I N T E R V I S T A


Articolo di Luca Franceschini

Possiamo discutere quanto si vuole sulla standardizzazione della musica italiana, sull’It Pop che sta stravolgendo tutto, sulla scomparsa del disco e sulla pigrizia delle nuove generazioni; alla fine però, quando esce fuori un nome come Frambo, bisognerebbe riuscire a fare un ragionamento più complesso. È senza dubbio vero che le cinque canzoni di Routine, il suo Ep d’esordio, si muovono in un solco predeterminato e preconfezionato, in uno spettro sonoro che parte da Calcutta per arrivare a Frah Quintale. Tuttavia è altrettanto evidente che dietro ad una certa ingenuità (Riccardo è giovanissimo e questi brani li ha in giro da un po’) e ad una irruente baldanza da imitazione del modello, ci stia anche una invidiabile abilità nella scrittura: episodi come Domenica e Tour Eiffel, usciti come singoli nei mesi precedenti, hanno giustamente totalizzato ottimi numeri, complice un tiro efficace ed un uso irresistibile delle melodie. Niente di nuovo ma quel che fa lo fa bene, potremmo sintetizzare. E non c’è quindi da meravigliarsi se La Clinica Dischi, l’etichetta di La Spezia che negli ultimi anni si sta distinguendo per l’ottima qualità del proprio roster (cmqmartina e svegliaginevra tra i nomi più importanti) abbia deciso di puntare su di lui.
Lo abbiamo raggiunto al telefono per conoscerlo e per scoprire qualcosa di più sul suo debutto discografico.

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