R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

Nel giorno in cui il mondo intero piangeva la morte di una leggenda, ecco che un’altra bussa alla porta per ricordarci che c’è ancora e che venderà cara la pelle prima di passare a miglior vita. Lo fa nel migliore dei modi, forse l’unico che conosca, Ozzy Osbourne, tornando con il suo tredicesimo album in studio, considerato anche Under Cover del 2005. Se la grandezza di un personaggio si misura dall’importanza dei nomi che hanno partecipato alla realizzazione del disco, allora Madman non ha pari in questo, avendo chiamato a raccolta per quest’ultima fatica alcuni dei migliori chitarristi al mondo: dall’amico di lunga data Tony Iommi, riff master ineguagliabile, a Zakk Wylde, Jeff Beck, Mike McCready ed Eric Clapton, insomma gente che non ha bisogno di tante presentazioni. A completare la rosa Robert Trujillo dei Metallica al basso, già collaboratore di Ozzy in passato, Chad Smith dei RHCP e il compianto Taylor Hawkins dei Foo Fighters, che si alternano alla batteria; se stessimo parlando di basket sicuramente sarebbe un dream team! Del resto come poter rifiutare una chiamata del Principe delle Tenebre? Nonostante i continui problemi di salute, che lo hanno afflitto negli ultimi anni, e che altro non fanno che alimentare le fantasie su un ipotetico patto con il diavolo per avere l’immortalità, Ozzy non sembra avere nessuna voglia di mollare il microfono.

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