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Gianluca Zanello

Gabriele Compare – La Bambina e il Trapezista (Autoproduzione/distrib. TAG, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

C’è della buona musica, tra le note dell’album d’esordio del contrabbassista Gabriele Compare, nome nuovo nell’ambito dell’ormai ben nutrito panorama jazz italiano. Si tratta di una serie di composizioni che hanno il coraggio di mostrarsi per quello che sono, senza dissimulazioni intellettuali o, ancor peggio, sovra strutture rumoriste spesso vendute come avanguardia. È una musica che non ha fretta, questa di Compare, che procede al di fuori di schemi geometrici convulsi, sfebbrata da ogni ansia performativa, che sa essere equamente effervescente o rarefatta a seconda dell’estro compositivo e dell’intenzione estemporanea dei musicisti. Lo svolgimento delle tracce avviene con una certa linearità – finalmente si riescono ad ascoltare brani che non sembrano sempre patchwork di colori diversi e casuali – e non si trascura certo la componente melodica, anche se in questo caso non si ascoltano brani languidi o che cerchino di catturare l’approvazione di un pubblico più disposto. I moduli sono rigorosi, le leziosità restano fuori dalla porta e i brani si susseguono dando l’impressione di grande professionalità e seria preparazione. Il risultato ottenuto non è comunque di così facile acquisizione. Questo La Bambina e il Trapezista è uno di quei dischi che si devono “conquistare” mediante ripetuti ascolti, che si svelano passaggio dopo passaggio per entrare nei particolari e nelle pieghe delle composizioni, compenetrandole progressivamente fino ad arrivare a lambirne  l’essenza. E il cuore di tutto, per chi possiede il piacere e la pazienza dell’ascolto, è il luogo spesso nascosto della poesia, della grazia umile di chi, come Compare, parla una lingua non facilissima com’è il suo jazz. L’impressione è quella di maneggiare materia solida, malleabile, che fa del suo essere asciutta e sobria un buon motivo d’identità. Non siamo nell’ambito ambiguo di ciò che per comodità chiamiamo mainstream ma nemmeno in quei territori di confine in cui si perdono i contatti con la tradizione per allacciare nuovi legami, spesso tanto arditi da essere stravaganti. Come accade in tutte le cose, non tutti gli ingredienti musicali che compongono questo insieme sono alla stessa altezza qualitativa e di questo ne parleremo strada facendo. Quello che importa però sottolineare è la serietà progettuale dell’album, il suo essere omogeneo, tangibile, una materia sonora che non svapora dopo un ascolto distratto ma che invece incuriosisce, intriga, spinge ad interpretarne sia il metatesto che l’aspetto lirico. Accanto al contrabbasso di Compare si muovono tre figure indispensabili alla buona riuscita dell’album che sono Gianluca Zanello al sax contralto – di lui riesco a focalizzare un buon lavoro del 2018, il suggestivo Yellow Loud Things – Valerio Scrignoli alla chitarra elettrica – forse il più “navigato” del gruppo e se avete voglia di ascoltare qualcosa di bello cercate, anche in streaming, il suo disco uscito in trio per “Dodici Lune” dedicato a John Coltrane, Changing Train del 2005 – e infine Marco Falcon alla batteria, giovanissimo musicista di 25 anni.

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I am a fish @ Opificio, Novara – 23 gennaio 2020

A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella

Piatto di pesce, questa sera all’Opificio, ormai divenuto il vero jazz club della città, con I am a fish, così hanno scelto di chiamarsi, in questa formazione diretta da Marco Carboni alla chitarra, Lorenzo Blardone alle tastiere, Gianluca Zanello al sax alto, Andrea Grossi al contrabbasso e Andrea Bruzzone alla batteria. Se di pesce si tratta, speriamo almeno si tratti di sardine. Comunque sia, il “pesce” risulta non solo molto digeribile, ma anche di ottima qualità.
Devo ammettere che in tutti questi anni di NovaraJazz, ho imparato ad apprezzare la chitarra elettrica in una formazione jazz cosa che, fino a qualche anno fa, mi risultava indigesta, con le sole eccezioni delle loro eminenze Django Reinhardt, Kenny Burrell, Bill Frisell, John Scofield, Franco Cerri e pochi altri. 

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Gianluca Zanello Quartet @ Opificio, Novara – 16 gennaio 2020

A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella

Quante sere passate all’Opifico per “Taste of Jazz”! E quanti musicisti passati da qui; tanti da cominciare a creare una tradizione, forse una “Legacy” come direbbero gli anglosassoni. Questa sera è la volta del Gianluca Zanello Quartet che, come ricorda Gianluca stesso, torna a suonare insieme dopo molto tempo, almeno in questa formazione. Certo che la musica rende la vita densa, poiché vista la giovane età dei musicisti mi piacerebbe sapere cosa significa per lui “molto tempo”, ma alla fine del concerto non ho il coraggio poi di chiederglielo, perché ho un po’ di paura per la risposta. Scherzi a parte, il quartetto che presenta tutti brani originali, si destreggia bene con un jazz molto gradevole, ben strutturato, senza scossoni e questo, molto spesso non è affatto un difetto.

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