R E C E N S I O N E
Articolo di Giovanni Tamburino
Ci hanno provato tutti, ma davvero tutti.
In migliaia lo hanno dato per morto, in centinaia si sono presi il merito di averlo sepolto una volta per tutte.
Eppure non si fa in tempo a dirlo, che ci si sente di nuovo il suo fiato sul collo. Immortale o eternamente redivivo, questo è il dilemma.
Oppure, più semplicemente questa è la condizione esistenziale naturale del punk rock: l’essere sempre sfasciato, accartocciato e da esso trarre la sua forza primordiale, spuntando da un paio di accordi su una chitarra sgangherata.
In questo caso, la sei corde in questione è la Schecter rosa shock di un tale Colson Baker, in arte Machine Gun Kelly, superstar dell’hip hop a stelle e strisce che entra di prepotenza nel mondo degli amplificatori distorti e delle corna sollevate ai concerti.
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