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Paolo Cognetti

Le Otto Montagne – di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. (Italia, Francia, Belgio, 2022)

C I N E M A


Articolo di Mario Grella

Quando si commenta un film, un libro, uno spettacolo teatrale, occorrerebbe sempre pensare alla cosiddetta “autonomia del significante”. Ogni film, libro, opera teatrale o altro dovrebbero essere giudicati al di là delle nostre convinzioni personali o delle nostre scelte esistenziali, religiose, politiche ecc. Naturalmente non sempre questo è possibile ma, data per accettata, l’autonomia del significante, prima che io commenti Le otto Montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch (dal romanzo di Paolo Cognetti), è meglio che sappiate che quando vado in montagna (raramente), dopo un paio d’ore incomincio a guardare l’orologio e mi chiedo se non sia ora di tornare a casa. Sono un “animale” urbano e quindi, come dice Woody Allen, “non vivrei mai nello Iowa, anche perché non so nemmeno dove sia”. Fatta questa premessa non doverosa, ma necessaria, credo che Le otto montagne sia davvero un bel film, non tanto per il messaggio che contiene e che io non condivido.

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PER gli invisibili: Vasco Brondi, Tre Allegri Ragazzi Morti, Massimo Zamboni @ Scandiano (Re) – 9 ottobre 2020

L I V E – R E P O R T


Articolo di Luca Franceschini

Dubito che i concerti debbano riprendere per il bene di tutte quelle persone che hanno passato quasi tutto il tempo a fare la fila al bar (ce n’era uno solo ed era comprensibilmente affollato) o che hanno fatto milioni di volte avanti e indietro per prendersi da bere; o ancora, per il tipo brillante seduto davanti a me, che ha nell’ordine: chiacchierato con la sua ragazza del più e del meno a voce altissima, bevuto ad occhio cinque o sei birre nell’arco di un’ora (non è che lo spiassi ma era difficile ignorarlo) e urlato: “Canta coglione! Smettila di parlare!” a Vasco Brondi quando il malcapitato ha deciso che era giunto il momento di fare un saluto di benvenuto ai presenti. Inutile dire che quando l’artista ferrarese si è effettivamente messo a cantare, il suddetto spettatore se n’è stato tutto il tempo a controllare il telefonino (la sua ragazza si è pure guardata un video, con tanto di microfono ben vicino all’orecchio, chissà mai che la musica dagli altoparlanti non la disturbasse troppo).
Scusate lo sfogo ma dovevo scriverlo: si parla tanto e giustamente di far ripartire in condizioni normali la musica dal vivo, si fanno tanti paragoni con le discoteche, anche ieri sera Davide Toffolo ci ha tenuto a rimarcare che il pubblico dei concerti è il più educato e motivato che ci sia… beh, consentitemi di fare dei bei distinguo. Per carità, anche questa sera ho visto tanta gente attenta, partecipe, educata; ma per ognuno di loro ce n’è un altro che si comporta come il personaggio sopra nominato, e sono sempre troppi quelli che ancora pensano che andare a sentire qualcuno suonare, pagando il biglietto, equivalga a fare i propri porci comodi.

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