R E C E N S I O N E
Recensione di Stefania D’Egidio
In un mondo che gira al contrario, in cui tutti, ma proprio tutti, si sentono in diritto di dire la propria anche su cose di cui non sanno una beata cippa, a volte sento la necessità di un “sano isolamento domiciliare”, con la musica come unica arma di distrazione dalle miserie umane: ed è così che mi capita tra le mani una bizzarra cartella stampa di una raccolta di brani remixati di una band mai sentita, i Crass. Perchè bizzarra? perchè una compilation di quaranta brani, sì avete capito bene, quaranta brani, non l’avevo ancora vista. Comincio ad ascoltare distrattamente e resto subito folgorata, cerco spasmodicamente su wikipedia e scopro che si tratta di un collettivo punk anarchico, nato nel ’77 nell’Essex, famoso per aver coniato lo slogan “DIY” (Do it Yourself). Un gruppetto bello corposo, originariamente formato da nove membri (due chitarristi, tre cantanti, un bassista, un batterista, una disegnatrice grafica e un ingegnere delle luci), tutti viventi all’epoca in una comunità. Mea culpa non averli incrociati prima, anche se per ovvi motivi anagrafici, essendo stati pionieri del genere anarcopunk, e tra i primi a scrivere canzoni contro fascismo, razzismo, sessismo, guerre e sfruttamento, temi, ahimè, ancora attuali. Musica di protesta, ma anche fortemente propositiva, oltre i semplici proclami, fini a se stessi, di gruppi come i Sex Pistols; anarchia non per seguire la moda del momento, ma come vero e proprio modus vivendi.
