprattutto se è etero, bianco, ricco e cisgender”. La delicatezza e la leggerezza sconcertante in Osmanto, quarto singolo, sorprendono se si pensa che in questo brano l’artista racconta di una decisione sofferta, di un addio “Ciao ciao amore ti saluto insieme a tutto quello che non ho potuto”. All’interno di arrangiamenti più aperti, Marta parte dalla sua personale esperienza raccontando un periodo di disagio in cui si è come sdoppiata tra ciò che provava e voleva realmente, e quello che, per una serie di convinzioni, si era imposta di provare. È così che, dopo un breve periodo, pedalando verso casa con il disorientamento di chi non riesce a prendere una decisione e a fare una scelta, è stata investita dal profumo dell’osmanto (una pianta dall’odore intenso) che l’ha scossa dal torpore dell’indecisione e dell’angoscia (“Dissolta, per un attimo mi sono dissolta. E ho ricominciato a respirare”). Bonsai, che è stato il primo brano pubblicato da Marta ed uscito nel 2019, si immerge nell’elettronica avvolgente e a tratti cupa costruendo una ritmica tra suoni taglienti e parole sincere. Il titolo si riferisce ad un senso di compressione corporea, schiacciata da canoni e aspettative da rispettare “Vite strette come bonsai, ma siamo querce”. Anche qui si vuol dare dunque un messaggio importante che coincide con la forza vitale del riscatto di ciò che si è e si vuole veramente “Alcune cose non le vedo, altre non le ho volute vedere. Tipo a me piace ridere forte, a te fare finta di niente”. Quella consapevolezza che diventa poi la spinta propulsiva per sbocciare nel Sé più autentico. L’incipit di Invisibile si concentra esclusivamente sulla voce di Marta con poche e rare note in sottofondo, un inizio scarno e preparatorio che anticipa lo scorrere di una serie di pensieri e aneddoti raccontati in un’alternanza di generi e di ritmica che si amalgama in maniera del tutto naturale e coinvolgente. Nel ritornello le parole si ripetono e si rincorrono “come se davvero a me non mi mancasse niente”, poi d’improvviso il ritmo vira e si fa più incalzante spezzando ogni metrica o schema precostituito. La metafora del camaleonte “sono davanti a tutti ma invisibile” ha in questo caso un risvolto positivo: la capacità di adattarsi alle situazioni mimetizzandosi con lo scenario intorno, rende più consapevoli, nel tentativo di mettere a fuoco le cose per quelle che sono, di ritagliarsi uno spazio in cui fare i conti con sé, svincolati dalle influenze esterne. Sono Oceano chiude l’album con una nota di dolore, dolcezza e speranza. Nell’immobilismo della sofferenza e di momenti mai vissuti, esplodono correnti interne che provocano cambiamenti continui, sinonimi di rinascita, di vita. Come l’acqua che scorre “infrango i confini delle mie paure e di me stessa” in un percorso in continua evoluzione fatto di passioni e sentimenti.

Il lavoro della cantautrice milanese è un mosaico sia dal punto di vista sonoro, per le varie influenze e il mix di generi rinvenibile in un unico progetto dal sound intrigante e fresco, sia dal punto di vista contenutistico per la varietà dei temi affrontati a partire da esperienze personali. Con sincerità disarmante Marta Tenaglia è in grado, nelle sue canzoni, di raccontare le verità più scomode, affrontare temi complessi… e quella voce così gentile e dolce la rende inattaccabile. Lodevole è poi il suo mettersi completamente in discussione, cercandosi – indagando per prima sé stessa – con la speranza e la volontà di trovarsi, nella mutevolezza dell’incedere.  Chi ben comincia…

Tracklist:
01. Ikea
02. Ventilatore
03. Presomale
04. Alda Merini Centravanti

05. Chi può
06. Osmanto
07. Bonsai
08. Invisibile
09. Sono Oceano

Foto © Margherita Bonetti