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Marcus Gillmore

Brandee Younger – Somewhere Different (Impulse!, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Risulta molto chiaro, secondo le opinioni espresse dalla stessa Brandee Younger che questo suo ultimo album, Somewhere Different, dovrebbe essere accettato per quello che effettivamente è, un lavoro cioè di facile fruibilità, attorno a cui può essere superfluo affannarsi nel cercare significati troppo complicati. Un diretto invito, quindi, a godere nell’immediato della policromia che la musica stessa è in grado di offrire. La Younger, arpista newyorkese trentottenne, giunge così al quinto lavoro da titolare – è necessario però tener conto come Wax & Wane del 2010 e Prelude del 2011 siano EP e che Force Majeure dello scorso anno è un lavoro a quattro mani con il contrabbassista Dezron Douglas, oggi produttore di questo ultimo disco. Comunque sia Somewhere Different è l’esordio per un’etichetta storica come la Impulse! ed in un certo qual modo tutto questo rappresenta una sorta di consacrazione ufficiale dell’artista nell’olimpo dei jazzisti “che contano”. Rifacendosi ai sempiterni spiriti guida di Dorothty Ashby, soprattutto, e secondariamente di Alice Coltrane, la Younger porta il suono della sua arpa, leggero e a tratti morbidamente pigro come un pomeriggio estivo, ad arricchirsi di numerose e diversificate esperienze che oltre al jazz, includono il rock – soprattutto nell’assetto ritmico – l’ambient music, l’hip-hop, molto soul e un raffinato tocco di musica classica. Del resto l’artista in questione ha collaborato con jazzisti sopraffini come Pharoa Sanders, Jack DeJohnette, Charlie Haden, Ravi Coltrane, Makaya McCraven ma anche con altri musicisti provenienti da mondi diversi come John Legend, il rapper Drake, il songwriter ghanese Moses Sumney ecc…

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Francesco Cafiso – Irene of Boston – Conversation avec Corto Maltese (Eflat Records, 2020)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Ho tuttora sotto gli occhi una vecchia foto in bianco e nero in cui un giovanissimo Francesco Cafiso posa con il suo sax in compagnia del pianista Franco D’Andrea. La rivista specializzata che pubblicò l’immagine commentava lo stupore di trovarsi di fronte ad un ragazzino, allora credo tredicenne, che suonava con la maturità di un adulto navigato. Non è stata certo la prima volta che un musicista poco più che bambino abbia dimostrato una dimestichezza profonda col proprio strumento e soprattutto una sorta di saggezza esecutiva che sarebbe stato maggiormente lecito aspettarsi da un professionista più anziano. Oggi Cafiso, all’età di trentadue anni, è considerato uno dei migliori sassofonisti al mondo, affiancando alla sua proverbiale perizia strumentale anche un’invidiabile capacità compositiva. Irene of Boston, attualmente il suo ultimo lavoro, racconta un’avventura così romantica che più non si può, mescolando una storia vera con la fantasia di un personaggio della letteratura a fumetti come Corto Maltese. Il marinaio solitario e pensoso creato da Hugo Pratt si lega idealmente con la vicenda di un veliero, Irene of Boston appunto, un cutter a doppio fiocco varato in Inghilterra nel 1914 e che passò di mano in mano a diversi proprietari, compiendo letteralmente il giro del mondo e finendo i suoi giorni sulla costa siciliana di Pozzallo, guardando verso Malta, dove tutt’ora resta in dignitosa vecchiaia.

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